L'artista americana parla dei prossimi progetti
Kristin Jones: "Dal Tevere al Pantheon vi racconto le mie sfide impossibili, nel nome di Roma"
Envisioning Time, 2023, uno dei collage/disegni digitali in corso per il progetto OCULUS, Tributo al Pantheon in collaborazione con l’architetto Nadja Martinovic da New York studiando il restauro a Roma
Samantha De Martin
23/10/2024
Roma - “Ti presento Lupa!”.
Prima di iniziare l’intervista online Kristin Jones prende in braccio il suo cagnolino il cui nome anticipa già alcune questioni assai care all’artista visiva americana innamorata di Roma.
Dalle colline marchigiane dove si trova temporaneamente prima di stabilirsi per alcuni mesi nella capitale (è una notizia!) Kristin parla dei progetti passati e di quelli che verranno. Ma soprattutto gioisce alla notizia che il suo amato Tevere (nel tratto che passa per il centro storico di Roma) sia stato riconosciuto patrimonio Unesco.
Nato per realizzare un sogno, uno spazio pubblico sul Tevere dedicato all'arte contemporanea, Tevereterno ha compiuto 20 anni. Cosa rappresenta questo fiume per lei e per Roma? A che punto siamo con questo importante progetto?
“Sono attratta dal tessuto pubblico. Credo nel processo stesso di scoperta di un progetto nel contesto di un luogo. Adoro le sfide artistiche epiche e "impossibili", confidando nell'alchimia delle collaborazioni a lungo termine. Il mio amore per Roma è iniziato quando mi sono trovata a vagare nel Pantheon all'età di 15 anni e non pensavo che gli esseri umani potessero costruire qualcosa di così grandioso e potente: uno spazio in cui l'individuo è in relazione diretta con l'infinito e l'aldilà. A 27 anni ho vinto una borsa di studio Fulbright per Roma dalla Yale School of Art and Architecture per studiare come l’acqua e le fontane nella Roma antica dessero vita al presente. Nel corso di decenni di lavoro collaborativo in diversi spazi pubblici, sono stata anche membro del "Dream Team" per l'Hudson River Park di New York City, che oggi è una parte vibrante della vita quotidiana. L'esperienza mi ha insegnato quanto sia complesso un progetto su larga scala e quanto sia essenziale lavorare insieme per un obiettivo pubblico comune”.
Il Tevere come Central Park?
“A Roma c’è un senso di umanità incredibile. Central Park è una calamita per i newyorkesi, una meravigliosa isola di natura all'interno della metropoli razionale, ortogonale e concreta. Come Central Park, il sito di Piazza Tevere nel cuore di Roma è un rettangolo perfetto e surreale che rispecchia il Circo Massimo. Il Tevere stesso è la spina dorsale della città e ha un enorme potenziale per diventare una destinazione attrattiva e unificante per attività culturali e ricreative per la città, lungo tutto il suo percorso. Tevereterno parla del Tevere, della sua storia e della sua gente. L'associazione Tevereterno onlus è stata fondata nel 2004 dopo quattro anni di ricerca da parte mia e di un team di urbanisti e architetti romani. L'idea ultima è quella di commissionare sempre nuove grandi progetti site-specific che celebrino il fiume Tevere e la città di Roma. La mia speranza è che il nostro lavoro creativo ispiri le molteplici autorità con potere decisionale a implementare un piano per la rinascita del fiume”.
Il suo ultimo lavoro per Roma, Triumphs and Laments, con William Kentridge, risale al 2016, e ha richiesto 16 anni di lavoro preparatorio. Un enorme atto di fede e centinaia di volontari dedicati. Cosa rimane di quell’impresa oggi?
“Il ‘fregio’ Triumphs and Laments, composto da oltre 50 gruppi di figure storiche, è stato il risultato di una conversazione con William Kentridge durata molti anni, a partire dal 2002. Ci sono stati anche quattro anni di battaglie per i permessi, condotte insieme a molti colleghi romani. Inoltre, anni di rigorose ricerche dirette dalla storica dell'arte Dr. Lila Yawn. La ricerca è un tesoro di conoscenze storiche che merita una significativa pubblicazione stampata.
