A Parigi dal 28 marzo al 23 luglio
Manet e Degas, un incontro al Musée d'Orsay
Edgar Degas, Ritratto di famiglia, 1858-1869, Olio su tela, 249.5 x 201 cm Paris, Musée d'Orsay © RMN -Grand Palais (Musée d’Orsay) / Adrien Didierjean
Samantha De Martin
27/03/2023
Mondo - Paul Valery parlava di "meravigliose convivenze" che rasentano accordi dissonanti.
Ma forse per noi moderni quello tra Édouard Manet e Edgar Degas fu più un rapporto di amore e odio, senza il quale la pittura moderna non sarebbe stata la stessa.
Complici e al tempo stesso rivali, i due artisti si ritrovano al Musée d’Orsay per un confronto a colpi di pennello, tra aneddoti e storie poco conosciute che aprono la strada a nuove letture, a dimostrazione di quanto la modernità pittorica fosse tanto eterogenea quanto conflittuale.
Dal 28 marzo al 23 luglio i due maestri della luce saranno i protagonisti della nuova mostra che al Musée d’Orsay offre uno sguardo su indole e opere dei due campioni della pittura.
Il percorso, a cura di Isolde Pludermacher e Stéphane Guégan, è organizzato dai musei d'Orsay e Orangerie e dal Metropolitan Museum of Art di New York, dove l'esposizione approderà da settembre 2023 a gennaio 2024.
Édouard Manet, La lettura, 1848-1883, Olio su tela, 73.2 x 61 cm, Parigi Musée d'Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Oltre a essere rivali in pittura, Édouard Manet e Edgar Degas differivano anche nel temperamento, nella formazione e persino nei gusti musicali e letterari. Il primo, che ebbe il coraggio di imprimere sui quadri “la poesia e la meraviglia della vita moderna” attraverso zingare e cantanti, sfidando l’arte del tempo con lo stesso sguardo di Olympia - la Venere classica rappresentata al pari di una prostituta - era socievole e brillante. Degas era invece misterioso, riservato, un genio alla continua e ossessiva ricerca della perfezione, mania che, in alcune occasioni, lo spinse persino a chiedere ai committenti di riavere indietro i suoi quadri per poterli ulteriormente ritoccare.
Eppure ad accomunare i due giganti, protagonisti della nuova pittura degli anni 1860-80, fu un’amicizia caratterizzata da forti affinità artistiche, oltre che la scelta dei soggetti da rappresentare sulla tela, dalle corse dei cavalli alle scene dei caffè.
Ricca di capolavori mai riuniti prima, la mostra racconta un sodalizio senza precedenti, spingendo il pubblico a indagare con nuovi occhi la complicità di breve durata e la perenne rivalità di due giganti. Tra i pezzi imperdibili brilla il Ritratto di famiglia (La famiglia Bellelli) di Degas, nel quale il pittore riesce a restituire l'inquietudine di un muto dramma domestico con una sottigliezza psicologica tutta contemporanea.
Edgar Degas, Giovane donna con un Ibis,1857–58, Olio su tela, 74.9 x 100 cm, New York, The Metropolitan Museum of Art | Foto: © The Metropolitan Museum of Art
Questo capolavoro del Museo d'Orsay, restaurato in occasione della mostra grazie al patrocinio di Friends of Florence, risale agli anni giovanili del pittore e testimonia i suoi legami con l'Italia. Dall'estate del 1858 alla primavera dell'anno successivo, Degas soggiornò a Firenze con la zia Laure de Gas e il marito, il barone Gennaro Bellelli, allora in esilio nella città toscana.
In vista di questo monumentale ritratto di famiglia l'artista eseguì numerosi studi degli zii e delle cugine, le piccole Giovanna e Giulia. Il dipinto è un altissimo esempio della capacità del giovane Degas di analizzare con maestria la psicologia dei suoi modelli.
La radiografia dell'opera ha confermato la presenza di numerosi pentimenti, mentre la riflettografia all'infrarosso ha rivelato la traccia di disegni preparatori passanti sui mastici di restauro, informazione cruciale che prova l'intervento dell'artista sul dipinto già lacerato, e quindi il suo coinvolgimento nel restauro dell'opera.
Edgar Degas, Scena da spiaggia: bambina con i capelli pettinati dalla balia, 1869-1870, Olio su tela, 82.9 x 47.5 cm, Londra, The National Gallery | © The National Gallery, London
Accanto a questo dipinto che, grazie al restauro ha riacquistato la luminosità, la freschezza e la precisione dei colori, la mostra accoglie altri capolavori come Jeune dame di Manet, in prestito dal Metropolitan Museum of Art di New York, come anche Jeune femme à l’Ibis di Degas.
