Nel bicentenario della morte, una mostra ai Mercati di Traiano fino al 30 maggio
Napoleone e Roma, tra mito e sogno
Charles Lock Eastlake, Il Foro di Traiano dopo gli scavi dei Francesi, Olio su tela, 1820-1830 circa, Roma, Museo di Roma | Foto: © Alfredo Valeriani | Courtesy Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Samantha De Martin
04/02/2021
Roma - Da un lato il politico acuto, il condottiero, l’imperatore. Dall’altra l’uomo devoto all’antico con, nel cuore, il mito di Roma, città che non incontrò mai da vicino, ma che volle celebrare come una seconda Parigi, applicando quei criteri di ordine urbanistico che avrebbero dovuto trasformarla in una seconda Ville Lumière.
Nell’anno in cui ricorre il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, morto sull'Isola di Sant'Elena il 5 maggio 1821, i Mercati di Traiano riaprono al pubblico con una mostra corale che ripercorre il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.
Perché una mostra su Napoleone ai Mercati di Traiano?
La location del percorso espositivo, aperto al pubblico fino al prossimo 30 maggio, trova la sua motivazione in un intervento promosso tra il 1811 e il 1814 dallo stesso governo napoleonico che, proprio nell’area archeologica dei Fori Imperiali, promosse una serie di scavi finalizzati a liberare l’area a sud della Colonna di Traiano, presa già a modello per la realizzazione della Colonna Vendôme a Parigi. D’altra parte la città eterna, seconda solo a Parigi per volontà dello stesso imperatore, era stata annessa all’Impero dal 1809 al 1814.
Ispirarsi alla Roma Imperiale in ogni suo aspetto per celebrare la magnificenza di Napoleone e della sua famiglia divenne ben presto una consuetudine che implicò l’uso di un linguaggio di propaganda ispirato all’antico, con la rappresentazione dell’Imperatore come erede dei grandi condottieri del passato, da Alessandro Magno a Giulio Cesare, e persino come eroe e divinità dell’antica Grecia.
“Un punto nodale dell’esposizione - commenta la curatrice Nicoletta Bernacchio - è rappresentato dai lavori di valorizzazione intorno alla Colonna Traiana. Napoleone avrebbe voluto sostituire la fossa maleodorante che circondava il monumento, con una grande piazza ellittica, che però non fu mai realizzata in seguito al ritrovamento di sculture antiche".
Da quello che rimase solo un progetto si passò poi alla grande area archeologica come la vediamo oggi, opera di Pietro Bianchi (architetto che realizzò anche Piazza del Plebiscito a Napoli).
François Gérard, Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, Olio su tela, 1805, Ajaccio, Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts | Courtesy Reunion des Musees Nationaux – Grand Palais
Alberi o obelischi?
La mostra segue, nel complesso, un percorso agile, anche se a tratti il visitatore fatica un po' a orientarsi tra le numerose sculture, i dipinti, le stampe, le medaglie, le gemme provenienti dalle Collezioni Capitoline e da importanti musei italiani ed esteri. L’idea dell’installazione del giardino napoleonico, una scatola specchiata attraversata da cipressi, a tracciare una sorta di boulevard che accoglie il pubblico prima di affidarlo alle tre macro-sezioni con oltre cento opere, è una scelta brillante che rende più intenso e naturale il dialogo con gli spazi antichi del monumento.
Racconta un aneddoto che durante le sessioni di posa Napoleone avrebbe chiesto ad Antonio Canova, giunto a Parigi per eseguire il ritratto, se a Roma vi fosse l'abitudine di piantare alberi per le vie e per le piazze, come in Francia. Domanda alla quale Canova avrebbe risposto, pieno di orgoglio, che a Roma si preferiva piuttosto piantare obelischi. Una battuta esplicativa del culto per il passato e le antichità, contrapposto alle più moderne tendenze urbanistiche parigine che raccomandavano spazi verdi in città per rendere l’aria più salubre e l’ambiente più gradevole a cittadini e forestieri.
Da qui la sfida degli architetti Stefano Balzanetti, Simone Bove, Alessandro Di Mario, Eleonora Giuliani che hanno curato l'allestimento per wise design, di affidare al rigoglioso boulevard che gravita al centro della mostra l’aneddotico ricordo di quel contatto, ma anche la volontà di Napoleone, di conferire un ordine alla città di Roma.
Antonio Canova, Busto di Pio VII, marmo, 1807, Roma, Musei Capitolini, Protomoteca Capitolina - Archivio Fotografico dei Musei Capitolini | Foto: © Alfredo Valeriani | Courtesy Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Un percorso in tre macro-sezioni
Dopo questa sorta di pausa nostalgica che accentua l'inconsistenza di quella che sarebbe rimasta solo un’idea, il percorso invita a frugare tra tre interessanti filoni, utili a comprendere l’attrazione esercitata dalla città sull'imperatore.