Il monumentale fregio che si estende per oltre 500 metri (e attraversa oltre 2.500 anni di storia) ha rappresentato un invito a unirsi nel tempo con il fiume. La processione di figure è stata visibile per cinque anni mentre lentamente scompariva. Durante la performance dell’inaugurazione sono scesi sulle banchine del fiume oltre 30.000 romani, immersi nell'immensità di quella cornice. Uno spettacolo di artisti viventi, suoni e riflessi sullo sfondo del fregio ha animato il sito. L'esperienza è stata potente per tutti i partecipanti. A generarla sono state tante persone che hanno lavorato insieme oltre i limiti degli spazi artistici convenzionali. Le esuberanti composizioni musicali contrastanti di Philip Miller per le processioni di trionfi e lamenti sono state diffuse attraverso in un sistema audio multicanale 3D completo progettato da David Monacchi, che ha animato l'intero spazio. Ciò che rimane oggi di quell’esperienza sono ricordi emozionanti di notti di pura magia nel cuore della città più bella del mondo. La speranza è che gli anni di lavoro investiti nella creazione del ‘fregio’ di Triumphs and Laments possano ispirare future commissioni ricorrenti sostenute dal Ministero della Cultura italiano per portare Roma nell'immaginario culturale come una città viva”.
She Wolves, 2005, una delle dodici lupe antiche re-disignata per l’inaugurazione dell'idea di Piazza Tevere come luogo per grandi eventi artistici ispirati dal genus loci - ROMA e suo fiume TEVERE. Foto: Livia Canella
Quali sono le difficoltà nel realizzare un parco d’arte contemporanea sulle rive del Tevere?
“Piazza Tevere non è pensata come un parco d'arte, ma piuttosto come uno spazio sempre mutevole in cui possono realizzarsi progetti artistici e ricreativi su larga e piccola scala, come proposto e adottato nel Piano Regolatore di Roma del 2004. Nel 2020, la visione di Piazza Tevere è stata ulteriormente sviluppata insieme a Ballman e Khapalova Architects (NYC). La difficoltà principale è il caos burocratico e la mancanza di un'autorità fluviale unitaria. La gestione del fiume è divisa tra più di 16 uffici diversi, dal Ministero nazionale, alla Regione, alla Provincia, al Comune... Lavorare in Italia è diverso che lavorare negli Stati Uniti. L'enorme differenza è che in Italia l'arte fa parte della vita. Il concetto di Piazza Tevere è che l'arte è l'elemento unificante".
Lo scorso inverno a New York ha incontrato William Kentridge per parlare di quanto sarebbe importante realizzare un documentario insieme. Di cosa si tratta e a che punto siete?
“Abbiamo un archivio enorme di filmati e registrazioni eccezionali. Abbiamo investito con tutto il cuore le nostre energie nella creazione dell'opera, nella creazione di un team, nella conduzione della ricerca, nella sfida dei permessi, nella produzione: nella realizzazione del ‘fregio’ e delle performance durante l’inaugurazione. Dobbiamo ancora raccontare la storia”.
Parliamo dell'artista Kristin, seria idealista, collaboratrice, artista sognatrice e musa ispiratrice di diversi progetti…
“Vedo potenziale in tutte le cose, nei luoghi, nelle persone. Agisco come un coreografo multidisciplinare di elementi. Aspiro a creare un “team” in cui, come un coro o un'orchestra, ogni strumento sia distinto, diventando tuttavia parte di un intero. Da bambina sarei voluta essere una maga. Il lavoro non riguarda mai me, in un certo senso, gran parte di esso è "invisibile". Coltivo e costruisco una situazione all'interno di un dato contesto e il lavoro diventa manifesto. L'idea è di magnificare ciò che È”.
