Una scoperta conferma l'anima di una Roma ecumenica e universale
A Ostia antica emerge un bagno rituale ebraico. L'antico porto di Roma crocevia di convivenza e scambio di culture

Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
Samantha De Martin
11/03/2025
Roma - È il mikveh più antico mai venuto alla luce fuori dai confini di Israele.
L’antico bagno rituale ebraico riemerso dal parco archeologico di Ostia Antica rafforza la consapevolezza storica di quanto il porto (e la porta di Roma) abbia rappresentato da sempre un vivace crocevia di convivenza e scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione.
Questo luogo, che rappresenta un unico nell’area mediterranea di età romana al di fuori della Terra di Israele, attestando quanto fosse radicata la presenza ebraica nel cuore della romanità, è venuto alla luce dagli scavi condotti nel Parco archeologico di Ostia Antica e giugno e agosto scorso, realizzati nell’ambito del progetto OPS - Ostia Post Scriptum, finanziato dal Ministero della Cultura, tramite la Direzione generale Musei.
“La scoperta di un antico bagno rituale ebraico, o mikveh, venuto alla luce nel parco archeologico di Ostia Antica - ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli - rafforza la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture. È proprio a Ostia che Roma accoglie e ospita i culti originari delle altre civiltà mediterranee, nel momento in cui, consolidato il suo potere in Italia, comincia a proiettarsi nel Mare Nostrum. Siamo orgogliosi che questa scoperta sia il frutto della ripresa delle attività di scavo promosse direttamente dal Parco archeologico di Ostia Antica, grazie a un finanziamento del MiC che continuerà a investire risorse su questa scoperta, che da un lato ha permesso di tornare a promuovere le attività di ricerca e dall’altro di ampliare e rendere più accessibili le aree visitabili dal pubblico”.
Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
La scoperta è avvenuta in una zona assolutamente centrale della città, in prossimità dell’antico corso del Tevere, tra l’edificio dei Grandi Horrea a ovest, il santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, il Mitreo delle Sette Sfere e la Domus di Apuleio a sud, e il Piazzale delle Corporazioni a est. All’interno di un grande edificio già ampiamente riportato alla luce, tra raffinati mosaici pavimentali a tessere bianche e nere, è emerso un piccolo vano semi-ipogeo con un pozzo sottostante per la risalita o comunque il prelievo dell’acqua di falda, nel quale può riconoscersi un mikveh.
“Si tratta di una scoperta assolutamente straordinaria - spiega Alessandro D’Alessio, direttore del Parco archeologico di Ostia Antica - in quanto non erano precedentemente noti mikva’ot di epoca romana fuori dalla Giudea, Galilea e Idumea antiche, e che non può che confermare l’entità della presenza continuativa, il ruolo e l’importanza della comunità ebraica a Ostia nel corso di tutta l’età imperiale (se non prima): dagli inizi del I (epoca cui risale la più antica iscrizione nota in Italia che menzioni Iudaei, rinvenuta nella vicina necropoli di Pianabella) al V-VI secolo, quando la sinagoga ostiense, la più vetusta del Mediterraneo occidentale (fu costruita infatti a fine II-inizi III secolo) e la sola conservata a Roma, cessò di vivere a seguito del definitivo abbandono della città”.
Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
Lo sguardo incrocia un piccolo vano rettangolare, incastonato da un’abside semicircolare con diverse fasi edilizie. Risulta accessibile dal lato occidentale attraverso una larga soglia in marmo ed è occupato quasi per l’intera larghezza da una scala di tre gradini con notevoli tracce di usura e fiancheggiata da due spallette in muratura rivestite all’interno di intonaco idraulico. Una nicchia, rivestita di intonaco azzurro e conchiglie, è inquadrata da una coppia di colonnine rivestite in stucco poggiate su un piano sostenuto da mensole in laterizio. Lo scavo degli strati di abbandono ha restituito materiali interessanti come lacerti di intonaco, lucerne, frammenti in marmo appartenenti a un’epigrafe e a statue di piccole dimensioni. Dallo scavo del pozzo proviene una lucerna decorata sul disco dall’immagine di una menorah (candelabro a sette bracci) e da un lulav (ramo di palma) sul fondo, oltre a un bicchiere in vetro integro databili entrambi tra V e VI secolo d.C.
