Italia e Polonia insieme per il restauro di Villa Arianna
I dipinti di Stabiae rinascono grazie ai restauratori polacchi
courtesy Parco Archeologico di Pompei |
Villa Arianna, restauri Accademia Varsavia
Francesca Grego
02/08/2017
Napoli - La più antica villa d’otium di Stabiae continua a restituire i suoi gioielli.
Scoperta nel sottosuolo campano a metà del Settecento e interrata subito dopo per tornare alla luce con nuovi scavi dopo due secoli, Villa Arianna è oggi al centro di un intervento di restauro che coinvolge il suo prezioso apparato decorativo.
A occuparsene sono gli allievi della prestigiosa Accademia di Belle Arti di Varsavia sotto la guida del professor Krzyszstov Chmielewski e della professoressa Julia Burdajevicz, in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, cui è affidata la direzione scientifica del progetto, e la Fondazione italo-statunitense Restoring Ancient Stabiae (RAS), con il contributo del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia.
In primo piano le pitture parietali, fiore all’occhiello della residenza vesuviana e tesoro storico artistico dotato di un valore peculiare.
Se l’abitato di Stabiae è la testimonianza della vita dei Romani in un rinomato centro di villeggiatura, con le sue raffinatissime miniature e i suoi dipinti mitologici Villa Arianna è il documento del gusto di una committenza altolocata ed esigente. Dalle sue pareti gli archeologi settecenteschi staccarono le celebri figure della Florao Primavera di Stabiae e della Venditrice di Amorini.
Oggi i restauratori polacchi, attivi sul sito per il terzo anno consecutivo, si occupano di consolidare le strutture e di restituire all’antico splendore le pregevoli decorazioni policrome del Cubicolo 45 e dell’Ambiente 7, affacciato sull’incanto del mare.
Un lavoro che richiede perizia e dedizione, in cui non mancano interessanti sorprese. “Nel muro Sud dell’Ambiente 45 – raccontano due operatori – al momento di rimuovere le stuccature deteriorate risalenti agli anni ’50 e ‘60 abbiamo documentato una profonda lacuna. Al suo interno, con grande stupore, abbiamo rinvenuto alcuni frammenti di intonaco dipinto. Evidentemente queste porzioni furono trovate a terra e, anziché essere ricollocate nella loro posizione originaria, sono state impiegate come materiale di riempimento per colmare la cavità.
Siamo riusciti a trovare il loro esatto posizionamento e fissarle. Un fatto singolare ed emozionante: non capita spesso che dopo il restauro ci si ritrovi ad avere una superficie dipinta maggiore di quella di partenza”.
“L’area di Stabiae è un gioiello archeologico che merita un grande impegno di valorizzazione”, afferma il Direttore Generale del Parco di Pompei Massimo Osanna: “La possibilità di coinvolgere specialisti dell’Accademia di Varsavia, il cui prestigio a livello internazionale è ben noto, ci garantisce nelle operazioni di restauro che richiedono un incessante impegno in tutti i siti gestiti dal Parco archeologico.
Ci inorgoglisce al tempo stesso essere, attraverso queste esperienze di collaborazione, luogo di laboratorio e specializzazione per le migliori Università europea e in questo senso si ringrazia la Fondazione RAS per il contributo profuso nel favorire la cooperazione”.
L’Accademia di Varsavia, che nel 2017 festeggia 70 anni di vita, è tra le più antiche e conosciute della Polonia. Aperta a programmi di collaborazione internazionale, offre ai propri studenti la possibilità di perfezionarsi in siti di alto interesse storico artistico in numerosi paesi del mondo, da Israele alla Libia, da Cipro al Libano e alla Giordania.
Nel caso di Stabiae, spiega il professor Chmielewski, l’auspicio è quello di “poter contribuire a preservarne il magnifico sito e rendere fruibile al pubblico negli anni a venire un numero sempre maggiore di ambienti”.
“Qui si crea un rapporto intimo, lontano dalla risonanza di Pompei, con opere di grande valore artistico” continua il vice preside dell’Accademia, “e il fatto che il nostro lavoro susciti interesse e ammirazione tra i turisti in visita diventa per noi un bellissimo stimolo”.