Envisioning Time, 2024, uno dei collage/disegni digitali in corso per il progetto OCULUS, Tributo al Pantheon in collaborazione con l'architetto Yuhao Jiang a New York
Ci dica qualcosa sul suo progetto (in corso) legato al Pantheon di Roma. Sappiamo che si è imbattuta in questo monumento per caso, quando aveva 15 anni e si trovava per la prima volta in visita a Roma...
“(Si illumina in volto). Si tratta della cosa più impossibile che abbia mai sognato. Il fascino per il Pantheon mi ha pervasa fin dall'inizio del mio sé cosciente. Stare all’interno del monumento è un’esperienza trascendente: la propria finitezza si contrappone all'infinità dell'aldilà. È quasi impossibile comprendere come sia stato costruito, per quale scopo e da chi. Ci sono così tante domande fondamentali a cui nessuno può rispondere. L'edificio è una fonte di mistero per gli studiosi che dedicano la loro vita al suo studio, dibattendo risultati e ipotesi in conferenze e pubblicazioni. Poiché non c'è mai stata una grande mostra sul Pantheon, l'obiettivo è quello di ispirare una mostra accademica che possa portare una migliore comprensione del monumento al grande pubblico. Sto creando un team di lavoro multidisciplinare internazionale con sede a Roma che collabori alle numerose domande che l'edificio pone. L'edificio stesso richiede un team di professionisti e università per arrivare verso l'obiettivo a lungo termine. Nell’immediato sto lavorando con un team di giovani architetti su una mostra di disegni sulla posizione, la geometria e la luce solare all'interno del monumento. Stiamo disegnando il Pantheon come non è mai stato disegnato prima; lavorando con sofisticati software e strumenti digitali 3D a partire da una scansione digitale 3D ad alta risoluzione dell'interno e dell'esterno dell'edificio, nonché modelli accurati del nostro sistema solare. In definitiva, spero di essere in grado di realizzare un'installazione artistica con epifanie sonore dal compositore Walter Branchi, nonché una proiezione notturna di un'immagine composta dal fotografo Michael Benson, che va ben oltre il nostro sistema solare che contiene più di 300.000 galassie”.
La sua vita artistica è piena di sfide. Ci racconta quali sono state le più difficili?
“La cosa più difficile per me è guardare lo stato del pianeta e la condizione umana quando credo che tutte le risposte possano essere trovate nell'intelligenza della natura di cui siamo parte. Mi piacciono i progetti difficili. Il lavoro che faccio è come una battaglia elaborata tra l'ideale e il mondo reale. Le mie sfide artistiche più difficili sono il Tevere e il Pantheon. Entrambi i progetti sono essenzialmente impossibili. Ma ho intenzione di lavorarci fino a quando non si realizzeranno”.
OCULUS, Constellations of Humanity, 1999, di Kristin Jones e Andrew Ginzel con Studio Sectile / Cosmos per la stazione della metropolitana del World Trade Center. Foto: Marcello Melis
A cosa sta lavorando? Potremmo vederla presto lavorare con Luigi Serafini?
“La mia continua ricerca e i disegni del Pantheon negli ultimi due decenni mi hanno dimostrato che una mostra di disegni potrebbe essere la scintilla per dare vita all'intero progetto. Ho bisogno di creare un team dinamico di giovani architetti con cui lavorare a Roma e trovare la giusta sede per esporre i disegni. Per il Tevere, stiamo festeggiando 20 anni e intendiamo pubblicare un libro che documenti tutto il lavoro. Sono entusiasta che Giorgio de Finis sia diventato il nuovo presidente di Tevereterno. Questo antropologo, film-maker, artista e curatore indipendente, fondatore del Museo delle Periferie, ritiene che il Tevere sia una “periferia di Roma”. Il co-fondatore Rosario Pavia ha fatto invece un lavoro incredibile nel promuovere il progetto e nel presentare una petizione al Comune di Roma per nominare il sito Piazza Tevere come spazio dedicato all'arte contemporanea, allo scambio culturale e alla comunità. Serafini è un artista incredibilmente fantasioso e brillante. Il suo talento è inspiegabile e sorprendente. Ha studiato architettura e, per coincidenza, nel 1980 ha creato un'esuberante proposta galleggiante per il Tevere intitolata Machina fluvialis che include ruote idrauliche, strumenti a fiato e molta fantasia. Ha disegnato fantastiche processioni di meravigliose figure ibride. Abbiamo iniziato una conversazione sulla mitologia del fiume e delle sue creature. Sono stata a Rovereto a vedere la sua incredibile mostra al MART. Sarei entusiasta se si immergesse nella storia del fiume per immaginare un progetto site-specific per Piazza Tevere che coinvolga anche i muri dell'argine. Mi piacerebbe aiutare a dare vita a un futuro progetto su larga scala ispirato dalla storia del Tevere, con nuove immagini fantasiosi che Serafini non ha mai immaginato prima".
