Dal 5 agosto al 12 gennaio al MArRC
A Reggio Calabria i bronzi di San Casciano ospiti del museo dei guerrieri di Riace
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
Samantha De Martin
05/08/2024
Reggio Calabria - Da un lato l’acqua del mare di Riace, dall’altro il fango e le acque termali dalle proprietà terapeutiche che, ancora oggi, come duemila anni fa, sgorgano a 41 gradi nelle viscere della terra a San Casciano dei Bagni, a una manciata di chilometri da Siena.
Sono gli involucri naturali con i quali il tempo ha voluto salvaguardare e restituire a tutti noi i bronzi più celebri al mondo che da oggi, 5 agosto, fino al 12 gennaio, saranno coinquilini al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria grazie a una mostra che vede i bronzi di San Casciano ospiti d’eccezione del museo reggino.
L’esposizione, intitolata “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, è a cura del direttore generale Musei Massimo Osanna e di Jacopo Tabolli, professore associato di Civiltà dell'Italia preromana ed Etruscologia all'Università per Stranieri di Siena.
Dopo una prima esposizione al Palazzo del Quirinale e al Museo archeologico nazionale di Napoli, i reperti - ex voto e altri oggetti rinvenuti nel 2022 durante la campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano - arrivano nella casa dei guerrieri di Riace per la loro terza tappa. Si spegne così l’inutile polemica campanilistica montata nel 2022 circa la presunta supremazia dell'una o l'altra eccezionale scoperta, mentre l’amministrazione comunale di Reggio Calabria, con il vicesindaco Paolo Brunetti, lancia alla prima cittadina di San Casciano, Agnese Carletti, la proposta di un gemellaggio tra i due centri.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
“Porteremo la mostra anche all’estero - assicura il direttore generale Musei Massimo Osanna -. L’esposizione dedicata ai Bronzi di San Casciano, da oggi ospitati nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, offre ai visitatori l’opportunità di ammirare manufatti e opere di grande interesse, ma anche di apprezzare i risultati di una ricerca archeologica ancora in corso. Le statue in bronzo sono state infatti rinvenute e scavate nel loro contesto originario e questo permette di studiare e ricostruire le storie delle persone che frequentarono l’antico santuario, che dal III secolo a.C. al V secolo d.C. fece dell’acqua termale il suo fulcro. Il racconto di questo centro di ritualità e culto, che fu etrusco prima e romano poi, si snoda dunque attraverso il percorso espositivo come un viaggio nel paesaggio delle acque sacre, ma è al contempo un viaggio nelle tappe della più autentica ricerca archeologica. Grazie alla collaborazione tra i Musei italiani, la Soprintendenza, l’Università e gli enti locali è stato messo a punto un processo di valorizzazione dei risultati degli studi che dovrebbe essere il fine ultimo di tutti i progetti museali”.
Le offerte più antiche, datate a partire dal III secolo a.C e per tutto il II e I secolo a.C, sono state rinvenute deposte assieme a oltre tre metri di profondità, sotto un compatto strato di tegole. Gli unici reperti che provengono dallo strato di tegole sono un fulmine in bronzo e una freccia in selce (esposti in mostra). Il motivo di questa collocazione potrebbe essere spiegato dal rito del fulgur conditum (fulmine sepolto). La tradizione etrusca voleva infatti che gli oggetti colpiti da un fulmine all’interno di un santuario dovessero essere interrati. E nel caso dei bronzi di San Casciano il luogo del seppellimento è rappresentato dalla vasca.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
Al livello E del Museo di Reggio Calabria, proprio sotto la sala dei Bronzi di Riace, un percorso intrigante, allestito con video, suoni e un interessante apparato didascalico, trasporta il pubblico nell’affascinante universo degli antichi rituali etruschi e romani legati alle acque termali. Il visitatore entra pertanto in contatto con un periodo di importanti trasformazioni nella Toscana antica, che assiste al tramonto della civiltà etrusca e all’affermarsi dei Romani, come testimoniano le iscrizioni - ancora ben visibili - in etrusco e in latino. In attesa del nuovo museo che in Toscana accoglierà i reperti e del nuovo parco archeologico termale, i bronzi di San Casciano approdano nella dimora dei colleghi di Riace incantando per il loro eccezionale stato di conservazione avvenuta all’interno dell’acqua calda della sorgente. Cuore di tutto la Fonte Calda - Flere Havens in lingua etrusca - la divinità femminile caratteristica del santuario.