“La scoperta di questo sito, che ha le caratteristiche di un miqwè - ricorda Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma - è di estremo interesse sotto tanti aspetti, archeologici, storici, rituali. La storia degli ebrei di Roma si arricchisce oggi di un ulteriore, prezioso monumento che testimonia il loro millenario insediamento e la cura nell’osservanza delle tradizioni: l’ambiente scoperto è tra l’altro funzionale ed elegante. Una struttura come quella scoperta non poteva essere isolata dal complesso edilizio in cui si trova ed è probabile che in buona parte, se non tutto, questo fosse un centro di aggregazione ebraica”.
Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
Destinati alle immersioni delle persone (ma anche degli oggetti) a fini di purificazione, i mikva’otsi si presentano di solito come vasche rettangolari, per lo più coperte, scavate nel terreno e rivestite di intonaco idraulico, con una fila di gradini a occuparne l’intera larghezza, collegate a una sorgente, a un pozzo o a una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. Requisiti essenziali di un mikveh sono l’alimentazione mediante acqua piovana o sorgiva e la profondità, tale da rendere possibile la completa immersione del corpo di un uomo di media statura.
L’antico bagno rituale ebraico riemerso dal parco archeologico di Ostia Antica rafforza la consapevolezza storica di quanto il porto (e la porta di Roma) abbia rappresentato da sempre un vivace crocevia di convivenza e scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione.
Questo luogo, che rappresenta un unico nell’area mediterranea di età romana al di fuori della Terra di Israele, attestando quanto fosse radicata la presenza ebraica nel cuore della romanità, è venuto alla luce dagli scavi condotti nel Parco archeologico di Ostia Antica e giugno e agosto scorso, realizzati nell’ambito del progetto OPS - Ostia Post Scriptum, finanziato dal Ministero della Cultura, tramite la Direzione generale Musei.
“La scoperta di un antico bagno rituale ebraico, o mikveh, venuto alla luce nel parco archeologico di Ostia Antica - ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli - rafforza la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture. È proprio a Ostia che Roma accoglie e ospita i culti originari delle altre civiltà mediterranee, nel momento in cui, consolidato il suo potere in Italia, comincia a proiettarsi nel Mare Nostrum. Siamo orgogliosi che questa scoperta sia il frutto della ripresa delle attività di scavo promosse direttamente dal Parco archeologico di Ostia Antica, grazie a un finanziamento del MiC che continuerà a investire risorse su questa scoperta, che da un lato ha permesso di tornare a promuovere le attività di ricerca e dall’altro di ampliare e rendere più accessibili le aree visitabili dal pubblico”.

Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
La scoperta è avvenuta in una zona assolutamente centrale della città, in prossimità dell’antico corso del Tevere, tra l’edificio dei Grandi Horrea a ovest, il santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, il Mitreo delle Sette Sfere e la Domus di Apuleio a sud, e il Piazzale delle Corporazioni a est. All’interno di un grande edificio già ampiamente riportato alla luce, tra raffinati mosaici pavimentali a tessere bianche e nere, è emerso un piccolo vano semi-ipogeo con un pozzo sottostante per la risalita o comunque il prelievo dell’acqua di falda, nel quale può riconoscersi un mikveh.