Vista notturna dall'altare (rendering). Installazione composta da tre elementi: forma di cono, proiezione e suono. Il cono di filo immaginato da Kristin Jones scende per 43 metri dall'oculo di 9 metri. La proiezione è un'immagine Deep Field che comprende oltre 300.000 galassie lontane, da milioni a molti miliardi di anni luce, composta da Michael Benson da immagini digitali raccolte con il telescopio CFHT tra il 2003 e il 2009
Leggi anche:
• Kristin Jones: www.kristinandreajones.com
• Tevereterno: EternalTiber: www.eternaltiber.net
• Associazione Tevereterno onlus: www.tevereterno.org
• Piazza Tevere Proposal in collaborazione con Ballman e Khapalova Architects: https://www.ballkhap.com/work/piazza-tevere
• Progetti collaborativi di Kristin Jones / Andrew Ginzel: www.jonesginzel.com
Prima di iniziare l’intervista online Kristin Jones prende in braccio il suo cagnolino il cui nome anticipa già alcune questioni assai care all’artista visiva americana innamorata di Roma.
Dalle colline marchigiane dove si trova temporaneamente prima di stabilirsi per alcuni mesi nella capitale (è una notizia!) Kristin parla dei progetti passati e di quelli che verranno. Ma soprattutto gioisce alla notizia che il suo amato Tevere (nel tratto che passa per il centro storico di Roma) sia stato riconosciuto patrimonio Unesco.
Nato per realizzare un sogno, uno spazio pubblico sul Tevere dedicato all'arte contemporanea, Tevereterno ha compiuto 20 anni. Cosa rappresenta questo fiume per lei e per Roma? A che punto siamo con questo importante progetto?
“Sono attratta dal tessuto pubblico. Credo nel processo stesso di scoperta di un progetto nel contesto di un luogo. Adoro le sfide artistiche epiche e "impossibili", confidando nell'alchimia delle collaborazioni a lungo termine. Il mio amore per Roma è iniziato quando mi sono trovata a vagare nel Pantheon all'età di 15 anni e non pensavo che gli esseri umani potessero costruire qualcosa di così grandioso e potente: uno spazio in cui l'individuo è in relazione diretta con l'infinito e l'aldilà. A 27 anni ho vinto una borsa di studio Fulbright per Roma dalla Yale School of Art and Architecture per studiare come l’acqua e le fontane nella Roma antica dessero vita al presente. Nel corso di decenni di lavoro collaborativo in diversi spazi pubblici, sono stata anche membro del "Dream Team" per l'Hudson River Park di New York City, che oggi è una parte vibrante della vita quotidiana. L'esperienza mi ha insegnato quanto sia complesso un progetto su larga scala e quanto sia essenziale lavorare insieme per un obiettivo pubblico comune”.
Il Tevere come Central Park?
