A Napoli dal 5 dicembre al 9 marzo
Thalassa. Al MANN storie e tesori del Mediterraneo
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Thalassa. Nereide su pistrice dalla Villa del Pauslypon, età augustea. Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Francesca Grego
15/11/2019
Napoli - Una storia antica e stratificata, incredibili tesori riemersi o ancora celati dagli abissi, una koiné unica di popoli, arti, culture: è il mondo del Mediterraneo, protagonista dell'inverno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Appena presentata alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (14-17 novembre), la mostra Thalassa. Meraviglie sommerse dal Mediterraneo sarà il piatto forte del MANN a partire dal 5 dicembre. Per l'occasione preziosi reperti raggiungeranno il capoluogo partenopeo da prestigiose collezioni italiane e internazionali: tra i più attesi, quelli del relitto di Antikythera, la prima imbarcazione antica scoperta nel Mare Nostrum agli albori del Novecento, oggi conservati al Museo Archeologico di Atene.
Saranno circa 400 le opere esposte con l'obiettivo di restituire quel crogiolo di civiltà, bellezza e prosperità che crebbe sulle sponde del grande bacino. Dai gioielli in oro ritrovati a bordo delle navi alle anfore per il trasporto di olio e conserve di pesce, dal mitico oricalco, citato da Platone nei suoi racconti su Atlantide, agli strumenti per la navigazione e la pesca, fino alle sculture del ninfeo della Grotta Azzurra o delle ville d'otium campane e agli affreschi di Pompei, Stabiae ed Ercolano, il mare andrà in scena in tutte le sue dimensioni come in un'enciclopedia per immagini.
Un focus speciale sarà dedicato all'archeologia subacquea, oggi in ascesa grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie: le statue del porto di Baia, le lucerne del porto di Pozzuoli, l'elmo dal relitto di Albenga saranno testimoni dei primi, eccitanti ritrovamenti degli anni Cinquanta, per poi fare spazio alle rivelazioni offerte dai moderni robot al largo del Tirreno.
Il viaggio del MANN non si ferma infatti nel mondo antico: introdotta da una mostra su Corto Maltese, icona dell'avventura e del fascino esotico che ogni mare incarna, Thalassa trova un complemento contemporaneo nell'esposizione fotografica Capire il cambiamento climatico realizzata in collaborazione con il National Geographic per evidenziare tutta la delicatezza dell'ecosistema marino.
“Thalassa non è solo una mostra sul Mediterraneo antico, ma soprattutto un esempio di metodo”, ha spiegato inoltre il direttore del MANN Paolo Giulierini: “Al centro del nostro lavoro ci sono la ricerca scientifica, il sostegno tra enti statali e territoriali, l'apporto delle Università, la professionalità dei giovani archeologi, le azioni innovative di aziende private. Le costellazioni del cosmo celeste dell'Atlante Farnese, simbolo della mostra, non sono solo un riferimento alle rotte del mondo antico ma, per noi, equivalgono a una guida verso un nuovo corso”.
“Thalassa disegna, nel complesso, rotte culturali tra tanti siti campani, del Meridione e di altri paesi mediterranei”, continua Giulierini: “Si tratta di una connessione storica che rafforza l'idea che il Mare Nostrum sia un ponte e non una separazione. In questo senso vanno intese anche le mostre collaterali, che ci parlano dei migranti tra fine Ottocento e inizio Novecento”.
Il progetto espositivo nasce da una collaborazione con la Regione Sicilia resa possibile dall'impegno del noto archeologo Sebastiano Tusa, scomparso in un incidente aereo nel marzo 2019.
Leggi anche:
• Al MANN Fuoriclassico3. La contemporaneità ambigua dell'antico. Sul corpo
• Al MANN Effetto Museo. Intrusioni istantanee nei luoghi dell'arte
Appena presentata alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (14-17 novembre), la mostra Thalassa. Meraviglie sommerse dal Mediterraneo sarà il piatto forte del MANN a partire dal 5 dicembre. Per l'occasione preziosi reperti raggiungeranno il capoluogo partenopeo da prestigiose collezioni italiane e internazionali: tra i più attesi, quelli del relitto di Antikythera, la prima imbarcazione antica scoperta nel Mare Nostrum agli albori del Novecento, oggi conservati al Museo Archeologico di Atene.
Saranno circa 400 le opere esposte con l'obiettivo di restituire quel crogiolo di civiltà, bellezza e prosperità che crebbe sulle sponde del grande bacino. Dai gioielli in oro ritrovati a bordo delle navi alle anfore per il trasporto di olio e conserve di pesce, dal mitico oricalco, citato da Platone nei suoi racconti su Atlantide, agli strumenti per la navigazione e la pesca, fino alle sculture del ninfeo della Grotta Azzurra o delle ville d'otium campane e agli affreschi di Pompei, Stabiae ed Ercolano, il mare andrà in scena in tutte le sue dimensioni come in un'enciclopedia per immagini.
Un focus speciale sarà dedicato all'archeologia subacquea, oggi in ascesa grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie: le statue del porto di Baia, le lucerne del porto di Pozzuoli, l'elmo dal relitto di Albenga saranno testimoni dei primi, eccitanti ritrovamenti degli anni Cinquanta, per poi fare spazio alle rivelazioni offerte dai moderni robot al largo del Tirreno.
Il viaggio del MANN non si ferma infatti nel mondo antico: introdotta da una mostra su Corto Maltese, icona dell'avventura e del fascino esotico che ogni mare incarna, Thalassa trova un complemento contemporaneo nell'esposizione fotografica Capire il cambiamento climatico realizzata in collaborazione con il National Geographic per evidenziare tutta la delicatezza dell'ecosistema marino.
“Thalassa non è solo una mostra sul Mediterraneo antico, ma soprattutto un esempio di metodo”, ha spiegato inoltre il direttore del MANN Paolo Giulierini: “Al centro del nostro lavoro ci sono la ricerca scientifica, il sostegno tra enti statali e territoriali, l'apporto delle Università, la professionalità dei giovani archeologi, le azioni innovative di aziende private. Le costellazioni del cosmo celeste dell'Atlante Farnese, simbolo della mostra, non sono solo un riferimento alle rotte del mondo antico ma, per noi, equivalgono a una guida verso un nuovo corso”.
“Thalassa disegna, nel complesso, rotte culturali tra tanti siti campani, del Meridione e di altri paesi mediterranei”, continua Giulierini: “Si tratta di una connessione storica che rafforza l'idea che il Mare Nostrum sia un ponte e non una separazione. In questo senso vanno intese anche le mostre collaterali, che ci parlano dei migranti tra fine Ottocento e inizio Novecento”.
Il progetto espositivo nasce da una collaborazione con la Regione Sicilia resa possibile dall'impegno del noto archeologo Sebastiano Tusa, scomparso in un incidente aereo nel marzo 2019.
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