Dall'11 novembre 2015 al 29 febbraio 2016
Parigi celebra le méthode di Renzo Piano
Renzo Piano Pavilion, Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas. Photo by Robert LaPrelle
Ludovica Sanfelice
12/11/2015
Mondo - Renzo Piano è il grande protagonista del programma invernale della Citè de l'Architecture di Parigi, che dedica all’architetto genovese un'ampia mostra. Non una retrospettiva, bensì una presentazione dei progetti recenti o in corso di realizzazione che, in occasione dei cinquant’anni di attività del maestro, permettono di esaminare il processo che si nasconde dietro i suoi edifici e il suo approccio collettivo al lavoro, perchè come spiega bene Francis Rambert, direttore dell'Istituto francese, "Chez Piano il singolare è plurale".
Spaziando dalle "Parti di citta", come il quartiere post-industriale delle Albere a Trento, ai lavori sulle “altezze”, come la Shard che sorge sulla riva destra del Tamigi, ai “confronti”, come quello con Le Corbusier intorno alla chiesa di Notre Dame du Haut a Ronchamp, ai “patrimoni urbani” da reinventare rappresentati in mostra dalla nuova sede del Whitney Museum a New York, l’esposizione riunisce all’interno di un insolito allestimento che rievoca uno studio-atelier, una serie eterogenea di progetti, ritagliando uno spazio anche per il progetto ancora non realizzato dell’ospedale per bambini di Entebbe in Uganda, destinato alle attività di Emergency, che sta particolarmente a cuore a Piano e alla sua squadra.
Schizzi preparatori, studi di volumi, immagini scattate nei cantieri e fotografie degli edifici completati, raccontano insieme ai modellini in legno che sono il marchio di fabbrica dello Studio un mestiere del fare caratterizzato nel caso specifico da innovazione tecnica, sfida ai limiti della costruzione e dei materiali, nuove soluzioni su scala urbana. Un mestiere che come spiega Piano “è arte ma anche incontro con la società, invenzione, scienza. Così io alle dieci sono architetto, alle undici ingegnere, a mezzogiorno un po' più artista. E poi ricomincio”.
Consulta anche:
Alla scoperta del nuovo Whitney Museum di Renzo Piano
Spaziando dalle "Parti di citta", come il quartiere post-industriale delle Albere a Trento, ai lavori sulle “altezze”, come la Shard che sorge sulla riva destra del Tamigi, ai “confronti”, come quello con Le Corbusier intorno alla chiesa di Notre Dame du Haut a Ronchamp, ai “patrimoni urbani” da reinventare rappresentati in mostra dalla nuova sede del Whitney Museum a New York, l’esposizione riunisce all’interno di un insolito allestimento che rievoca uno studio-atelier, una serie eterogenea di progetti, ritagliando uno spazio anche per il progetto ancora non realizzato dell’ospedale per bambini di Entebbe in Uganda, destinato alle attività di Emergency, che sta particolarmente a cuore a Piano e alla sua squadra.
Schizzi preparatori, studi di volumi, immagini scattate nei cantieri e fotografie degli edifici completati, raccontano insieme ai modellini in legno che sono il marchio di fabbrica dello Studio un mestiere del fare caratterizzato nel caso specifico da innovazione tecnica, sfida ai limiti della costruzione e dei materiali, nuove soluzioni su scala urbana. Un mestiere che come spiega Piano “è arte ma anche incontro con la società, invenzione, scienza. Così io alle dieci sono architetto, alle undici ingegnere, a mezzogiorno un po' più artista. E poi ricomincio”.
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