A Londra dal 4 aprile al 26 luglio

La National Gallery celebra Artemisia in una grande mostra

Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, 1617, Olio su tela, 126 x 159 cm, Napoli, Museo di Capodimonte | © Museo e Real Bosco di Capodimonte - su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (L’opera sarà presente in mostra a partire da febbraio)
 

Francesca Grego

22/01/2020

Mondo - Dopo il prestigioso acquisto dell’Autoritratto nei panni di Santa Caterina d’Alessandria di Artemisia Gentileschi, la National Gallery si prepara a rendere un omaggio in grande stile alla pittrice italiana. Dal 4 aprile al 26 luglio andrà in scena a Trafalgar Square la prima mostra monografica a lei dedicata nel Regno Unito. Un appuntamento che nasce nel segno del made in Italy anche grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, main partner dell’esposizione, ma che prende forma grazie a grandi prestiti da musei e collezioni private di tutto il mondo. Artemisia, recita semplicemente il titolo dell’esposizione, e solo questo dà il segno della popolarità raggiunta oltre la Manica dall’artista, capace di emergere grazie a una pittura di altissima qualità nell’affollato panorama del Seicento italiano, a dispetto delle difficoltà legate all’essere donna e di vicende personali non proprio amene. Per qualche tempo, d’altronde, la pittrice a Londra fu di casa: quando raggiunse l’anziano padre, Orazio Gentileschi, impegnato a decorare le residenze reali inglesi su commissione di Carlo I d’Inghilterra, e dipinse il capolavoro dell’Autoritratto come Allegoria della Pittura, oggi nella collezione di sua Maestà Elisabetta II.

L’itinerario curato da Letizia Treves mira a ripercorrere l’intera carriera dell’artista, attiva per ben 40 anni tra Roma, Firenze e Napoli. Attorno al dipinto di nuova acquisizione, il primo di Artemisia a entrare in una raccolta pubblica britannica, si dispongono una trentina di opere attentamente selezionate, tra cui il celebre Autoritratto come suonatrice di liuto del Wathsworth Atheneaum Museum of Art, in Connecticut, una preziosa coppia di pale d’altare – l’Annunciazione di Capodimonte e il San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, dalla cattedrale della cittadina campana - nonché le due cruente versioni di Giuditta che decapita Oloferne, in arrivo dal Museo di Capodimonte e dagli Uffizi, che il pubblico potrà confrontare con Giuditta e la sua ancella, capolavoro di influenza caravaggesca di proprietà del Detroit Institute of Arts. Un’attenzione permanente sarà poi dedicata a Susanna e i vecchioni, soggetto della prima opera datata e firmata da Artemisia a soli 17 anni così come del suo ultimo dipinto noto, realizzato oltre quattro decenni più tardi.
Obiettivo della mostra è restituire “un ritratto a tutto tondo” di una grande artista, da conoscere nella sua “arguzia, resistenza e passione, ma anche nella sua fragilità”, come recita la presentazione della National Gallery. A questo scopo sarà esposta insieme ai quadri anche a una preziosa serie di lettere personali scoperte nel 2011: conversazioni con committenti e mecenati, ma anche scritti più intimi, come quelli destinati all’amante fiorentino dell’artista Francesco Maria Maringhi.

“Troverai lo spirito di Cesare nell’animo di una donna”, scrive Artemisia nel 1649 al cardinale Antonio Ruffo, e la sua produzione si presenta come una superba galleria di eroiche figure femminili: da Cleopatra a Lucrezia, da Giuditta a Susanna, fino a Maria Maddalena in estasi – protagonista di un’opera ritrovata di recente - sembra che la pittrice riesca a mettersi sotto la pelle dei suoi soggetti per trasferirne sulla tela l’anima autentica.
“Artemisia è una figura di resilienza e creatività straordinarie a dispetto delle sfide particolarmente ardue che la vita le mise di fronte”, commenta la curatrice Treves: “Spero che questa mostra metta in evidenza in primo luogo i suoi traguardi artistici, perché il pubblico possa apprezzare che artista di talento e che donna straordinaria sia stata realmente”.

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