Fino al 27 luglio al Museo Storico della Fanteria
Dai Chupa Chups ai profumi, un insolito Dalí in mostra a Roma
Salvador Dalì, Le grand masturbateur. Arazzo
Samantha De Martin
26/01/2025
Roma - Tutto cominciò con una margherita, un disegno scarabocchiato su un foglio, mentre Salvador Dalí si trovava al bar.
Da allora, con un piccolo restyle nel 1988, il logo dei famosi Chupa Chups, inventato proprio dal pittore di Figueres avvolge ancora oggi i famosi lecca lecca della casa dolciaria spagnola.
Sempre dell’artista fu l’idea di porre il logo sopra il prodotto, e non di lato, affinché risultasse più luminoso e divertente, una lungimirante scelta di marketing e una predisposizione ereditata in seguito anche da un giovane Andy Warhol che, sulla scia del collega, non disdegnò di prestarsi ad una massificazione commerciale della sua immagine.
Accanto ai loghi del Chupa Chups, tre iconiche bottiglie del liquore Rosso antico, divenute di fatto rari e ricercati oggetti da collezione, spiccano al centro di una delle sale del Museo Storico della Fanteria, a Roma. Ed ecco le eleganti bottiglie per profumi di brand come Schiapparelli, autentiche sculture in vetro, alcune con un tappo in oro, che recano la forma delle inconfondibili labbra rosse.
Benvenuti nell’universo di Dalí che pochi conoscono. Oltre a essere un pittore di fama mondiale, il maestro surrealista è stato anche un designer, autore ad esempio di straordinarie boccette di profumo, vasi, gioielli, come la bella croce di Gala, realizzata per la moglie. La mostra Salvador Dalì, tra arte e mito, che ha aperto i battenti a Roma al Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano il 25 gennaio, e che si potrà visitare fino al 27 luglio, è una piccola chicca che valorizza lo zampino del poliedrico genio al di là della pittura, ponendosi come un viaggio trasversale non solo per gli appassionati dell’arte, ma anche della moda, del marketing e del “personaggio Dalì’” a 360 gradi.
Salvador Dalí, Paradiso, La scala celeste
Organizzato da Navigare in partnership con Difesa Servizi, società del Ministero della Difesa, e allestito dal curatore Vincenzo Sanfo, con il supporto di un comitato internazionale, con il patrocino della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura Italia e di Oficina Cultural de la Embajada de España, il percorso è un interessante viaggio in 80 opere nel variegato universo di un genio.
Se siete alla ricerca dei celebri capolavori di Dalí o di opere monumentali non siete nel posto giusto. Di questa mostra, piccola, ma ben costruita, che si avvale di molte opere provenienti da collezioni private di Belgio e Italia, apprezzerete i disegni poco noti che García Lorca, grande amico di Salvador Dalì, realizzò tra gli anni ’20 e ’30, nei quali è possibile intravedere una forma embrionale di surrealismo che ispirò il maestro, ma anche la raffinatissima serie delle illustrazioni della Divina Commedia in acquerello. Dalí le aveva realizzate su commissione dello Stato italiano nel 1950, in occasione delle commemorazioni dei 700 anni della nascita del sommo Poeta. Tuttavia questo incarico generò perplessità e malcontento, dal momento che in molti ritennero fosse meglio affidare un simile compito ad un artista italiano. Dalí si vide quindi revocare l’incarico, anche per i costi eccessivi che la commissione comportava. A quel punto, disegni e schizzi furono acquistati da una società francese che vi intravide un enorme potenziale artistico rendendoli noti in tutto il mondo. La pubblicazione italiana degli acquerelli sarebbe avvenuta solo nel dicembre 1963. In mostra il visitatore è invitato a seguire il pittore nella raffigurazione dell’Inferno, del Purgatorio, del Paradiso, i cui personaggi, da Farinata al Minotauro, da Ugolino a Piccarda Donati, sono reinterpretati in un’ottica psicoanalitica.
Se rappresentazioni ironiche e grottesche caratterizzano i personaggi dell’Inferno, le celestiali e delicate immagini del Paradiso lasciano spazio a una luce sfilacciata, quasi diafana, dalla quale il visitatore trae conforto.
“Si tratta di una mostra a carattere antologico - spiega il curatore Vincenzo Sanfo - che guida lo spettatore in un viaggio tra le molteplici forme di espressione di Salvador Dalí, che, è bene ricordare, non fu soltanto un pittore, ma anche scultore, scenografo, si occupò di moda e, non da ultimo, fu un genio del marketing”.
Salvador Dalí, Purgatorio, Gli avari
C’è una coppia di candelabri in bronzo, firmati dal pittore, ci sono i piatti e persino un vaso in ceramica con decorazione policroma e oro, firmato e datato. Una sezione del percorso dedicato all’astrattismo espone qualche quadro di Mirò, ma anche opere di Man Ray, del pittore surrealista torinese Enrico Colombotto Rosso, una china su carta di Leonor Fini e una litografia a colori di Marc Chagall.