Per oltre 700 anni, dal III secolo a. C al IV secolo d.C l’acqua termo minerale del Bagno Grande, raccolta nella vasca sacra, ha accolto offerte vegetali e in bronzo. In mostra è possibile apprezzare una figura femminile in preghiera risalente alla seconda metà del II secolo a.C. La statua - chitone, mantello, viso incorniciato da una chioma bipartita - è stata rinvenuta a testa in giù, come a volere rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale. C’è la statua di un orante, che si fa rappresentare per quello che è, malato, e c’è una placca poliviscerale in bronzo, un unicum che riproduce perfettamente in scala cuore, polmoni, fegato, diaframma, e ancora uno strumento chirurgico in bronzo, una sorta di bisturi del I secolo a.C.
Tra le offerte adagiate sopra il sigillo di tegole e del fulmine sepolto agli inizi del I secolo d.C ritroviamo i doni più disparati: una lucertola, una gamba, un utero in lamina di bronzo, un seno, un pene, un orecchio destro, votivi anatomici per i quali persone sconosciute e di provenienze diverse invocavano la guarigione. Le vetrine racchiudono anche un piede, un pendente a forma di pesciolino in cristallo di rocca, un braccio di bronzo. E ancora altri tesori emergeranno.
“Sono onorato di ospitare la mostra dei Bronzi di San Casciano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria - dichiara il direttore del MArRC Fabrizio Sudano. Già dai primi giorni del mio incarico di direzione, nel gennaio 2024, ho voluto fortemente che le due scoperte archeologiche più importanti degli ultimi due secoli, quella dei Bronzi di San Casciano e dei Bronzi di Riace, si incontrassero proprio al museo di Reggio Calabria, con l’intento di proporre lo stesso Museo come il luogo simbolo dell’archeologia italiana nel mondo”.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
L’occasione della mostra dedicata ai bronzi di San Casciano si lega anche alla prosecuzione dello scavo al Bagno Grande. "Nelle scorse settimane - spiega Jacopo Tabolli - oltre sessanta studentesse e studenti da università di tutto il mondo hanno lavorato nel santuario etrusco e romano gettando nuova luce sulla fase più antica e al contempo portando alla luce nuovi ed eccezionali dati sui riti e sui culti che avevano luogo attorno e dentro la sorgente termale. Emerge sempre più chiaramente l’importanza della medicina antica pregata e praticata nel luogo di culto. Un’occasione di formazione straordinaria per giovani archeologhe e archeologi che vede in questa mostra il compimento delle loro fatiche”.
La mostra si potrà visitare da martedì a domenica (lunedì chiuso) dalle 9 alle 20. Ultimo ingresso alle 19.30. Fino ai 18 anni l’ingresso è sempre gratuito. Tutte le info su www.museoarcheologicoreggiocalabria.it.
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Sono gli involucri naturali con i quali il tempo ha voluto salvaguardare e restituire a tutti noi i bronzi più celebri al mondo che da oggi, 5 agosto, fino al 12 gennaio, saranno coinquilini al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria grazie a una mostra che vede i bronzi di San Casciano ospiti d’eccezione del museo reggino.
L’esposizione, intitolata “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, è a cura del direttore generale Musei Massimo Osanna e di Jacopo Tabolli, professore associato di Civiltà dell'Italia preromana ed Etruscologia all'Università per Stranieri di Siena.
Dopo una prima esposizione al Palazzo del Quirinale e al Museo archeologico nazionale di Napoli, i reperti - ex voto e altri oggetti rinvenuti nel 2022 durante la campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano - arrivano nella casa dei guerrieri di Riace per la loro terza tappa. Si spegne così l’inutile polemica campanilistica montata nel 2022 circa la presunta supremazia dell'una o l'altra eccezionale scoperta, mentre l’amministrazione comunale di Reggio Calabria, con il vicesindaco Paolo Brunetti, lancia alla prima cittadina di San Casciano, Agnese Carletti, la proposta di un gemellaggio tra i due centri.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
“Porteremo la mostra anche all’estero - assicura il direttore generale Musei Massimo Osanna -. L’esposizione dedicata ai Bronzi di San Casciano, da oggi ospitati nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, offre ai visitatori l’opportunità di ammirare manufatti e opere di grande interesse, ma anche di apprezzare i risultati di una ricerca archeologica ancora in corso. Le statue in bronzo sono state infatti rinvenute e scavate nel loro contesto originario e questo permette di studiare e ricostruire le storie delle persone che frequentarono l’antico santuario, che dal III secolo a.C. al V secolo d.C. fece dell’acqua termale il suo fulcro. Il racconto di questo centro di ritualità e culto, che fu etrusco prima e romano poi, si snoda dunque attraverso il percorso espositivo come un viaggio nel paesaggio delle acque sacre, ma è al contempo un viaggio nelle tappe della più autentica ricerca archeologica. Grazie alla collaborazione tra i Musei italiani, la Soprintendenza, l’Università e gli enti locali è stato messo a punto un processo di valorizzazione dei risultati degli studi che dovrebbe essere il fine ultimo di tutti i progetti museali”.
