Fino al 26 aprile da Bulgari in via Condotti

Roma madre dell’arte. Bulgari festeggia il Natale della città eterna con una mostra dedicata ai futuristi

Giacomo Balla, Linee di velocità + cielo + rumore, 1914, Pastello su cartone, 28.5 x 26 cm
 

Samantha De Martin

18/04/2024

Roma - Il rapido passaggio di un’automobile in corsa, distinguibile solo attraverso le ruote, al centro di un vorticoso movimento che si espande da destra verso sinistra, interrotto da incroci di linee rette, arricchisce di vibrazioni una parete della Boutique Bulgari in via Condotti 10, nel cuore di Roma.
Non lontano da qui, in via Nazionale, Giacomo Balla nel 1913 osservava il tumultoso via vai delle auto inserendo nella sua tempera su carta da spolvero la corsa di una di quelle macchine viste di profilo. Nasceva così Velocità d’automobile+luce-studio, una delle tredici opere della mostra “Roma madre dell’arte”, l’omaggio di Bulgari e della galleria romana Futurism&Co alla città eterna in occasione del suo Natale che ricorre il 21 aprile.

Fino al 26 aprile i clienti della Boutique, ma anche appassionati e passanti potranno apprezzare una ricca selezione di opere d’arte di alcuni esponenti dell’avanguardia futurista del primo Novecento come Giacomo Balla e Fortunato Depero, maestri della corrente astrattista come Pietro Dorazio e Achille Perilli e della Scuola di Piazza del Popolo come Tano Festa.

Questi protagonisti sono accomunati dall'aver celebrato Roma, ciascuno attraverso una propria, differente, ricerca stilistica e pittorica. Anche Bulgari e Giacomo Balla condividono un legame particolare con la città eterna: i tre millenni di arte e civiltà di Roma sono stati per la Maison una costante fonte di ispirazione per la creazione di gioielli da sogno. L’artista vi si trasferì da Torino nel 1895, appena un anno dopo l’apertura, da parte del capostipite Sotirio, della boutique in via Condotti 28.


Fortunato Depero, Scomposizioni + volumi di danza, Ballerina, 1915, Biacca e carboncino su carta-zucchero azzurra, 26 x 37 cm

Oltre che dalla bellezza paesaggistica il pittore si era lasciato ispirarere dall’avanguardia che nei primi anni del Novecento soffiava in città. Se il gioielliere romano ha rivoluzionato la gioielleria con accostamenti audaci di colore, Balla ha aperto la strada verso una moderna metodologia sperimentale delle tinte.

Una griglia attraversata da linee parallele, diagonali, orizzontali e verticali che si intersecano per creare una trama geometrica realizzata con colori vivaci e saturi apre il percorso. È il reticolo rosso di Piero Dorazio, opera simbolo per la sua ricerca pittorica iniziata insieme a Turcato e a Perilli nel gruppo Forma 1, negli anni Cinquanta. Accanto agli studi di velocità di Giacomo Balla, dove il dinamismo meccanico delle prime automobili che sfrecciano in via Nazionale viene rappresentato in forma astratta, c’è la Danza del fuoco dove i ballerini del Bal Tic-Tac si fondono in un movimento di danza, mentre un segno rosso allude alla fiamma. Anche il trentino Fortunato Depero omaggia Roma con la sua Ballerina dipinta in città nel 1915 mentre frequenta la casa del maestro Balla. Qui Depero conosce Clavel, in compagnia del quale si proietta in un mondo magico, grottesco, allegorico e teatrale. La sua Festa campestre, ambientata a Positano, è popolata da umani simili a manichini.

Ultima in mostra è l’opera di Sibò - come Filippo Tommaso Marinetti ribattezzò Pier Luigi Bossi - geometra e aeropittore che negli anni Trenta fu impegnato nell'Agro pontino. La boutique di Bulgari accoglie per l’occasione un’opera totale dove emerge la palude che, grazie al progresso e al contributo dell’uomo, lascia il posto alle città.
Nella sua grande tel, Dalle paludi alle città del 1930, il pubblico osserva la trasformazione della palude dell’Agro pontino in una città nuova. Questo tripudio di colori e linee geometriche dove si distinguono i campi coltivati, le vanghe, i mezzi agricoli, ma anche gli aerei in virata non può non ricordare La città che sale di Umberto Boccioni, oggi al MOMA di New York.
La struggente Rovine di Varsavia di Giulio Turcato ci accompagna in una città rasa al suolo dai bombardamenti, tra edifici sventrati, colori freddi e linee geometriche che comunicano un senso di smarrimento mentre Tano Festa con il suo Michelangelo e Paesaggio con maniglia ci riporta in una prospettiva pop tutta italiana contrapposta a quella americana degli anni Sessanta. Quest’ultimo lavoro venne realizzato quando Tano Festa condivideva uno studio con Renato Mambor in via Panisperna, a Roma, e la presenza di Mambor avvicinò Festa a Pino Pascali. Fu la morte di quest'ultimo a motivare questa tipologia di lavoro. Per omaggiare l’amico scomparso Festa realizzò una serie di opere, una delle quali in mostra, che rimandano ad alcune composizioni dell’amico pugliese.
A rimanere particolarmente impressa nel percorso espositivo è Paysage feminin di Enrico Prampolini, frutto del periodo del realismo astratto. Con l’idealismo cosmico la donna futurista si fa paesaggio, espressione di bellezza, maternità dell’esistente.