Il restauro della Tomba di Giulio II
Michelangelo scultore della luce

Soprintendenza Speciale Area Archeologica di Roma |
Mausoleo di Giulio II, Michelangelo Buonarroti.
Francesca Grego
25/01/2017
Roma - Torna a splendere nella Basilica di San Pietro in Vincoli la Tomba di Giulio II. Grazie all’attenta opera di restauro condotta da Antonio Forcellino e a un nuovo progetto di illuminazione, il capolavoro di Michelangelo si mostra ai visitatori com’era nel 1545, anno della sua inaugurazione. I colori del marmo di Carrara scelto dallo stesso artista, le diverse finiture della superficie, che conferiscono alle sculture effetti pittorici insieme a una plastica tridimensionalità, risaltano finalmente nella luce delle loro origini.
Una finestra murata nel 1875 per far posto all’edificio della facoltà di ingegneria dell’Università La Sapienza aveva fortemente alterato la percezione dell’opera, concepita dal suo autore con inusitata attenzione verso l’aspetto luministico: scartata la basilica di Santa Maria del Popolo, perché non vi era “lume a proposito”, Michelangelo fece aprire un grande arco nel transetto destro di San Pietro in Vincoli, in modo che i raggi del sole giungessero anche dal retro del monumento, con un effetto di tridimensionalità che anticipava il Barocco.
Furono strettamente legati all’illuminazione anche il trattamento, lustro o levigante, scelto per le diverse superfici del marmo, il lavoro scultoreo, iniziato in laboratorio ma definito in loco, e la struttura stessa del Mausoleo, in cui ciascuna figura si rapporta alle fonti luminose in base a precisi criteri di ordine artistico e simbolico.
Un impianto elettronico ad altissima resa cromatica, progettato da Mario Nanni con lampade Viabizzuno, restituisce ora al monumento la luce naturale nella quale fu immaginato e realizzato da Buonarroti, seguendo le variazioni dei raggi solari nel quartiere Monti in base alle ore del giorno. Il celebre Mosè, le statue della Vita Attiva e della Vita Contemplativa, l’effigie del Pontefice, di cui è stata confermata l’autografia michelangiolesca, e le figure sbozzate dal Maestro e completate da Raffaello da Montelupo, sono dunque visibili in tutta la loro raffinata ricchezza chiaroscurale, che fa di Michelangelo lo Scultore della Luce.
Oltre alle scoperte riguardanti il modus operandi dello scultore, durante i lavori è stato possibile rintracciare una fonte iconografica per il Mausoleo, caso unico nella carriera dell’artista.
Si tratta di un affresco raffigurante la Maddalena, realizzato da Antonello da Caravaggio in San Silvestro al Quirinale, che con ogni probabilità ha costituito il modello della Vita Attiva. Questo particolare mostra tutta la vicinanza dello scultore toscano agli Spirituali della principessa Vittoria Colonna, che proprio nella chiesa di San Silvestro si riunivano, e alle loro istanze innovatrici di mediazione tra Chiesa e Riforma: Maria di Magdala era infatti considerata dagli Spirituali un simbolo di rinnovamento.
Restauro e ricerche sono stati realizzati grazie al contributo del Gioco del Lotto.
Una finestra murata nel 1875 per far posto all’edificio della facoltà di ingegneria dell’Università La Sapienza aveva fortemente alterato la percezione dell’opera, concepita dal suo autore con inusitata attenzione verso l’aspetto luministico: scartata la basilica di Santa Maria del Popolo, perché non vi era “lume a proposito”, Michelangelo fece aprire un grande arco nel transetto destro di San Pietro in Vincoli, in modo che i raggi del sole giungessero anche dal retro del monumento, con un effetto di tridimensionalità che anticipava il Barocco.
Furono strettamente legati all’illuminazione anche il trattamento, lustro o levigante, scelto per le diverse superfici del marmo, il lavoro scultoreo, iniziato in laboratorio ma definito in loco, e la struttura stessa del Mausoleo, in cui ciascuna figura si rapporta alle fonti luminose in base a precisi criteri di ordine artistico e simbolico.
Un impianto elettronico ad altissima resa cromatica, progettato da Mario Nanni con lampade Viabizzuno, restituisce ora al monumento la luce naturale nella quale fu immaginato e realizzato da Buonarroti, seguendo le variazioni dei raggi solari nel quartiere Monti in base alle ore del giorno. Il celebre Mosè, le statue della Vita Attiva e della Vita Contemplativa, l’effigie del Pontefice, di cui è stata confermata l’autografia michelangiolesca, e le figure sbozzate dal Maestro e completate da Raffaello da Montelupo, sono dunque visibili in tutta la loro raffinata ricchezza chiaroscurale, che fa di Michelangelo lo Scultore della Luce.
Oltre alle scoperte riguardanti il modus operandi dello scultore, durante i lavori è stato possibile rintracciare una fonte iconografica per il Mausoleo, caso unico nella carriera dell’artista.
Si tratta di un affresco raffigurante la Maddalena, realizzato da Antonello da Caravaggio in San Silvestro al Quirinale, che con ogni probabilità ha costituito il modello della Vita Attiva. Questo particolare mostra tutta la vicinanza dello scultore toscano agli Spirituali della principessa Vittoria Colonna, che proprio nella chiesa di San Silvestro si riunivano, e alle loro istanze innovatrici di mediazione tra Chiesa e Riforma: Maria di Magdala era infatti considerata dagli Spirituali un simbolo di rinnovamento.
Restauro e ricerche sono stati realizzati grazie al contributo del Gioco del Lotto.
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