Fino al 10 giugno al PAN
Dalì a Napoli: dietro le quinte di un mito
Io Dalì. HalsmanArchive - Image Rights of Salvador Dalì reserved. Fundaciò Gala - Salvador Dalì, Figueres, 2018
Francesca Grego
06/03/2018
Napoli - “Dalì è un surrealista. La più surrealista fra tutte le sue creazioni, tuttavia, è lui stesso”. Parola di Philippe Halsman, il grande fotografo statunitense che collaborò con l’artista per oltre 30 anni, dando vita a folli capolavori come Dalì atomicus.
Gli orologi molli della Persistenza della memoria, la gigantesca testa del Sonno sostenuta dalle “grucce della realtà”, il sofà a forma di labbra di Mae West in una stanza del Teatro-Museo più bizzarro del mondo; gli esperimenti sempre nuovi nel cinema e nel design, nella pittura o nella scultura. Ricordiamo Salvador Dalì per tutto questo, ma anche per i suoi inconfondibili baffi all’insù, lo sguardo spiritato, l’immagine di genio eccentrico che giorno dopo giorno si cucì addosso, fino a trasformarsi in un’icona.
All’autocostruzione ossessiva, provocatoria e del tutto consapevole del personaggio Dalì è dedicata la mostra che ha appena aperto i battenti al PAN di Napoli, nata dalla collaborazione con la Fundaciò Gala-Salvador Dalì di Figueres.
Dipinti, video, disegni, fotografie e riviste vintage raccontano i retroscena della creazione di un mito, svelando la personalità dell’artista catalano anche nei suoi aspetti meno noti. Insieme all’Autoritratto con collo raffaellesco del 1921 e agli scatti di Halsman, i visitatori potranno scoprire i disegni realizzati per La mia vita segreta, l’autobiografia pubblicata a New York nel1942, quando Dalì aveva soltanto 38 anni.
“Questo libro”, scriveva l’autore con ironia, “testimonierà che la vita quotidiana di un genio – il suo sonno, la sua digestione, le sue estasi, le sue unghie, il suo sangue, la sua vita e la sua morte – sono essenzialmente diversi da quelli della restante umanità. Per queste ragioni magiche e prodigiose, ma rigorosamente veridiche, tutte le pagine che seguiranno saranno geniali in modo incessante e ineluttabile, per il solo fatto che si tratta del Diario del vostro fedelissimo e umilissimo servitore Salvador Dalì”.
E poi le straordinarie performance, le copertine dei giornali, le apparizioni televisive di un istrione in cerca di adorazione, che stupisce il pubblico con le sue provocazioni facendo di ogni gesto un’opera d’arte e comprendendo prima degli altri il potere della comunicazione. Senza dimenticare i dipinti degli anni Sessanta e Settanta che anticipano le ricerche sulla terza dimensione, mostrando come Dalì sapesse guardare lontano, oltre i limiti della propria vanità.
“Man mano che la popolarità di Dalì aumenta – ricorda la curatrice Lucia Moni – l’artista diventa consapevole di dover adottare alcuni semplici e precisi attributi che lo identifichino agli occhi del grande pubblico, qualcosa che possa resistere al tempo, che sia facilmente riconoscibile e che lo aiuti a rendere la sua immagine eterna, immortale”. Come i mitici baffi alla Velàsquez, cui è dedicato un grande pannello: da una celeberrima immagine di Halsman alla Gioconda con l’espressione allucinata del grande catalano.
“Questa mostra”, ha spiegato Alessandro Nicosia, direttore di Cor - Creare Organizzare Realizzare, “è stata costruita appositamente per Napoli. L’exhibit si pone come un grande viaggio nella mente di uno dei più geniali interpreti del XX secolo, con lo scopo di farne comprendere l’attualità, il talento, l’unicità”.