Opere antiche e moderne che tessono il percorso biografico di Napoleone, raccogliendone, al tempo stesso, i modelli e i riferimenti culturali, scandiscono la prima macro-sezione incentrata sul rapporto tra Bonaparte e il mondo classico, dalla formazione alla divinizzazione dell’eroe, considerato anche un santo e un taumaturgo, come rappresentato dal celebre dipinto di A.J. Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, in mostra attraverso l’incisione di A.C. Masson.
Il bronzo che ritrae Alessandro Magno a cavallo dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e quello, monumentale, di Lorenzo Bartolini con Napoleone I ritratto all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano, in prestito dal Louvre, colpiscono.
Lorenzo Bartolini, Busto di Napoleone I Imperatore, bronzo, 1805, Parigi Louvre, Musée du Louvre, Département des Sculptures | Courtesy Reunion des Musees Nationaux – Grand Palais
“Questa mostra prende spunto da Napoleone per parlare dell’antico” commenta Simone Pastor, uno dei curatori.
La seconda macro-sezione illumina invece sul rapporto di Napoleone con l’Italia e con Roma. Ed eccoli i due ritratti di Napoleone dalla Galleria d’Arte Moderna e dal Museo del Risorgimento di Milano, che introducono all’imponente programma di trasformazione urbana che il Governo Napoleonico voleva applicare a Roma, riassunto appunto nell’istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi.
Piace di questa sezione il Busto di Pio VII dai Musei Capitolini, realizzato da Antonio Canova, protagonista del panorama artistico romano (e non solo) del tempo, esposto nella sala dedicata al complesso rapporto che Napoleone ebbe con il Papato e con la religione.
L’approfondimento sullo scavo della Basilica Ulpia attraversa le incisioni di Giuseppe Vasi, Angelo Uggeri, Giovan Battista Cipriani, nonché i tre progetti - esposti eccezionalmente e per la prima volta - redatti nel 1812 da Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese, in prestito dall’Accademia di San Luca. Illustrano le tappe che portarono alla scoperta delle strutture della Basilica Ulpia e alle celebri statue di Daci, esposte nella collezione permanente del Museo, riunite per la prima volta accanto a sculture provenienti dall’area e oggi conservate nei Musei Vaticani.
I simboli e le icone antiche riprese nell’epopea napoleonica - primo tra tutti il modello dell’aquila romana - ma anche la Campagna d’Egitto, impresa militare e culturale al tempo stesso, rivelatasi fondamentale per Napoleone nell’approccio all’antico, scorrono al piano superiore nella terza macro-sezione della mostra. Seguiamo il generale Bonaparte alle Piramidi, e ancora lo vediamo su un dromedario, dall’Egitto a Babilionia, sulle orme di Alessandro Magno. A celebrarlo sono le cinque lastre del fregio con Il Trionfo di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, nella versione conservata nei Musei Civici di Pavia e derivata dal fregio eseguito dallo scultore per il Palazzo del Quirinale nel 1812 (che Napoleone non abitò mai).
Un maestoso Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, opera di François Gérard del 1805, conservato nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio, chiude il percorso. Rappresenta Napoleone al suo apice, avvolto dalla gloria. Prima dell'ardua sentenza dei posteri.
Statuetta di Alessandro Magno a cavallo, bronzo, I sec. a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale | Foto: © Giorgio Albano | © su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
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• Napoleone e il mito di Roma
Nell’anno in cui ricorre il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, morto sull'Isola di Sant'Elena il 5 maggio 1821, i Mercati di Traiano riaprono al pubblico con una mostra corale che ripercorre il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.
Perché una mostra su Napoleone ai Mercati di Traiano?
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Da quello che rimase solo un progetto si passò poi alla grande area archeologica come la vediamo oggi, opera di Pietro Bianchi (architetto che realizzò anche Piazza del Plebiscito a Napoli).
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La mostra segue, nel complesso, un percorso agile, anche se a tratti il visitatore fatica un po' a orientarsi tra le numerose sculture, i dipinti, le stampe, le medaglie, le gemme provenienti dalle Collezioni Capitoline e da importanti musei italiani ed esteri. L’idea dell’installazione del giardino napoleonico, una scatola specchiata attraversata da cipressi, a tracciare una sorta di boulevard che accoglie il pubblico prima di affidarlo alle tre macro-sezioni con oltre cento opere, è una scelta brillante che rende più intenso e naturale il dialogo con gli spazi antichi del monumento.
