Dal 15 giugno al 28 agosto a Parma
Un Monet in mostra alla Pilotta
Claude Monet, Falaise du Petit Ailly à Varengeville, 1896-97, Olio su tela, 92 x 65 cm | Foto: © Lorenzo Moreni | Courtesy of Complesso Monumentale della Pilotta
Samantha De Martin
12/06/2019
Parma - Fino ad oggi la Falaise du Petit Ailly à Varengeville era stata presentata in Italia soltanto una volta, nel 2016. Una delle più celebri falaises dipinte da Claude Monet tra il 1882 e il 1897 sarà adesso esposta dal 15 giugno al 28 agosto alla Galleria Nazionale presso il Complesso della Pilotta, accompagnata da alcuni testi critici che illustrano l’opera del maestro, evidenziandone le caratteristiche espressive molto vicine alla pittura astratta.
Il progetto espositivo che ruota attorno al capolavoro dell’artista impressionista - proveniente da una importante collezione d’arte privata e attualmente in deposito giudiziario presso il Complesso della Pilotta - nasce come momento di approfondimento scientifico dell’opera e di sensibilizzazione circa la sua possibile dispersione nel mercato dell’arte.
Sulla tela - alla Galleria Nazionale in attesa di trovare collocazione definitiva - si distingue il tratto della costa nord della Francia sul canale della Manica che scivola da Digione a Pourville fino a Varengeville, con la sua lunga spiaggia incastonata tra alte scogliere.
Monet aveva soggiornato nella zona una prima volta nel febbraio-maggio del 1882, affascinato dall’imponenza delle falesie e delle gole profonde che corrono fino al ponte sul fiume Petit-Ailly a Varengeville. Qui aveva anche realizzato alcuni studi nei quali sperimentava da diverse visuali il rapporto roccia-cielo-mare.
A distanza di oltre dieci anni da quella rappresentazione, nel febbraio 1896 Monet aveva fatto ritorno sulla costa della Normandia. La sua nuova visita, simile a una sorta di pellegrinaggio nei luoghi in cui aveva già felicemente lavorato, coincideva con un periodo di malinconia, legato al ricordo di amici recentemente scomparsi. Il mare e le falesie sferzate dal vento gelido e dalla pioggia destano ancora in lui un grande entusiasmo per la bellezza dello spettacolo, offrendo al pittore la possibilità di realizzare un nuovo ciclo di dipinti, come variazioni sullo stesso soggetto.
Nasce pertanto una 'serie' concentrata su un numero ristretto di angolazioni visuali.
Benché la Falaise du Petit Ailly à Varengeville rechi la firma e la data 1882, per il mercante d'arte Daniel Wildenstein il dipinto fu realizzato tra il 1896 e il 1897, durante il secondo soggiorno. Per Wildenstein infatti, in occasione di altre esposizioni presso la galleria Durand-Ruel nel maggio 1920, Monet aveva firmato e datato erroneamente alcune delle opere da esporre, fra le quali questa, basandosi sulla memoria.
Il dipinto era stato acquistato proprio in occasione di questa mostra dal collezionista Paul Durand-Ruel, per poi passare in diverse collezioni private, fino ad arrivare, oggi, al Complesso Monumentale della Pilotta, in attesa di una collocazione definitiva.
Leggi anche:
• Un Monet in Pilotta
Il progetto espositivo che ruota attorno al capolavoro dell’artista impressionista - proveniente da una importante collezione d’arte privata e attualmente in deposito giudiziario presso il Complesso della Pilotta - nasce come momento di approfondimento scientifico dell’opera e di sensibilizzazione circa la sua possibile dispersione nel mercato dell’arte.
Sulla tela - alla Galleria Nazionale in attesa di trovare collocazione definitiva - si distingue il tratto della costa nord della Francia sul canale della Manica che scivola da Digione a Pourville fino a Varengeville, con la sua lunga spiaggia incastonata tra alte scogliere.
Monet aveva soggiornato nella zona una prima volta nel febbraio-maggio del 1882, affascinato dall’imponenza delle falesie e delle gole profonde che corrono fino al ponte sul fiume Petit-Ailly a Varengeville. Qui aveva anche realizzato alcuni studi nei quali sperimentava da diverse visuali il rapporto roccia-cielo-mare.
A distanza di oltre dieci anni da quella rappresentazione, nel febbraio 1896 Monet aveva fatto ritorno sulla costa della Normandia. La sua nuova visita, simile a una sorta di pellegrinaggio nei luoghi in cui aveva già felicemente lavorato, coincideva con un periodo di malinconia, legato al ricordo di amici recentemente scomparsi. Il mare e le falesie sferzate dal vento gelido e dalla pioggia destano ancora in lui un grande entusiasmo per la bellezza dello spettacolo, offrendo al pittore la possibilità di realizzare un nuovo ciclo di dipinti, come variazioni sullo stesso soggetto.
Nasce pertanto una 'serie' concentrata su un numero ristretto di angolazioni visuali.
Benché la Falaise du Petit Ailly à Varengeville rechi la firma e la data 1882, per il mercante d'arte Daniel Wildenstein il dipinto fu realizzato tra il 1896 e il 1897, durante il secondo soggiorno. Per Wildenstein infatti, in occasione di altre esposizioni presso la galleria Durand-Ruel nel maggio 1920, Monet aveva firmato e datato erroneamente alcune delle opere da esporre, fra le quali questa, basandosi sulla memoria.
Il dipinto era stato acquistato proprio in occasione di questa mostra dal collezionista Paul Durand-Ruel, per poi passare in diverse collezioni private, fino ad arrivare, oggi, al Complesso Monumentale della Pilotta, in attesa di una collocazione definitiva.
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