Parco Archeologico, Procura e Carabinieri insieme in un’operazione contro gli scavi illegali
Nuove scoperte a Pompei: ecco la Villa di Civita Giuliana
Parco Archeologico di Pompei, apertura della Tomba di Civita Giuliana. Courtesy PA Pompei
Francesca Grego
11/05/2018
Napoli - I resti di una grande villa suburbana, una tomba successiva alla storica eruzione del Vesuvio, ma anche anfore, oggetti di culto, utensili da cucina e una stalla in cui, per la prima volta nella storia di Pompei, è stato possibile realizzare il calco completo di un cavallo ucciso dalla lava: sono i risultati dell’operazione condotta dal Parco Archeologico con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli.
Intrapresa in seguito all’intercettazione di cunicoli scavati clandestinamente dai tombaroli, la campagna ha dato luogo a ritrovamenti di eccezionale importanza. L’ampiezza e la qualità degli ambienti venuti alla luce, ha spiegato il direttore del Parco Massimo Osanna, fanno pensare a una residenza del livello della Villa dei Misteri, peraltro in ottimo stato di conservazione.
La sua esistenza non era del tutto sconosciuta agli archeologi: indagini realizzate all’inizio del Novecento avevano già segnalato la presenza di un ricco complesso articolato in una zona residenziale, decorata da pitture murali, e in un’area di servizio adibita alla produzione del vino e a magazzino delle derrate alimentari coltivate nei terreni intorno alla villa.
I nuovi scavi hanno rivelato una struttura a base rettangolare composta da almeno cinque ambienti, crollata in parte durante il terremoto che accompagnò l’eruzione del 79 d. C. e appartenente alla zona rustica della proprietà di un ricco personaggio dell’antica Pompei: lo testimoniano l’estensione del fondo, ma anche particolari come la presenza nella stalla dei resti di un cavallo di razza nobile, probabilmente frutto di accurate selezioni: la statura imponente per l’epoca e i finimenti in ferro con borchie decorative in bronzo di alta qualità suggeriscono che si tratti di una prestigiosa cavalcatura di rappresentanza o di un animale da corsa. Accanto al suo scheletro disteso sul fianco sinistro la tecnica del calco ha inoltre permesso di identificare la struttura di una mangiatoia.
Nell’altro ambiente esplorato dagli archeologi, invece, è stato rinvenuto un piccolo lararium, un’edicola con base in marmo riservata al culto degli dei della casa e della famiglia: un incensiere, una lucerna e due ciotole restituiscono quest’angolo di sacralità domestica così com’era prima della catastrofe. A completare la scena, tre anfore destinate a contenere vino e olio, una pentola e una lunga sega in ferro, nonché i resti di due letti e di una stuoia, recuperati proprio grazie al fatto che nel 79 la stanza fu quasi completamente invasa dalla lava.
Ma le sorprese non finiscono qui: presso il muro meridionale dell’edificio, una tomba di epoca imperiale ci parla del ritorno dell’uomo a Pompei dopo l’eruzione raccontata da Plinio il Vecchio. Si tratta di una sepoltura a cassa di tegole con tumulo dotata di un tubo per le libagioni, le offerte di vino o altri liquidi preziosi che gli antichi romani erano soliti versare nei sepolcri in onore dei defunti.
L’inquilino della tomba presenta caratteri piuttosto singolari: alto circa 1 metro e 75 centimetri, doveva apparire come un gigante alquanto vigoroso rispetto ai suoi contemporanei, mentre le prime analisi sui denti hanno messo in evidenza una curiosa usura degli incisivi, indice di un uso diverso rispetto alle normali attività di masticazione.
Individuati anche i cunicoli sotterranei clandestini: l’esplorazione condotta dai carabinieri con il supporto dei vigili del fuoco hanno rivelato purtroppo che il passaggio dei tombaroli ha danneggiato muri, intonaci e oggetti, alcuni dei quali sono stati sottratti illegalmente.