“Si tratta di una scoperta assolutamente straordinaria - spiega Alessandro D’Alessio, direttore del Parco archeologico di Ostia Antica - in quanto non erano precedentemente noti mikva’ot di epoca romana fuori dalla Giudea, Galilea e Idumea antiche, e che non può che confermare l’entità della presenza continuativa, il ruolo e l’importanza della comunità ebraica a Ostia nel corso di tutta l’età imperiale (se non prima): dagli inizi del I (epoca cui risale la più antica iscrizione nota in Italia che menzioni Iudaei, rinvenuta nella vicina necropoli di Pianabella) al V-VI secolo, quando la sinagoga ostiense, la più vetusta del Mediterraneo occidentale (fu costruita infatti a fine II-inizi III secolo) e la sola conservata a Roma, cessò di vivere a seguito del definitivo abbandono della città”.

Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
Lo sguardo incrocia un piccolo vano rettangolare, incastonato da un’abside semicircolare con diverse fasi edilizie. Risulta accessibile dal lato occidentale attraverso una larga soglia in marmo ed è occupato quasi per l’intera larghezza da una scala di tre gradini con notevoli tracce di usura e fiancheggiata da due spallette in muratura rivestite all’interno di intonaco idraulico. Una nicchia, rivestita di intonaco azzurro e conchiglie, è inquadrata da una coppia di colonnine rivestite in stucco poggiate su un piano sostenuto da mensole in laterizio. Lo scavo degli strati di abbandono ha restituito materiali interessanti come lacerti di intonaco, lucerne, frammenti in marmo appartenenti a un’epigrafe e a statue di piccole dimensioni. Dallo scavo del pozzo proviene una lucerna decorata sul disco dall’immagine di una menorah (candelabro a sette bracci) e da un lulav (ramo di palma) sul fondo, oltre a un bicchiere in vetro integro databili entrambi tra V e VI secolo d.C.
“La scoperta di questo sito, che ha le caratteristiche di un miqwè - ricorda Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma - è di estremo interesse sotto tanti aspetti, archeologici, storici, rituali. La storia degli ebrei di Roma si arricchisce oggi di un ulteriore, prezioso monumento che testimonia il loro millenario insediamento e la cura nell’osservanza delle tradizioni: l’ambiente scoperto è tra l’altro funzionale ed elegante. Una struttura come quella scoperta non poteva essere isolata dal complesso edilizio in cui si trova ed è probabile che in buona parte, se non tutto, questo fosse un centro di aggregazione ebraica”.

Ostia antica, Mikveh | Foto: © Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura
Destinati alle immersioni delle persone (ma anche degli oggetti) a fini di purificazione, i mikva’otsi si presentano di solito come vasche rettangolari, per lo più coperte, scavate nel terreno e rivestite di intonaco idraulico, con una fila di gradini a occuparne l’intera larghezza, collegate a una sorgente, a un pozzo o a una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. Requisiti essenziali di un mikveh sono l’alimentazione mediante acqua piovana o sorgiva e la profondità, tale da rendere possibile la completa immersione del corpo di un uomo di media statura.
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Reggio Calabria | Al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria fino al 27 aprile
Il MArRC “nella rete di Afrodite”. A Reggio Calabria un viaggio nella bellezza tra archeologia e contemporaneo
-
Roma | A Roma dal 13 febbraio all’11 maggio
In volo con Brancusi alle Uccelliere Farnesiane
-
Roma | A Roma dal 15 al 18 febbraio
L'arte contemporanea veicolo di speranza in luoghi umani sensibili: al via il Giubileo degli artisti
-
Dall’11 febbraio al 18 maggio a Villa Caffarelli
I capolavori della collezione Farnese riuniti in una grande mostra a Roma
-
Napoli | Subito aperti al pubblico i nuovi ritrovamenti
Ecco il Salone del Tiaso: l’ultima, dionisiaca, rivelazione di Pompei!
-
Roma | Dal 27 febbraio al 29 giugno al Museo del Corso - Polo Museale
La parola a Picasso “lo straniero”. A Roma un racconto dell'uomo e dell'artista tra inediti e sorprese