“A Roma c’è un senso di umanità incredibile. Central Park è una calamita per i newyorkesi, una meravigliosa isola di natura all'interno della metropoli razionale, ortogonale e concreta. Come Central Park, il sito di Piazza Tevere nel cuore di Roma è un rettangolo perfetto e surreale che rispecchia il Circo Massimo. Il Tevere stesso è la spina dorsale della città e ha un enorme potenziale per diventare una destinazione attrattiva e unificante per attività culturali e ricreative per la città, lungo tutto il suo percorso. Tevereterno parla del Tevere, della sua storia e della sua gente. L'associazione Tevereterno onlus è stata fondata nel 2004 dopo quattro anni di ricerca da parte mia e di un team di urbanisti e architetti romani. L'idea ultima è quella di commissionare sempre nuove grandi progetti site-specific che celebrino il fiume Tevere e la città di Roma. La mia speranza è che il nostro lavoro creativo ispiri le molteplici autorità con potere decisionale a implementare un piano per la rinascita del fiume”.
Il suo ultimo lavoro per Roma, Triumphs and Laments, con William Kentridge, risale al 2016, e ha richiesto 16 anni di lavoro preparatorio. Un enorme atto di fede e centinaia di volontari dedicati. Cosa rimane di quell’impresa oggi?
“Il ‘fregio’ Triumphs and Laments, composto da oltre 50 gruppi di figure storiche, è stato il risultato di una conversazione con William Kentridge durata molti anni, a partire dal 2002. Ci sono stati anche quattro anni di battaglie per i permessi, condotte insieme a molti colleghi romani. Inoltre, anni di rigorose ricerche dirette dalla storica dell'arte Dr. Lila Yawn. La ricerca è un tesoro di conoscenze storiche che merita una significativa pubblicazione stampata.
Il monumentale fregio che si estende per oltre 500 metri (e attraversa oltre 2.500 anni di storia) ha rappresentato un invito a unirsi nel tempo con il fiume. La processione di figure è stata visibile per cinque anni mentre lentamente scompariva. Durante la performance dell’inaugurazione sono scesi sulle banchine del fiume oltre 30.000 romani, immersi nell'immensità di quella cornice. Uno spettacolo di artisti viventi, suoni e riflessi sullo sfondo del fregio ha animato il sito. L'esperienza è stata potente per tutti i partecipanti. A generarla sono state tante persone che hanno lavorato insieme oltre i limiti degli spazi artistici convenzionali. Le esuberanti composizioni musicali contrastanti di Philip Miller per le processioni di trionfi e lamenti sono state diffuse attraverso in un sistema audio multicanale 3D completo progettato da David Monacchi, che ha animato l'intero spazio. Ciò che rimane oggi di quell’esperienza sono ricordi emozionanti di notti di pura magia nel cuore della città più bella del mondo. La speranza è che gli anni di lavoro investiti nella creazione del ‘fregio’ di Triumphs and Laments possano ispirare future commissioni ricorrenti sostenute dal Ministero della Cultura italiano per portare Roma nell'immaginario culturale come una città viva”.
She Wolves, 2005, una delle dodici lupe antiche re-disignata per l’inaugurazione dell'idea di Piazza Tevere come luogo per grandi eventi artistici ispirati dal genus loci - ROMA e suo fiume TEVERE. Foto: Livia Canella
Quali sono le difficoltà nel realizzare un parco d’arte contemporanea sulle rive del Tevere?
“Piazza Tevere non è pensata come un parco d'arte, ma piuttosto come uno spazio sempre mutevole in cui possono realizzarsi progetti artistici e ricreativi su larga e piccola scala, come proposto e adottato nel Piano Regolatore di Roma del 2004. Nel 2020, la visione di Piazza Tevere è stata ulteriormente sviluppata insieme a Ballman e Khapalova Architects (NYC). La difficoltà principale è il caos burocratico e la mancanza di un'autorità fluviale unitaria. La gestione del fiume è divisa tra più di 16 uffici diversi, dal Ministero nazionale, alla Regione, alla Provincia, al Comune... Lavorare in Italia è diverso che lavorare negli Stati Uniti. L'enorme differenza è che in Italia l'arte fa parte della vita. Il concetto di Piazza Tevere è che l'arte è l'elemento unificante".
Lo scorso inverno a New York ha incontrato William Kentridge per parlare di quanto sarebbe importante realizzare un documentario insieme. Di cosa si tratta e a che punto siete?
