Un dipinto sotto la Madonna zingara della Galleria Corsini
La Madonna del latte di Murillo e quella "sorpresa" racchiusa nel restauro
Bartolomé Esteban Murillo, Madonna del Latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm | Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma
Samantha De Martin
27/01/2021
Roma - Uno sguardo intenso, che commuove, racchiude tutta l’intimità familiare di una madre e del suo bambino.
Ha una forza espressiva rara la Madonna del latte dipinta intorno al 1675 da Bartolomé Esteban Murillo, capolavoro della Galleria Corsini di Roma, oggetto di un recente restauro che ha regalato agli addetti ai lavori una scoperta inattesa.
La figura della Madonna, che nel 1851 stregò Gustave Flaubert - che si disse “innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini” - nasconde la sagoma di un santo - quasi sicuramente un San Francesco in preghiera - in fase avanzata di esecuzione.
“Il riuso delle tele non è una novità - spiega Alessandro Cosma, curatore delle Gallerie e responsabile dell’intervento -. Ma qui l’eccezionalità sta nell’impiego di parti appartenenti a una figura precedente riusate come base per il nuovo quadro, come le pieghe del saio del santo che formano il panneggio della gamba della Madonna”.
“La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti” scriveva Flaubert che oggi avrebbe un motivo in più per ammirare il dipinto, conosciuto anche come Madonna zingara per via di quella narrazione familiare, così sacra e popolana al tempo stesso, che lega Vergine e Bambino.
Bartolomé Esteban Murillo, Dettaglio, Madonna del latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Roma, Galleria Corsini
Ed in effetti, di fronte all’opera, che fu tra le più ricercate e ammirate nell’Ottocento, anche il visitatore moderno interromperebbe il suo incedere, trattenendo il respiro per non disturbare il prezioso momento dell’allattamento, cui alludono le vesti appena scostate sul seno di Maria.
Il restauro del capolavoro frutto del pennello barocco del Siglo de Oro è stato avviato dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica a ottobre 2020, grazie ai fondi museali e al contributo dei proventi raccolti con la vendita del Vino Civitas, iniziativa promossa dall’Associazione Civita in collaborazione con la Tenuta Caparzo di Montalcino.
Quello condotto da Alessandra Percoco, del laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, diretto da Chiara Merucci, è il terzo intervento documentato sulla tela, dopo alcuni lavori ottocenteschi e un restauro degli anni Novanta del Novecento.
Una serie di indagini diagnostiche, dalla riflettografia IR alla fluorescenza a raggi X (XRF), hanno accompagnato l’accurata opera di pulitura finalizzata a liberare la tela da vernici ossidate e vecchi ritocchi. Ma i lavori di restauro, come quelli di ricerca, non finiscono qui. E chissà che la Madonna zingara, con la sua avvincente storia collezionistica, non riveli altri segreti.
Ma per saperne di più bisognerà aspettare aprile, quando tutte le novità saranno oggetto di una presentazione a Palazzo Barberini.
Bartolomé Esteban Murillo, Radiografia, Madonna del latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Roma, Galleria Corsini
Leggi anche:
• Viaggi d'arte: a Siviglia con Murillo
Ha una forza espressiva rara la Madonna del latte dipinta intorno al 1675 da Bartolomé Esteban Murillo, capolavoro della Galleria Corsini di Roma, oggetto di un recente restauro che ha regalato agli addetti ai lavori una scoperta inattesa.
La figura della Madonna, che nel 1851 stregò Gustave Flaubert - che si disse “innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini” - nasconde la sagoma di un santo - quasi sicuramente un San Francesco in preghiera - in fase avanzata di esecuzione.
“Il riuso delle tele non è una novità - spiega Alessandro Cosma, curatore delle Gallerie e responsabile dell’intervento -. Ma qui l’eccezionalità sta nell’impiego di parti appartenenti a una figura precedente riusate come base per il nuovo quadro, come le pieghe del saio del santo che formano il panneggio della gamba della Madonna”.
“La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti” scriveva Flaubert che oggi avrebbe un motivo in più per ammirare il dipinto, conosciuto anche come Madonna zingara per via di quella narrazione familiare, così sacra e popolana al tempo stesso, che lega Vergine e Bambino.
Bartolomé Esteban Murillo, Dettaglio, Madonna del latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Roma, Galleria Corsini
Ed in effetti, di fronte all’opera, che fu tra le più ricercate e ammirate nell’Ottocento, anche il visitatore moderno interromperebbe il suo incedere, trattenendo il respiro per non disturbare il prezioso momento dell’allattamento, cui alludono le vesti appena scostate sul seno di Maria.
Il restauro del capolavoro frutto del pennello barocco del Siglo de Oro è stato avviato dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica a ottobre 2020, grazie ai fondi museali e al contributo dei proventi raccolti con la vendita del Vino Civitas, iniziativa promossa dall’Associazione Civita in collaborazione con la Tenuta Caparzo di Montalcino.
Quello condotto da Alessandra Percoco, del laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, diretto da Chiara Merucci, è il terzo intervento documentato sulla tela, dopo alcuni lavori ottocenteschi e un restauro degli anni Novanta del Novecento.
Una serie di indagini diagnostiche, dalla riflettografia IR alla fluorescenza a raggi X (XRF), hanno accompagnato l’accurata opera di pulitura finalizzata a liberare la tela da vernici ossidate e vecchi ritocchi. Ma i lavori di restauro, come quelli di ricerca, non finiscono qui. E chissà che la Madonna zingara, con la sua avvincente storia collezionistica, non riveli altri segreti.
Ma per saperne di più bisognerà aspettare aprile, quando tutte le novità saranno oggetto di una presentazione a Palazzo Barberini.
Bartolomé Esteban Murillo, Radiografia, Madonna del latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Roma, Galleria Corsini
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