Dal 2 dicembre al 31 marzo
Palermo e il lascito dei Borbone in mostra al Museo Salinas
Satiro peloso, marmo di età romana proveniente da Ercolano e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: © Vittorio Fazio. Courtesy MANN
Samantha De Martin
04/12/2018
Palermo - Quando, dopo il Congresso di Vienna, Ferdinando IV Borbone riunì in un unico Stato il Regno di Napoli e quello di Sicilia, Palermo divenne per un anno la capitale del nuovo Regno.
Questi dodici mesi - prima che lo scettro passasse a Napoli nel 1817 - bastarono a segnare una svolta per la città. Perché il lascito dei Borbone trova traccia in ordinamenti e leggi a salvaguardia del patrimonio culturale, oltre che in reperti archeologici giunti a Palermo su indicazione della casa regnante.
A distanza di poco più di 200 anni il Museo archeologico Salinas in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Pompei e CoopCulture omaggia la Capitale italiana della Cultura 2018 con la mostra Palermo capitale del Regno. I Borbone e l’archeologia a Palermo, Napoli e Pompei, in corso fino al 31 marzo.
Il percorso, a cura del direttore del Salinas, Francesca Spatafora, che si inserisce nell’itinerario di visita del museo, occupa i tre saloni del primo piano del museo archeologico e si avvale di un’ampia selezione di opere e reperti donati all’allora Museo di Palermo dai sovrani Borbone Francesco I e Ferdinando II. Ad accogliere i visitatori saranno anche diverse opere provenienti da scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dai Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano.
“La mostra - ha commentato Francesca Spatafora, direttore del Museo Salinas e curatrice della mostra - vuole richiamare alla memoria un periodo della storia siciliana importantissimo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale dell'isola. La nascita del Museo di Palermo e degli organismi deputati alla ricerca e alla conservazione di quel patrimonio, l'emanazione dei primi provvedimenti legislativi a tutela dei beni archeologici, artistici e architettonici, si devono alle politiche poste in essere dai sovrani borbonici che ebbero anche il merito di avviare le ricerche e gli scavi nelle città vesuviane”.
La prima delle tre sezioni è dedicata a Pompei e comprende l’intero complesso di opere e materiali provenienti dalla Casa di Sallustio (una parte è ricostruita fedelmente in scala) donati al Museo di Palermo nel 1831 da Ferdinando II. Tra queste l’ Ercole in lotta con il cervo, gruppo scultoreo in bronzo che abbelliva originariamente l’atrio della domus e che oggi è parte della collezione del Salinas. Completano la sezione dedicata alla città vesuviana, sculture, vasellame quotidiano in terracotta e bronzo, decorazioni architettoniche rinvenute a Pompei nel corso degli scavi realizzati dai Borbone o recuperate nei cunicoli di scavo ottocenteschi.
A Ercolano è invece dedicata la seconda sezione, con il grande plastico del teatro realizzato nel 1808 esposto accanto a diverse pitture parietali, bronzi e sculture provenienti dagli scavi ottocenteschi e oggetti di uso quotidiano. Ed ecco anche il Satiro Peloso, marmo di età romana proveniente da Ercolano e in prestito dal Museo archeologico di Napoli.
Dell’ultima sezione fanno parte opere e pitture rinvenute nella villa di Contrada Sora a Torre del Greco. Tra quelle portate a Palermo e donate al museo nel 1831 da Ferdinando II, in fuga da Napoli nel 1798, spicca una raffinata copia romana in marmo dell’originale in bronzo del Satiro versante di Prassitele.
Ad introdurre la mostra è una statua monumentale di Menade rinvenuta a Roma, nelle Terme di Caracalla, tra il 1545 e il 1546, durante gli scavi archeologici promossi da Alessandro Farnese. Confluita nella collezione di famiglia dei Farnese, la scultura fu eredita dai Borbone e trasferita a Napoli con altre importanti opere della stessa raccolta. Nel 1827 venne trasportata a Palermo al seguito del re, fuggito a causa dell’invasione di Napoli da parte dei Francesi, e destinata ad abbellire il Reale Parco della Favorita.
“L'Archeologico di Napoli - commenta il direttore del MANN, Paolo Giulierini - è onorato di collaborare con il Museo Salinas di Palermo per l'organizzazione di una mostra che ripercorre la storia dei Borbone e il loro rapporto con il mondo antico. Palermo, Capitale Italiana della Cultura è, insieme a Napoli, la città più importante nelle vicende culturali del Meridione. I due musei sono destinati ad un lungo e proficuo cammino costellato da progetti condivisi”.