“Abbiamo un archivio enorme di filmati e registrazioni eccezionali. Abbiamo investito con tutto il cuore le nostre energie nella creazione dell'opera, nella creazione di un team, nella conduzione della ricerca, nella sfida dei permessi, nella produzione: nella realizzazione del ‘fregio’ e delle performance durante l’inaugurazione. Dobbiamo ancora raccontare la storia”.
Parliamo dell'artista Kristin, seria idealista, collaboratrice, artista sognatrice e musa ispiratrice di diversi progetti…
“Vedo potenziale in tutte le cose, nei luoghi, nelle persone. Agisco come un coreografo multidisciplinare di elementi. Aspiro a creare un “team” in cui, come un coro o un'orchestra, ogni strumento sia distinto, diventando tuttavia parte di un intero. Da bambina sarei voluta essere una maga. Il lavoro non riguarda mai me, in un certo senso, gran parte di esso è "invisibile". Coltivo e costruisco una situazione all'interno di un dato contesto e il lavoro diventa manifesto. L'idea è di magnificare ciò che È”.
Envisioning Time, 2024, uno dei collage/disegni digitali in corso per il progetto OCULUS, Tributo al Pantheon in collaborazione con l'architetto Yuhao Jiang a New York
Ci dica qualcosa sul suo progetto (in corso) legato al Pantheon di Roma. Sappiamo che si è imbattuta in questo monumento per caso, quando aveva 15 anni e si trovava per la prima volta in visita a Roma...
“(Si illumina in volto). Si tratta della cosa più impossibile che abbia mai sognato. Il fascino per il Pantheon mi ha pervasa fin dall'inizio del mio sé cosciente. Stare all’interno del monumento è un’esperienza trascendente: la propria finitezza si contrappone all'infinità dell'aldilà. È quasi impossibile comprendere come sia stato costruito, per quale scopo e da chi. Ci sono così tante domande fondamentali a cui nessuno può rispondere. L'edificio è una fonte di mistero per gli studiosi che dedicano la loro vita al suo studio, dibattendo risultati e ipotesi in conferenze e pubblicazioni. Poiché non c'è mai stata una grande mostra sul Pantheon, l'obiettivo è quello di ispirare una mostra accademica che possa portare una migliore comprensione del monumento al grande pubblico. Sto creando un team di lavoro multidisciplinare internazionale con sede a Roma che collabori alle numerose domande che l'edificio pone. L'edificio stesso richiede un team di professionisti e università per arrivare verso l'obiettivo a lungo termine. Nell’immediato sto lavorando con un team di giovani architetti su una mostra di disegni sulla posizione, la geometria e la luce solare all'interno del monumento. Stiamo disegnando il Pantheon come non è mai stato disegnato prima; lavorando con sofisticati software e strumenti digitali 3D a partire da una scansione digitale 3D ad alta risoluzione dell'interno e dell'esterno dell'edificio, nonché modelli accurati del nostro sistema solare. In definitiva, spero di essere in grado di realizzare un'installazione artistica con epifanie sonore dal compositore Walter Branchi, nonché una proiezione notturna di un'immagine composta dal fotografo Michael Benson, che va ben oltre il nostro sistema solare che contiene più di 300.000 galassie”.
La sua vita artistica è piena di sfide. Ci racconta quali sono state le più difficili?
“La cosa più difficile per me è guardare lo stato del pianeta e la condizione umana quando credo che tutte le risposte possano essere trovate nell'intelligenza della natura di cui siamo parte. Mi piacciono i progetti difficili. Il lavoro che faccio è come una battaglia elaborata tra l'ideale e il mondo reale. Le mie sfide artistiche più difficili sono il Tevere e il Pantheon. Entrambi i progetti sono essenzialmente impossibili. Ma ho intenzione di lavorarci fino a quando non si realizzeranno”.