In attesa di Picasso e Frida Kahlo, prossimi opsiti in arrivo prossimamente al Museo Storico della Fanteria, il viaggio tra un insolito Dalí è un’esperienza cui non mancare. La mostra si può visitare dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30. Sabato e domenica dalle 09.30 alle 20.30. Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura
Da allora, con un piccolo restyle nel 1988, il logo dei famosi Chupa Chups, inventato proprio dal pittore di Figueres avvolge ancora oggi i famosi lecca lecca della casa dolciaria spagnola.
Sempre dell’artista fu l’idea di porre il logo sopra il prodotto, e non di lato, affinché risultasse più luminoso e divertente, una lungimirante scelta di marketing e una predisposizione ereditata in seguito anche da un giovane Andy Warhol che, sulla scia del collega, non disdegnò di prestarsi ad una massificazione commerciale della sua immagine.
Accanto ai loghi del Chupa Chups, tre iconiche bottiglie del liquore Rosso antico, divenute di fatto rari e ricercati oggetti da collezione, spiccano al centro di una delle sale del Museo Storico della Fanteria, a Roma. Ed ecco le eleganti bottiglie per profumi di brand come Schiapparelli, autentiche sculture in vetro, alcune con un tappo in oro, che recano la forma delle inconfondibili labbra rosse.
Benvenuti nell’universo di Dalí che pochi conoscono. Oltre a essere un pittore di fama mondiale, il maestro surrealista è stato anche un designer, autore ad esempio di straordinarie boccette di profumo, vasi, gioielli, come la bella croce di Gala, realizzata per la moglie. La mostra Salvador Dalì, tra arte e mito, che ha aperto i battenti a Roma al Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano il 25 gennaio, e che si potrà visitare fino al 27 luglio, è una piccola chicca che valorizza lo zampino del poliedrico genio al di là della pittura, ponendosi come un viaggio trasversale non solo per gli appassionati dell’arte, ma anche della moda, del marketing e del “personaggio Dalì’” a 360 gradi.
Salvador Dalí, Paradiso, La scala celeste
Organizzato da Navigare in partnership con Difesa Servizi, società del Ministero della Difesa, e allestito dal curatore Vincenzo Sanfo, con il supporto di un comitato internazionale, con il patrocino della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura Italia e di Oficina Cultural de la Embajada de España, il percorso è un interessante viaggio in 80 opere nel variegato universo di un genio.
Se siete alla ricerca dei celebri capolavori di Dalí o di opere monumentali non siete nel posto giusto. Di questa mostra, piccola, ma ben costruita, che si avvale di molte opere provenienti da collezioni private di Belgio e Italia, apprezzerete i disegni poco noti che García Lorca, grande amico di Salvador Dalì, realizzò tra gli anni ’20 e ’30, nei quali è possibile intravedere una forma embrionale di surrealismo che ispirò il maestro, ma anche la raffinatissima serie delle illustrazioni della Divina Commedia in acquerello. Dalí le aveva realizzate su commissione dello Stato italiano nel 1950, in occasione delle commemorazioni dei 700 anni della nascita del sommo Poeta. Tuttavia questo incarico generò perplessità e malcontento, dal momento che in molti ritennero fosse meglio affidare un simile compito ad un artista italiano. Dalí si vide quindi revocare l’incarico, anche per i costi eccessivi che la commissione comportava. A quel punto, disegni e schizzi furono acquistati da una società francese che vi intravide un enorme potenziale artistico rendendoli noti in tutto il mondo. La pubblicazione italiana degli acquerelli sarebbe avvenuta solo nel dicembre 1963. In mostra il visitatore è invitato a seguire il pittore nella raffigurazione dell’Inferno, del Purgatorio, del Paradiso, i cui personaggi, da Farinata al Minotauro, da Ugolino a Piccarda Donati, sono reinterpretati in un’ottica psicoanalitica.
Se rappresentazioni ironiche e grottesche caratterizzano i personaggi dell’Inferno, le celestiali e delicate immagini del Paradiso lasciano spazio a una luce sfilacciata, quasi diafana, dalla quale il visitatore trae conforto.
“Si tratta di una mostra a carattere antologico - spiega il curatore Vincenzo Sanfo - che guida lo spettatore in un viaggio tra le molteplici forme di espressione di Salvador Dalí, che, è bene ricordare, non fu soltanto un pittore, ma anche scultore, scenografo, si occupò di moda e, non da ultimo, fu un genio del marketing”.
Salvador Dalí, Purgatorio, Gli avari
C’è una coppia di candelabri in bronzo, firmati dal pittore, ci sono i piatti e persino un vaso in ceramica con decorazione policroma e oro, firmato e datato. Una sezione del percorso dedicato all’astrattismo espone qualche quadro di Mirò, ma anche opere di Man Ray, del pittore surrealista torinese Enrico Colombotto Rosso, una china su carta di Leonor Fini e una litografia a colori di Marc Chagall.
In attesa di Picasso e Frida Kahlo, prossimi opsiti in arrivo prossimamente al Museo Storico della Fanteria, il viaggio tra un insolito Dalí è un’esperienza cui non mancare. La mostra si può visitare dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30. Sabato e domenica dalle 09.30 alle 20.30. Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura
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