Dal 4 novembre alle Logge dei Tiratori
I Macchiaioli e la pittura en plein air vanno in scena a Gubbio
Vincenzo Cabianca, Scogli a Castiglioncello, 1865. Olio su tela. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
Francesca Grego
08/09/2023
Perugia - Audaci, antiaccademici, rivoluzionari, i Macchiaioli hanno cambiato la storia della pittura instaurando, già prima degli Impressionisti, un nuovo rapporto con la luce e con la realtà. Se ai loro tempi questo suscitò non poche perplessità, oggi le loro mostre sono tra le più amate dal pubblico. Dal prossimo 4 novembre al 3 marzo 2024 i maestri della macchia tornano in scena presso le Logge dei Tiratori di Gubbio, per dialogare con i colleghi francesi della Scuola di Barbizon.
Con oltre 70 dipinti – molti dei quali raramente visibili al pubblico - I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia si annuncia come una passeggiata nella storia alla scoperta delle innovazioni introdotte dal movimento nell’arte europea di fine Ottocento.
Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani sono tra i protagonisti di questa avventura, che scopriremo a confronto con i pittori della scuola di Barbizon, da Camille Corot a Charles-François Daubigny, da Constant Troyon a Théodore Rousseau, attraverso esclusivi prestiti da collezioni private e da importanti musei italiani.
Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1868. Olio su cartone. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La scena artistica francese del XIX secolo è notissima e sempre molto apprezzata dai visitatori delle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato”, spiega la curatrice Simona Bartolena: “Proprio per questo riserva ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti. A Gubbio si dipanerà un suggestivo racconto che farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana, tra l’esperienza a Barbizon e le gustose caricature realizzate al Caffè Michelangelo, tra scene nei campi e un pomeriggio a Montemurlo. Si tratta spesso di opere di piccole dimensioni, adatte ad essere trasportate appunto en plein air, a volte anche su sopporti improvvisati che celano aneddoti e storie personali. Come ad esempio uno splendido quadro di Giovanni Fattori, dipinto dietro il coperchio di una scatola per sigari”.
Il percorso della mostra sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai Macchiaioli, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano la recente epopea del Risorgimento.
“Il clima in cui nasce la macchia era goliardico, fatto di amici e personaggi di tutta Italia che si incontravano a Firenze e trovano qui spunto per la loro piccola rivoluzione”, prosegue Bartolena: “ Lo spettatore della mostra scoprirà, mediante citazioni, stralci di racconti scritti, approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, il cambio di prospettiva dei Macchiaioli non sarebbe stato possibile: fondamentale dunque il racconto delle esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da un viaggio a Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
“La mostra”, anticipa la curatrice, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane”.
Con oltre 70 dipinti – molti dei quali raramente visibili al pubblico - I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia si annuncia come una passeggiata nella storia alla scoperta delle innovazioni introdotte dal movimento nell’arte europea di fine Ottocento.
Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani sono tra i protagonisti di questa avventura, che scopriremo a confronto con i pittori della scuola di Barbizon, da Camille Corot a Charles-François Daubigny, da Constant Troyon a Théodore Rousseau, attraverso esclusivi prestiti da collezioni private e da importanti musei italiani.
Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1868. Olio su cartone. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La scena artistica francese del XIX secolo è notissima e sempre molto apprezzata dai visitatori delle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato”, spiega la curatrice Simona Bartolena: “Proprio per questo riserva ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti. A Gubbio si dipanerà un suggestivo racconto che farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana, tra l’esperienza a Barbizon e le gustose caricature realizzate al Caffè Michelangelo, tra scene nei campi e un pomeriggio a Montemurlo. Si tratta spesso di opere di piccole dimensioni, adatte ad essere trasportate appunto en plein air, a volte anche su sopporti improvvisati che celano aneddoti e storie personali. Come ad esempio uno splendido quadro di Giovanni Fattori, dipinto dietro il coperchio di una scatola per sigari”.
Il percorso della mostra sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai Macchiaioli, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano la recente epopea del Risorgimento.
“Il clima in cui nasce la macchia era goliardico, fatto di amici e personaggi di tutta Italia che si incontravano a Firenze e trovano qui spunto per la loro piccola rivoluzione”, prosegue Bartolena: “ Lo spettatore della mostra scoprirà, mediante citazioni, stralci di racconti scritti, approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, il cambio di prospettiva dei Macchiaioli non sarebbe stato possibile: fondamentale dunque il racconto delle esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da un viaggio a Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
“La mostra”, anticipa la curatrice, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane”.
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