OCULUS, Constellations of Humanity, 1999, di Kristin Jones e Andrew Ginzel con Studio Sectile / Cosmos per la stazione della metropolitana del World Trade Center. Foto: Marcello Melis
A cosa sta lavorando? Potremmo vederla presto lavorare con Luigi Serafini?
“La mia continua ricerca e i disegni del Pantheon negli ultimi due decenni mi hanno dimostrato che una mostra di disegni potrebbe essere la scintilla per dare vita all'intero progetto. Ho bisogno di creare un team dinamico di giovani architetti con cui lavorare a Roma e trovare la giusta sede per esporre i disegni. Per il Tevere, stiamo festeggiando 20 anni e intendiamo pubblicare un libro che documenti tutto il lavoro. Sono entusiasta che Giorgio de Finis sia diventato il nuovo presidente di Tevereterno. Questo antropologo, film-maker, artista e curatore indipendente, fondatore del Museo delle Periferie, ritiene che il Tevere sia una “periferia di Roma”. Il co-fondatore Rosario Pavia ha fatto invece un lavoro incredibile nel promuovere il progetto e nel presentare una petizione al Comune di Roma per nominare il sito Piazza Tevere come spazio dedicato all'arte contemporanea, allo scambio culturale e alla comunità. Serafini è un artista incredibilmente fantasioso e brillante. Il suo talento è inspiegabile e sorprendente. Ha studiato architettura e, per coincidenza, nel 1980 ha creato un'esuberante proposta galleggiante per il Tevere intitolata Machina fluvialis che include ruote idrauliche, strumenti a fiato e molta fantasia. Ha disegnato fantastiche processioni di meravigliose figure ibride. Abbiamo iniziato una conversazione sulla mitologia del fiume e delle sue creature. Sono stata a Rovereto a vedere la sua incredibile mostra al MART. Sarei entusiasta se si immergesse nella storia del fiume per immaginare un progetto site-specific per Piazza Tevere che coinvolga anche i muri dell'argine. Mi piacerebbe aiutare a dare vita a un futuro progetto su larga scala ispirato dalla storia del Tevere, con nuove immagini fantasiosi che Serafini non ha mai immaginato prima".
Vista notturna dall'altare (rendering). Installazione composta da tre elementi: forma di cono, proiezione e suono. Il cono di filo immaginato da Kristin Jones scende per 43 metri dall'oculo di 9 metri. La proiezione è un'immagine Deep Field che comprende oltre 300.000 galassie lontane, da milioni a molti miliardi di anni luce, composta da Michael Benson da immagini digitali raccolte con il telescopio CFHT tra il 2003 e il 2009
Leggi anche:
• Kristin Jones: www.kristinandreajones.com
• Tevereterno: EternalTiber: www.eternaltiber.net
• Associazione Tevereterno onlus: www.tevereterno.org
• Piazza Tevere Proposal in collaborazione con Ballman e Khapalova Architects: https://www.ballkhap.com/work/piazza-tevere
• Progetti collaborativi di Kristin Jones / Andrew Ginzel: www.jonesginzel.com
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Roma | L’opera dall'Art Institute of Chicago in mostra fino al 27 gennaio
La speranza fondata sull'amore. La Crocifissione bianca di Chagall inaugura a Roma un nuovo spazio museale
-
Roma | A Roma dal 26 novembre al 30 marzo
Tiziano, Lotto, Crivelli, Guercino. Ai Musei capitolini arrivano i capolavori della Pinacoteca di Ancona
-
Udine | Il 5 e 6 dicembre 2024 ad Aquileia
Aquileia meta sostenibile, terra di cammini. La perla patrimonio Unesco si racconta in due convegni
-
Roma | A Roma fino al 3 febbraio
Pellegrini di speranza grazie all'arte. Al Pantheon l’Oculus-Spei di Annalaura di Luggo
-
Roma | Dal 12 dicembre al 23 febbraio
Roma, tra eterno e contemporaneo, negli scatti di Gabriele Basilico a Palazzo Altemps
-
Roma | Dal 7 dicembre a Palazzo Chigi di Ariccia
Bernini e la pittura del Seicento, una storia da riscoprire