Le offerte più antiche, datate a partire dal III secolo a.C e per tutto il II e I secolo a.C, sono state rinvenute deposte assieme a oltre tre metri di profondità, sotto un compatto strato di tegole. Gli unici reperti che provengono dallo strato di tegole sono un fulmine in bronzo e una freccia in selce (esposti in mostra). Il motivo di questa collocazione potrebbe essere spiegato dal rito del fulgur conditum (fulmine sepolto). La tradizione etrusca voleva infatti che gli oggetti colpiti da un fulmine all’interno di un santuario dovessero essere interrati. E nel caso dei bronzi di San Casciano il luogo del seppellimento è rappresentato dalla vasca.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
Al livello E del Museo di Reggio Calabria, proprio sotto la sala dei Bronzi di Riace, un percorso intrigante, allestito con video, suoni e un interessante apparato didascalico, trasporta il pubblico nell’affascinante universo degli antichi rituali etruschi e romani legati alle acque termali. Il visitatore entra pertanto in contatto con un periodo di importanti trasformazioni nella Toscana antica, che assiste al tramonto della civiltà etrusca e all’affermarsi dei Romani, come testimoniano le iscrizioni - ancora ben visibili - in etrusco e in latino. In attesa del nuovo museo che in Toscana accoglierà i reperti e del nuovo parco archeologico termale, i bronzi di San Casciano approdano nella dimora dei colleghi di Riace incantando per il loro eccezionale stato di conservazione avvenuta all’interno dell’acqua calda della sorgente. Cuore di tutto la Fonte Calda - Flere Havens in lingua etrusca - la divinità femminile caratteristica del santuario.
Per oltre 700 anni, dal III secolo a. C al IV secolo d.C l’acqua termo minerale del Bagno Grande, raccolta nella vasca sacra, ha accolto offerte vegetali e in bronzo. In mostra è possibile apprezzare una figura femminile in preghiera risalente alla seconda metà del II secolo a.C. La statua - chitone, mantello, viso incorniciato da una chioma bipartita - è stata rinvenuta a testa in giù, come a volere rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale. C’è la statua di un orante, che si fa rappresentare per quello che è, malato, e c’è una placca poliviscerale in bronzo, un unicum che riproduce perfettamente in scala cuore, polmoni, fegato, diaframma, e ancora uno strumento chirurgico in bronzo, una sorta di bisturi del I secolo a.C.
Tra le offerte adagiate sopra il sigillo di tegole e del fulmine sepolto agli inizi del I secolo d.C ritroviamo i doni più disparati: una lucertola, una gamba, un utero in lamina di bronzo, un seno, un pene, un orecchio destro, votivi anatomici per i quali persone sconosciute e di provenienze diverse invocavano la guarigione. Le vetrine racchiudono anche un piede, un pendente a forma di pesciolino in cristallo di rocca, un braccio di bronzo. E ancora altri tesori emergeranno.
“Sono onorato di ospitare la mostra dei Bronzi di San Casciano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria - dichiara il direttore del MArRC Fabrizio Sudano. Già dai primi giorni del mio incarico di direzione, nel gennaio 2024, ho voluto fortemente che le due scoperte archeologiche più importanti degli ultimi due secoli, quella dei Bronzi di San Casciano e dei Bronzi di Riace, si incontrassero proprio al museo di Reggio Calabria, con l’intento di proporre lo stesso Museo come il luogo simbolo dell’archeologia italiana nel mondo”.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano | Foto: © Giuseppe Asciutto | Courtesy Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
L’occasione della mostra dedicata ai bronzi di San Casciano si lega anche alla prosecuzione dello scavo al Bagno Grande. "Nelle scorse settimane - spiega Jacopo Tabolli - oltre sessanta studentesse e studenti da università di tutto il mondo hanno lavorato nel santuario etrusco e romano gettando nuova luce sulla fase più antica e al contempo portando alla luce nuovi ed eccezionali dati sui riti e sui culti che avevano luogo attorno e dentro la sorgente termale. Emerge sempre più chiaramente l’importanza della medicina antica pregata e praticata nel luogo di culto. Un’occasione di formazione straordinaria per giovani archeologhe e archeologi che vede in questa mostra il compimento delle loro fatiche”.
La mostra si potrà visitare da martedì a domenica (lunedì chiuso) dalle 9 alle 20. Ultimo ingresso alle 19.30. Fino ai 18 anni l’ingresso è sempre gratuito. Tutte le info su www.museoarcheologicoreggiocalabria.it.
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