A Pisa dall'11 gennaio al 9 febbraio
A Palazzo Blu il ritratto di Antonio Pacinotti dipinto da Giacomo Balla
Giacomo Balla, Ritratto di Antonio Pacinotti, 1930 circa, Università di Pisa. Courtesy Fondazione Palazzo Blu
Samantha De Martin
10/01/2020
Pisa - Un uomo in età avanzata, raffigurato al suo tavolo da lavoro con accanto la dinamo, la sua più celebre invenzione, guarda verso lo spettatore con uno sguardo intenso, incorniciato dal bianco dei capelli. È Antonio Pacinotti, scienziato e professore di Fisica dell’Università di Pisa dal 1881 al 1912, ritratto da Giacomo Balla intorno alla metà degli anni Trenta e universalmente noto per la sua mente eclettica e dotata, oltre che per essere stato l’inventore della dinamo e del motore elettrico in corrente continua.
La tela, scoperta di recente in un ufficio della Scuola di Ingegneria in via Diotisalvi e attualmente di proprietà dell’Università di Pisa, sarà eccezionalmente esposta a Palazzo Blu dall’11 gennaio al 9 febbraio. Reca la firma dall’autore, sebbene non si conoscano ad oggi il motivo e la data esatta di esecuzione.
La scena è ambientata nel Gabinetto di Fisica tecnologica che sorgeva in via Santa Maria, all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa. L’opera sarebbe la fedele riproduzione pittorica di una foto del 1911, presente in una pubblicazione celebrativa del settantesimo compleanno di Pacinotti. L’aspetto celebrativo e le caratteristiche stilistiche del dipinto inducono a collocarne la realizzazione prima del 1941, anno nel quale una sua riproduzione compare, per la prima volta, nel libro Antonio Pacinotti nel primo centenario della nascita, pubblicato da Vittorio Emanuele Boccara.
L’edificio di via Santa Maria, sede del Gabinetto di Fisica tecnologica, era anche la sede dell’appartamento in cui il professore nacque e visse fino alla morte. In questo stesso luogo, nel 1930, venne fondato il Museo Pacinotti, con l’intento di raccogliere e conservare i cimeli che gli eredi dello scienziato avevano donato alla Scuola d’Ingegneria. Eppure il quadro non figura nell’elenco del lascito, così come è assente dal catalogo della ‘mostra dei cimeli pacinottiani’ allestita dal 24 maggio al 30 giugno del 1934 nell’Aula Magna dell’Università di Pisa.
Con il Regio Decreto n. 1020 del 4 giugno 1934 il Museo Pacinotti venne dichiarato ‘monumento nazionale’, e in seguito, nella seconda metà del secolo scorso, i cimeli di proprietà dell’Università di Pisa, custoditi nel Museo, furono suddivisi fra vari istituti.
Dalle ricerche effettuate è possibile supporre che l’iniziativa di realizzare il dipinto sia nata nell’ambito dell’Università di Pisa in seguito alla solenne celebrazione di Pacinotti del 1934. Anche la scelta di Balla di ritornare a una figurazione tradizionale indurrebbe a collocare il quadro negli anni Trenta.
L’esposizione dell’opera a Palazzo Blu - dove sarà visitabile gratuitamente - assume un particolare rilievo, proprio in concomitanza con le ultime settimane della mostra Futurismo, in corso fino al 9 febbraio.
Leggi anche:
• Un autunno futurista per Palazzo Blu
La tela, scoperta di recente in un ufficio della Scuola di Ingegneria in via Diotisalvi e attualmente di proprietà dell’Università di Pisa, sarà eccezionalmente esposta a Palazzo Blu dall’11 gennaio al 9 febbraio. Reca la firma dall’autore, sebbene non si conoscano ad oggi il motivo e la data esatta di esecuzione.
La scena è ambientata nel Gabinetto di Fisica tecnologica che sorgeva in via Santa Maria, all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa. L’opera sarebbe la fedele riproduzione pittorica di una foto del 1911, presente in una pubblicazione celebrativa del settantesimo compleanno di Pacinotti. L’aspetto celebrativo e le caratteristiche stilistiche del dipinto inducono a collocarne la realizzazione prima del 1941, anno nel quale una sua riproduzione compare, per la prima volta, nel libro Antonio Pacinotti nel primo centenario della nascita, pubblicato da Vittorio Emanuele Boccara.
L’edificio di via Santa Maria, sede del Gabinetto di Fisica tecnologica, era anche la sede dell’appartamento in cui il professore nacque e visse fino alla morte. In questo stesso luogo, nel 1930, venne fondato il Museo Pacinotti, con l’intento di raccogliere e conservare i cimeli che gli eredi dello scienziato avevano donato alla Scuola d’Ingegneria. Eppure il quadro non figura nell’elenco del lascito, così come è assente dal catalogo della ‘mostra dei cimeli pacinottiani’ allestita dal 24 maggio al 30 giugno del 1934 nell’Aula Magna dell’Università di Pisa.
Con il Regio Decreto n. 1020 del 4 giugno 1934 il Museo Pacinotti venne dichiarato ‘monumento nazionale’, e in seguito, nella seconda metà del secolo scorso, i cimeli di proprietà dell’Università di Pisa, custoditi nel Museo, furono suddivisi fra vari istituti.
Dalle ricerche effettuate è possibile supporre che l’iniziativa di realizzare il dipinto sia nata nell’ambito dell’Università di Pisa in seguito alla solenne celebrazione di Pacinotti del 1934. Anche la scelta di Balla di ritornare a una figurazione tradizionale indurrebbe a collocare il quadro negli anni Trenta.
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