Racconta un aneddoto che durante le sessioni di posa Napoleone avrebbe chiesto ad Antonio Canova, giunto a Parigi per eseguire il ritratto, se a Roma vi fosse l'abitudine di piantare alberi per le vie e per le piazze, come in Francia. Domanda alla quale Canova avrebbe risposto, pieno di orgoglio, che a Roma si preferiva piuttosto piantare obelischi. Una battuta esplicativa del culto per il passato e le antichità, contrapposto alle più moderne tendenze urbanistiche parigine che raccomandavano spazi verdi in città per rendere l’aria più salubre e l’ambiente più gradevole a cittadini e forestieri.
Da qui la sfida degli architetti Stefano Balzanetti, Simone Bove, Alessandro Di Mario, Eleonora Giuliani che hanno curato l'allestimento per wise design, di affidare al rigoglioso boulevard che gravita al centro della mostra l’aneddotico ricordo di quel contatto, ma anche la volontà di Napoleone, di conferire un ordine alla città di Roma.
Antonio Canova, Busto di Pio VII, marmo, 1807, Roma, Musei Capitolini, Protomoteca Capitolina - Archivio Fotografico dei Musei Capitolini | Foto: © Alfredo Valeriani | Courtesy Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Un percorso in tre macro-sezioni
Dopo questa sorta di pausa nostalgica che accentua l'inconsistenza di quella che sarebbe rimasta solo un’idea, il percorso invita a frugare tra tre interessanti filoni, utili a comprendere l’attrazione esercitata dalla città sull'imperatore.
Opere antiche e moderne che tessono il percorso biografico di Napoleone, raccogliendone, al tempo stesso, i modelli e i riferimenti culturali, scandiscono la prima macro-sezione incentrata sul rapporto tra Bonaparte e il mondo classico, dalla formazione alla divinizzazione dell’eroe, considerato anche un santo e un taumaturgo, come rappresentato dal celebre dipinto di A.J. Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, in mostra attraverso l’incisione di A.C. Masson.
Il bronzo che ritrae Alessandro Magno a cavallo dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e quello, monumentale, di Lorenzo Bartolini con Napoleone I ritratto all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano, in prestito dal Louvre, colpiscono.
Lorenzo Bartolini, Busto di Napoleone I Imperatore, bronzo, 1805, Parigi Louvre, Musée du Louvre, Département des Sculptures | Courtesy Reunion des Musees Nationaux – Grand Palais
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La seconda macro-sezione illumina invece sul rapporto di Napoleone con l’Italia e con Roma. Ed eccoli i due ritratti di Napoleone dalla Galleria d’Arte Moderna e dal Museo del Risorgimento di Milano, che introducono all’imponente programma di trasformazione urbana che il Governo Napoleonico voleva applicare a Roma, riassunto appunto nell’istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi.
Piace di questa sezione il Busto di Pio VII dai Musei Capitolini, realizzato da Antonio Canova, protagonista del panorama artistico romano (e non solo) del tempo, esposto nella sala dedicata al complesso rapporto che Napoleone ebbe con il Papato e con la religione.
L’approfondimento sullo scavo della Basilica Ulpia attraversa le incisioni di Giuseppe Vasi, Angelo Uggeri, Giovan Battista Cipriani, nonché i tre progetti - esposti eccezionalmente e per la prima volta - redatti nel 1812 da Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese, in prestito dall’Accademia di San Luca. Illustrano le tappe che portarono alla scoperta delle strutture della Basilica Ulpia e alle celebri statue di Daci, esposte nella collezione permanente del Museo, riunite per la prima volta accanto a sculture provenienti dall’area e oggi conservate nei Musei Vaticani.
I simboli e le icone antiche riprese nell’epopea napoleonica - primo tra tutti il modello dell’aquila romana - ma anche la Campagna d’Egitto, impresa militare e culturale al tempo stesso, rivelatasi fondamentale per Napoleone nell’approccio all’antico, scorrono al piano superiore nella terza macro-sezione della mostra. Seguiamo il generale Bonaparte alle Piramidi, e ancora lo vediamo su un dromedario, dall’Egitto a Babilionia, sulle orme di Alessandro Magno. A celebrarlo sono le cinque lastre del fregio con Il Trionfo di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, nella versione conservata nei Musei Civici di Pavia e derivata dal fregio eseguito dallo scultore per il Palazzo del Quirinale nel 1812 (che Napoleone non abitò mai).
Un maestoso Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, opera di François Gérard del 1805, conservato nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio, chiude il percorso. Rappresenta Napoleone al suo apice, avvolto dalla gloria. Prima dell'ardua sentenza dei posteri.
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