Curata da Laura Bartolomé e Lucia Moni per la Fondaciò Gala-Salvador Dalì e da Francesca Villanti, con la consulenza scientifica di Montse Aguer e Rosa Maria Maurell, Io Dalì sarà in programma fino al 10 giugno al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. Si è avvalsa della collaborazione di Cor e del supporto del Ministero della Cultura spagnolo, dell’Istituto Cervantes e dell’Ambasciata di Spagna in Italia.
Gli orologi molli della Persistenza della memoria, la gigantesca testa del Sonno sostenuta dalle “grucce della realtà”, il sofà a forma di labbra di Mae West in una stanza del Teatro-Museo più bizzarro del mondo; gli esperimenti sempre nuovi nel cinema e nel design, nella pittura o nella scultura. Ricordiamo Salvador Dalì per tutto questo, ma anche per i suoi inconfondibili baffi all’insù, lo sguardo spiritato, l’immagine di genio eccentrico che giorno dopo giorno si cucì addosso, fino a trasformarsi in un’icona.
All’autocostruzione ossessiva, provocatoria e del tutto consapevole del personaggio Dalì è dedicata la mostra che ha appena aperto i battenti al PAN di Napoli, nata dalla collaborazione con la Fundaciò Gala-Salvador Dalì di Figueres.
Dipinti, video, disegni, fotografie e riviste vintage raccontano i retroscena della creazione di un mito, svelando la personalità dell’artista catalano anche nei suoi aspetti meno noti. Insieme all’Autoritratto con collo raffaellesco del 1921 e agli scatti di Halsman, i visitatori potranno scoprire i disegni realizzati per La mia vita segreta, l’autobiografia pubblicata a New York nel1942, quando Dalì aveva soltanto 38 anni.
“Questo libro”, scriveva l’autore con ironia, “testimonierà che la vita quotidiana di un genio – il suo sonno, la sua digestione, le sue estasi, le sue unghie, il suo sangue, la sua vita e la sua morte – sono essenzialmente diversi da quelli della restante umanità. Per queste ragioni magiche e prodigiose, ma rigorosamente veridiche, tutte le pagine che seguiranno saranno geniali in modo incessante e ineluttabile, per il solo fatto che si tratta del Diario del vostro fedelissimo e umilissimo servitore Salvador Dalì”.
E poi le straordinarie performance, le copertine dei giornali, le apparizioni televisive di un istrione in cerca di adorazione, che stupisce il pubblico con le sue provocazioni facendo di ogni gesto un’opera d’arte e comprendendo prima degli altri il potere della comunicazione. Senza dimenticare i dipinti degli anni Sessanta e Settanta che anticipano le ricerche sulla terza dimensione, mostrando come Dalì sapesse guardare lontano, oltre i limiti della propria vanità.
“Man mano che la popolarità di Dalì aumenta – ricorda la curatrice Lucia Moni – l’artista diventa consapevole di dover adottare alcuni semplici e precisi attributi che lo identifichino agli occhi del grande pubblico, qualcosa che possa resistere al tempo, che sia facilmente riconoscibile e che lo aiuti a rendere la sua immagine eterna, immortale”. Come i mitici baffi alla Velàsquez, cui è dedicato un grande pannello: da una celeberrima immagine di Halsman alla Gioconda con l’espressione allucinata del grande catalano.
“Questa mostra”, ha spiegato Alessandro Nicosia, direttore di Cor - Creare Organizzare Realizzare, “è stata costruita appositamente per Napoli. L’exhibit si pone come un grande viaggio nella mente di uno dei più geniali interpreti del XX secolo, con lo scopo di farne comprendere l’attualità, il talento, l’unicità”.
Curata da Laura Bartolomé e Lucia Moni per la Fondaciò Gala-Salvador Dalì e da Francesca Villanti, con la consulenza scientifica di Montse Aguer e Rosa Maria Maurell, Io Dalì sarà in programma fino al 10 giugno al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. Si è avvalsa della collaborazione di Cor e del supporto del Ministero della Cultura spagnolo, dell’Istituto Cervantes e dell’Ambasciata di Spagna in Italia.
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