Leggi anche:
Nel cuore del Mediterraneo, Pompei e i Greci
Pompei restituisce la tomba di un illustre personaggio e le tracce dei cittadini in fuga dall’eruzione
Scoperta nel sottosuolo campano a metà del Settecento e interrata subito dopo per tornare alla luce con nuovi scavi dopo due secoli, Villa Arianna è oggi al centro di un intervento di restauro che coinvolge il suo prezioso apparato decorativo.
A occuparsene sono gli allievi della prestigiosa Accademia di Belle Arti di Varsavia sotto la guida del professor Krzyszstov Chmielewski e della professoressa Julia Burdajevicz, in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, cui è affidata la direzione scientifica del progetto, e la Fondazione italo-statunitense Restoring Ancient Stabiae (RAS), con il contributo del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia.
In primo piano le pitture parietali, fiore all’occhiello della residenza vesuviana e tesoro storico artistico dotato di un valore peculiare.
Se l’abitato di Stabiae è la testimonianza della vita dei Romani in un rinomato centro di villeggiatura, con le sue raffinatissime miniature e i suoi dipinti mitologici Villa Arianna è il documento del gusto di una committenza altolocata ed esigente. Dalle sue pareti gli archeologi settecenteschi staccarono le celebri figure della Florao Primavera di Stabiae e della Venditrice di Amorini.
Oggi i restauratori polacchi, attivi sul sito per il terzo anno consecutivo, si occupano di consolidare le strutture e di restituire all’antico splendore le pregevoli decorazioni policrome del Cubicolo 45 e dell’Ambiente 7, affacciato sull’incanto del mare.
Un lavoro che richiede perizia e dedizione, in cui non mancano interessanti sorprese. “Nel muro Sud dell’Ambiente 45 – raccontano due operatori – al momento di rimuovere le stuccature deteriorate risalenti agli anni ’50 e ‘60 abbiamo documentato una profonda lacuna. Al suo interno, con grande stupore, abbiamo rinvenuto alcuni frammenti di intonaco dipinto. Evidentemente queste porzioni furono trovate a terra e, anziché essere ricollocate nella loro posizione originaria, sono state impiegate come materiale di riempimento per colmare la cavità.
Siamo riusciti a trovare il loro esatto posizionamento e fissarle. Un fatto singolare ed emozionante: non capita spesso che dopo il restauro ci si ritrovi ad avere una superficie dipinta maggiore di quella di partenza”.
“L’area di Stabiae è un gioiello archeologico che merita un grande impegno di valorizzazione”, afferma il Direttore Generale del Parco di Pompei Massimo Osanna: “La possibilità di coinvolgere specialisti dell’Accademia di Varsavia, il cui prestigio a livello internazionale è ben noto, ci garantisce nelle operazioni di restauro che richiedono un incessante impegno in tutti i siti gestiti dal Parco archeologico.
Ci inorgoglisce al tempo stesso essere, attraverso queste esperienze di collaborazione, luogo di laboratorio e specializzazione per le migliori Università europea e in questo senso si ringrazia la Fondazione RAS per il contributo profuso nel favorire la cooperazione”.
L’Accademia di Varsavia, che nel 2017 festeggia 70 anni di vita, è tra le più antiche e conosciute della Polonia. Aperta a programmi di collaborazione internazionale, offre ai propri studenti la possibilità di perfezionarsi in siti di alto interesse storico artistico in numerosi paesi del mondo, da Israele alla Libia, da Cipro al Libano e alla Giordania.
Nel caso di Stabiae, spiega il professor Chmielewski, l’auspicio è quello di “poter contribuire a preservarne il magnifico sito e rendere fruibile al pubblico negli anni a venire un numero sempre maggiore di ambienti”.
“Qui si crea un rapporto intimo, lontano dalla risonanza di Pompei, con opere di grande valore artistico” continua il vice preside dell’Accademia, “e il fatto che il nostro lavoro susciti interesse e ammirazione tra i turisti in visita diventa per noi un bellissimo stimolo”.
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