Le indagini continueranno nei prossimi mesi per fare luce su ulteriori particolari della villa di Civita Giuliana: oltre ad aver salvato un importante patrimonio dagli scavi clandestini, ora sappiamo che si tratta di un complesso molto più ampio di quanto si pensasse e che per definirne i confini bisognerà studiarne il versante Sud-occidentale.
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Intrapresa in seguito all’intercettazione di cunicoli scavati clandestinamente dai tombaroli, la campagna ha dato luogo a ritrovamenti di eccezionale importanza. L’ampiezza e la qualità degli ambienti venuti alla luce, ha spiegato il direttore del Parco Massimo Osanna, fanno pensare a una residenza del livello della Villa dei Misteri, peraltro in ottimo stato di conservazione.
La sua esistenza non era del tutto sconosciuta agli archeologi: indagini realizzate all’inizio del Novecento avevano già segnalato la presenza di un ricco complesso articolato in una zona residenziale, decorata da pitture murali, e in un’area di servizio adibita alla produzione del vino e a magazzino delle derrate alimentari coltivate nei terreni intorno alla villa.
I nuovi scavi hanno rivelato una struttura a base rettangolare composta da almeno cinque ambienti, crollata in parte durante il terremoto che accompagnò l’eruzione del 79 d. C. e appartenente alla zona rustica della proprietà di un ricco personaggio dell’antica Pompei: lo testimoniano l’estensione del fondo, ma anche particolari come la presenza nella stalla dei resti di un cavallo di razza nobile, probabilmente frutto di accurate selezioni: la statura imponente per l’epoca e i finimenti in ferro con borchie decorative in bronzo di alta qualità suggeriscono che si tratti di una prestigiosa cavalcatura di rappresentanza o di un animale da corsa. Accanto al suo scheletro disteso sul fianco sinistro la tecnica del calco ha inoltre permesso di identificare la struttura di una mangiatoia.
Nell’altro ambiente esplorato dagli archeologi, invece, è stato rinvenuto un piccolo lararium, un’edicola con base in marmo riservata al culto degli dei della casa e della famiglia: un incensiere, una lucerna e due ciotole restituiscono quest’angolo di sacralità domestica così com’era prima della catastrofe. A completare la scena, tre anfore destinate a contenere vino e olio, una pentola e una lunga sega in ferro, nonché i resti di due letti e di una stuoia, recuperati proprio grazie al fatto che nel 79 la stanza fu quasi completamente invasa dalla lava.
Ma le sorprese non finiscono qui: presso il muro meridionale dell’edificio, una tomba di epoca imperiale ci parla del ritorno dell’uomo a Pompei dopo l’eruzione raccontata da Plinio il Vecchio. Si tratta di una sepoltura a cassa di tegole con tumulo dotata di un tubo per le libagioni, le offerte di vino o altri liquidi preziosi che gli antichi romani erano soliti versare nei sepolcri in onore dei defunti.
L’inquilino della tomba presenta caratteri piuttosto singolari: alto circa 1 metro e 75 centimetri, doveva apparire come un gigante alquanto vigoroso rispetto ai suoi contemporanei, mentre le prime analisi sui denti hanno messo in evidenza una curiosa usura degli incisivi, indice di un uso diverso rispetto alle normali attività di masticazione.
Individuati anche i cunicoli sotterranei clandestini: l’esplorazione condotta dai carabinieri con il supporto dei vigili del fuoco hanno rivelato purtroppo che il passaggio dei tombaroli ha danneggiato muri, intonaci e oggetti, alcuni dei quali sono stati sottratti illegalmente.
Le indagini continueranno nei prossimi mesi per fare luce su ulteriori particolari della villa di Civita Giuliana: oltre ad aver salvato un importante patrimonio dagli scavi clandestini, ora sappiamo che si tratta di un complesso molto più ampio di quanto si pensasse e che per definirne i confini bisognerà studiarne il versante Sud-occidentale.
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