Alla Centrale Montemartini di Roma intervento su rilievo funerario del I secolo a.C.

Il fornaio Eurisace e sua moglie Atistia "rivivono" grazie a un restauro

Il rilievo funerario con Marco Virgilio Eurisace e sua moglie Atistia. Courtesy Zetema
 

Samantha De Martin

05/03/2019

Roma - Due coniugi, in posizione frontale, volgono il capo l’un l’altra come a voler rinnovare l’antico legame che li univa in vita. L’uomo, avvolto nella sua toga drappeggiata, con il viso che lascia trapelare i segni del tempo, è il fornaio Marco Virgilio Eurisace, ricco liberto di origine greca. La donna che gli sta accanto, avviluppata nell’ampio mantello portato sulla tunica, i capelli divisi da una riga centrale in bande laterali e raccolti in un’alta crocchia composta forse di trecce, secondo la moda del tempo, è sua moglie Atistia.
Il gruppo scultoreo, parte del rilievo funerario di tarda età repubblicana, sorgeva originariamente sulla facciata orientale dell’imponente sepolcro di Eurisace, costruito poco dopo la metà del I secolo a.C. e riemerso nel 1838 nell’area chiamata anticamente ad Spem Veterem, oggi Porta Maggiore, dove ne sono ancora visibili i resti.
Frutto di un attento restauro condotto dalla Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali, il rilievo si può ammirare nel nuovo allestimento ospitato nella Sala delle Colonne del museo della Centrale Montemartini, dove è anche riprodotto il contesto architettonico del sepolcro che ospitava originariamente l’opera.
In occasione del restauro si è voluto ricostruire l’opera, così come doveva essere al momento delal sua realizzazione, restituendo alla figura femminile la testa, rubata nel 1934. È stato così realizzato un volto in gesso utilizzando le foto scattate prima del furto, quando il rilievo era esposto all’aperto lungo le mura presso Porta Maggiore.
L’opera è incassata in una nicchia realizzata in calcestruzzo e tubolari d’acciaio che rievoca la collocazione originaria sulla facciata della tomba.
Per l’occasione è giunta in prestito dal Museo Nazionale Romano l’epigrafe di Atistia, in cui Eurisace ricorda, con parole di lode, la sposa defunta, le cui spoglie sarebbero state raccolte in un “panario” cioè in un’urna a forma di cesta per il pane.
Ad arricchire l’esposizione anche il plastico del monumento in gesso patinato, proveniente dal Museo della Civiltà Romana.

Il sepolcro di Marco Virgilio Eurisace, agli inizi del V secolo, era stato inglobato nel bastione costruito dall’imperatore Onorio per potenziare la cinta muraria presso la Porta Labicana-Prenestina. Nel 1838, le strutture attribuibili al rifacimento di Onorio furono demolite per volontà di Papa Gregorio XVI e nel corso dei lavori venne portato completamente alla luce il sepolcro di Eurisace, disegnato in quell’occasione dall’archeologo Luigi Canina.

Nella decorazione scultorea del sepolcro si possono tuttora intravedere i riferimenti alla professione del committente, rappresentati dai rilievi che, lungo la sommità del piano superiore, illustrano le diverse fasi della panificazione.
L’iscrizione, che corre lungo i tre lati superstiti del monumento, ricorda il proprietario del sepolcro, Marco Virgilio Eurisace, panettiere e appaltatore dello stato.

Il restauro del rilievo si inserisce nell’ambito dell’iniziativa “Capolavori da scoprire”, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

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