Leggi anche:
• Palermo Capitale del Regno. I Borbone e l'archeologia a Palermo, Napoli, Pompei
• Nuovi orizzonti per l'Ermitage: firmati gli accordi con MANN e Gallerie d'Italia
Questi dodici mesi - prima che lo scettro passasse a Napoli nel 1817 - bastarono a segnare una svolta per la città. Perché il lascito dei Borbone trova traccia in ordinamenti e leggi a salvaguardia del patrimonio culturale, oltre che in reperti archeologici giunti a Palermo su indicazione della casa regnante.
A distanza di poco più di 200 anni il Museo archeologico Salinas in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Pompei e CoopCulture omaggia la Capitale italiana della Cultura 2018 con la mostra Palermo capitale del Regno. I Borbone e l’archeologia a Palermo, Napoli e Pompei, in corso fino al 31 marzo.
Il percorso, a cura del direttore del Salinas, Francesca Spatafora, che si inserisce nell’itinerario di visita del museo, occupa i tre saloni del primo piano del museo archeologico e si avvale di un’ampia selezione di opere e reperti donati all’allora Museo di Palermo dai sovrani Borbone Francesco I e Ferdinando II. Ad accogliere i visitatori saranno anche diverse opere provenienti da scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dai Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano.
“La mostra - ha commentato Francesca Spatafora, direttore del Museo Salinas e curatrice della mostra - vuole richiamare alla memoria un periodo della storia siciliana importantissimo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale dell'isola. La nascita del Museo di Palermo e degli organismi deputati alla ricerca e alla conservazione di quel patrimonio, l'emanazione dei primi provvedimenti legislativi a tutela dei beni archeologici, artistici e architettonici, si devono alle politiche poste in essere dai sovrani borbonici che ebbero anche il merito di avviare le ricerche e gli scavi nelle città vesuviane”.
La prima delle tre sezioni è dedicata a Pompei e comprende l’intero complesso di opere e materiali provenienti dalla Casa di Sallustio (una parte è ricostruita fedelmente in scala) donati al Museo di Palermo nel 1831 da Ferdinando II. Tra queste l’ Ercole in lotta con il cervo, gruppo scultoreo in bronzo che abbelliva originariamente l’atrio della domus e che oggi è parte della collezione del Salinas. Completano la sezione dedicata alla città vesuviana, sculture, vasellame quotidiano in terracotta e bronzo, decorazioni architettoniche rinvenute a Pompei nel corso degli scavi realizzati dai Borbone o recuperate nei cunicoli di scavo ottocenteschi.
A Ercolano è invece dedicata la seconda sezione, con il grande plastico del teatro realizzato nel 1808 esposto accanto a diverse pitture parietali, bronzi e sculture provenienti dagli scavi ottocenteschi e oggetti di uso quotidiano. Ed ecco anche il Satiro Peloso, marmo di età romana proveniente da Ercolano e in prestito dal Museo archeologico di Napoli.
Dell’ultima sezione fanno parte opere e pitture rinvenute nella villa di Contrada Sora a Torre del Greco. Tra quelle portate a Palermo e donate al museo nel 1831 da Ferdinando II, in fuga da Napoli nel 1798, spicca una raffinata copia romana in marmo dell’originale in bronzo del Satiro versante di Prassitele.
Ad introdurre la mostra è una statua monumentale di Menade rinvenuta a Roma, nelle Terme di Caracalla, tra il 1545 e il 1546, durante gli scavi archeologici promossi da Alessandro Farnese. Confluita nella collezione di famiglia dei Farnese, la scultura fu eredita dai Borbone e trasferita a Napoli con altre importanti opere della stessa raccolta. Nel 1827 venne trasportata a Palermo al seguito del re, fuggito a causa dell’invasione di Napoli da parte dei Francesi, e destinata ad abbellire il Reale Parco della Favorita.
“L'Archeologico di Napoli - commenta il direttore del MANN, Paolo Giulierini - è onorato di collaborare con il Museo Salinas di Palermo per l'organizzazione di una mostra che ripercorre la storia dei Borbone e il loro rapporto con il mondo antico. Palermo, Capitale Italiana della Cultura è, insieme a Napoli, la città più importante nelle vicende culturali del Meridione. I due musei sono destinati ad un lungo e proficuo cammino costellato da progetti condivisi”.
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