Alla Galleria Corsini capolavori a confronto fino al 2 febbraio
Per la prima volta a Roma i ritratti e le nature morte di Geo Poletti
Jusepe de Ribera, Democrito, 1615-1618 circa, Olio su tela, 100 x 126.7 cm, Collezione Poletti |Foto: © Alberto Novelli | Courtesy Galleria Corsini
Samantha De Martin
24/10/2019
Roma - L’adesione alla “pittura di realtà” e al naturalismo caravaggesco, in tutte le sue declinazioni già note o ancora da scoprire. Si dipana seguendo questo il filo la mostra in corso fino al 2 febbraio nelle sale della Galleria Corsini, che pone al centro l’esplorazione del collezionismo, inteso come pratica, ma anche come categoria culturale. «Tema costitutivo e identitario delle Gallerie Nazionali di Roma» come spiega la direttrice Flaminia Gennari Santori.
Per la prima volta nella capitale sono esposte le più significative nature morte della collezione dello storico dell’arte, pittore e collezionista milanese Geo Poletti, che compose la sua raccolta a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.
A queste si affiancano altri quattro dipinti messi a confronto con alcune opere delle Gallerie Nazionali, solitamente non esposte al pubblico, e un’opera proveniente dal Museo nazionale di Varsavia.
In tutto 28 capolavori che cercano di indagare relazioni, scambi, intrecci tra opere e artisti, anche inaspettati.
Partendo dalla “Galleria del Cardinale” - che accoglie il Democrito di Jusepe de Ribera, realizzato dal pittore spagnolo di passaggio da Roma a Napoli, tra il 1615 e 1618 e appartenente alla collezione di Geo Poletti - il percorso espositivo prosegue nella “Camera verde”. Qui la Maddalena penitente della collezione Poletti, ascritta al contesto spagnolo prossimo a Velázquez, suscita stupore per la sua ostentata nudità.
La rappresentazione dell’uva e della vite ne il Bacco e il fauno della collezione Poletti e nel Fauno con uva e flauto delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini introducono il tema delle “nature morte”, approfondito nell’adiacente “Sala Blu”.
In questa stanza i frutti e gli animali, che si stagliano nella penombra con una minuziosità fotografica e una consistenza illusionistica che accresce il senso di attesa e di irrealtà, accomunano le opere più significative della collezione Poletti, esposte nella sala quasi tutte senza cornice, secondo il gusto del loro collezionista.
Le due nature morte raffiguranti Vasi di fiori e frutta, attribuite da Poletti allo stesso Caravaggio, dialogano con la Natura morta con tuberosa di pittore caravaggesco, custodita nella collezione delle Gallerie Nazionali e solitamente non esposta al pubblico.
La mostra termina nella “Saletta”, dove per la prima volta sono affiancate insieme le tre versioni del Pescivendolo che sventra una rana pescatrice provenienti dalla collezione milanese, dalle raccolte delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini e dal Museo nazionale di Varsavia. Per l’occasione viene restituito il contesto di provenienza e offerta una lettura inedita delle opere anche grazie anche alle indagini diagnostiche effettuate in occasione della mostra.
Dietro la genesi delle tele si nasconde un vero e proprio enigma. Un umile pescatore, intento a estrarre le viscere di un pesce, viene ritratto nella scena in questione come nobilitato, quasi come in un “ritratto all’eroica”. Stupisce inoltre la rarirà del tema sul quale si soffermano tre mani diverse della stessa epoca. Un tema che non appartiene al genere della natura morta, ma a quello della pittura di realtà.
In occasione della mostra a cura di Paola Nicita, è previsto un ciclo di visite animate dedicate ai bambini dai 5 ai 10 anni, mentre per gli adulti, ogni giovedì, per tutta la durata dell’esposizione, sono previste visite guidate gratuite previo acquisto del biglietto.
Leggi anche:
• Il trionfo dei sensi. A Palazzo Barberini un inedito dialogo tra Mattia e Gregorio Preti
• Robert Mapplethorpe: l'obiettivo sensibile
Per la prima volta nella capitale sono esposte le più significative nature morte della collezione dello storico dell’arte, pittore e collezionista milanese Geo Poletti, che compose la sua raccolta a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.
A queste si affiancano altri quattro dipinti messi a confronto con alcune opere delle Gallerie Nazionali, solitamente non esposte al pubblico, e un’opera proveniente dal Museo nazionale di Varsavia.
In tutto 28 capolavori che cercano di indagare relazioni, scambi, intrecci tra opere e artisti, anche inaspettati.
Partendo dalla “Galleria del Cardinale” - che accoglie il Democrito di Jusepe de Ribera, realizzato dal pittore spagnolo di passaggio da Roma a Napoli, tra il 1615 e 1618 e appartenente alla collezione di Geo Poletti - il percorso espositivo prosegue nella “Camera verde”. Qui la Maddalena penitente della collezione Poletti, ascritta al contesto spagnolo prossimo a Velázquez, suscita stupore per la sua ostentata nudità.
La rappresentazione dell’uva e della vite ne il Bacco e il fauno della collezione Poletti e nel Fauno con uva e flauto delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini introducono il tema delle “nature morte”, approfondito nell’adiacente “Sala Blu”.
In questa stanza i frutti e gli animali, che si stagliano nella penombra con una minuziosità fotografica e una consistenza illusionistica che accresce il senso di attesa e di irrealtà, accomunano le opere più significative della collezione Poletti, esposte nella sala quasi tutte senza cornice, secondo il gusto del loro collezionista.
Le due nature morte raffiguranti Vasi di fiori e frutta, attribuite da Poletti allo stesso Caravaggio, dialogano con la Natura morta con tuberosa di pittore caravaggesco, custodita nella collezione delle Gallerie Nazionali e solitamente non esposta al pubblico.
La mostra termina nella “Saletta”, dove per la prima volta sono affiancate insieme le tre versioni del Pescivendolo che sventra una rana pescatrice provenienti dalla collezione milanese, dalle raccolte delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini e dal Museo nazionale di Varsavia. Per l’occasione viene restituito il contesto di provenienza e offerta una lettura inedita delle opere anche grazie anche alle indagini diagnostiche effettuate in occasione della mostra.
Dietro la genesi delle tele si nasconde un vero e proprio enigma. Un umile pescatore, intento a estrarre le viscere di un pesce, viene ritratto nella scena in questione come nobilitato, quasi come in un “ritratto all’eroica”. Stupisce inoltre la rarirà del tema sul quale si soffermano tre mani diverse della stessa epoca. Un tema che non appartiene al genere della natura morta, ma a quello della pittura di realtà.
In occasione della mostra a cura di Paola Nicita, è previsto un ciclo di visite animate dedicate ai bambini dai 5 ai 10 anni, mentre per gli adulti, ogni giovedì, per tutta la durata dell’esposizione, sono previste visite guidate gratuite previo acquisto del biglietto.
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