“Era più grande di quanto pensassimo” riconobbe un Degas commosso, durante le esequie del collega, recitando per primo il mea culpa dell’intera società dell’arte di fronte al pittore grottesco che scandalizzò Salon e fece sobbalzare i benpensanti parigini. Nemmeno la morte interromperà il rapporto tra i due che conoscerà piuttosto una nuova evoluzione.
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• Dieci (e più) mostre da vedere in Europa nel 2023
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Dal 28 marzo al 23 luglio i due maestri della luce saranno i protagonisti della nuova mostra che al Musée d’Orsay offre uno sguardo su indole e opere dei due campioni della pittura.
Il percorso, a cura di Isolde Pludermacher e Stéphane Guégan, è organizzato dai musei d'Orsay e Orangerie e dal Metropolitan Museum of Art di New York, dove l'esposizione approderà da settembre 2023 a gennaio 2024.
Édouard Manet, La lettura, 1848-1883, Olio su tela, 73.2 x 61 cm, Parigi Musée d'Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Oltre a essere rivali in pittura, Édouard Manet e Edgar Degas differivano anche nel temperamento, nella formazione e persino nei gusti musicali e letterari. Il primo, che ebbe il coraggio di imprimere sui quadri “la poesia e la meraviglia della vita moderna” attraverso zingare e cantanti, sfidando l’arte del tempo con lo stesso sguardo di Olympia - la Venere classica rappresentata al pari di una prostituta - era socievole e brillante. Degas era invece misterioso, riservato, un genio alla continua e ossessiva ricerca della perfezione, mania che, in alcune occasioni, lo spinse persino a chiedere ai committenti di riavere indietro i suoi quadri per poterli ulteriormente ritoccare.
Eppure ad accomunare i due giganti, protagonisti della nuova pittura degli anni 1860-80, fu un’amicizia caratterizzata da forti affinità artistiche, oltre che la scelta dei soggetti da rappresentare sulla tela, dalle corse dei cavalli alle scene dei caffè.
Ricca di capolavori mai riuniti prima, la mostra racconta un sodalizio senza precedenti, spingendo il pubblico a indagare con nuovi occhi la complicità di breve durata e la perenne rivalità di due giganti. Tra i pezzi imperdibili brilla il Ritratto di famiglia (La famiglia Bellelli) di Degas, nel quale il pittore riesce a restituire l'inquietudine di un muto dramma domestico con una sottigliezza psicologica tutta contemporanea.
Edgar Degas, Giovane donna con un Ibis,1857–58, Olio su tela, 74.9 x 100 cm, New York, The Metropolitan Museum of Art | Foto: © The Metropolitan Museum of Art
Questo capolavoro del Museo d'Orsay, restaurato in occasione della mostra grazie al patrocinio di Friends of Florence, risale agli anni giovanili del pittore e testimonia i suoi legami con l'Italia. Dall'estate del 1858 alla primavera dell'anno successivo, Degas soggiornò a Firenze con la zia Laure de Gas e il marito, il barone Gennaro Bellelli, allora in esilio nella città toscana.
In vista di questo monumentale ritratto di famiglia l'artista eseguì numerosi studi degli zii e delle cugine, le piccole Giovanna e Giulia. Il dipinto è un altissimo esempio della capacità del giovane Degas di analizzare con maestria la psicologia dei suoi modelli.
La radiografia dell'opera ha confermato la presenza di numerosi pentimenti, mentre la riflettografia all'infrarosso ha rivelato la traccia di disegni preparatori passanti sui mastici di restauro, informazione cruciale che prova l'intervento dell'artista sul dipinto già lacerato, e quindi il suo coinvolgimento nel restauro dell'opera.
Edgar Degas, Scena da spiaggia: bambina con i capelli pettinati dalla balia, 1869-1870, Olio su tela, 82.9 x 47.5 cm, Londra, The National Gallery | © The National Gallery, London
Accanto a questo dipinto che, grazie al restauro ha riacquistato la luminosità, la freschezza e la precisione dei colori, la mostra accoglie altri capolavori come Jeune dame di Manet, in prestito dal Metropolitan Museum of Art di New York, come anche Jeune femme à l’Ibis di Degas.
“Era più grande di quanto pensassimo” riconobbe un Degas commosso, durante le esequie del collega, recitando per primo il mea culpa dell’intera società dell’arte di fronte al pittore grottesco che scandalizzò Salon e fece sobbalzare i benpensanti parigini. Nemmeno la morte interromperà il rapporto tra i due che conoscerà piuttosto una nuova evoluzione.
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