Fino all’11 giugno alla Real Academia de España en Roma
Un secolo senza Sorolla. Il pittore della luce in mostra per la prima volta a Roma
Joaquín Sorolla, Spiaggia di San Sebastian, 1900-1901, Olio su tavola, Museo Sorolla
Samantha De Martin
21/03/2023
Roma - C’è la Basilica di Santa Maria della Salute, a Venezia, e c’è una via italiana qualunque popolata da passanti con l’ombrello in una giornata di pioggia.
Le vedute delle brulicanti città italiane incrociano l’atmosfera intima dei caffè tra Roma e Parigi, il paesaggio, i monumenti diversi del belpaese, a enfatizzare i legami di Joaquín Sorolla con la penisola.
Così nel suo primo giorno di primavera Roma incontra per la prima volta i colori del maestro spagnolo. Fino all’11 giugno la Real Academia de España en Roma accoglie la prima mostra nella capitale interamente dedicata al pittore valenciano, acclamato, all’inizio del Novecento, come “il più grande pittore vivente al mondo.
Joaquín Sorolla, Una via in Italia, 1885, Olio su tavola, Fundación Museo Sorolla
A cento anni dalla morte dell’artista che intinse i suoi pennelli vibranti nella luce estiva e nel mare di Valencia, tra i giochi d'acqua nei giardini dell'Alhambra di Granada, nelle assolate atmosfere mediterranee, Roma accoglie il percorso Joaquín Sorolla, sprazzi di luce e colore, un’occasione per celebrare anche i 150 anni dell’Accademia. Ma soprattutto per ricordare le occasioni nelle quali il pittore della luce fu in Italia e a Roma, città che ebbe modo di conoscere tra il 1885 e il 1889, sovvenzionato dalla Diputación de Valencia.
Organizzata da Academia de España en Roma, Museo Sorolla e Fundación Museo Sorolla, Acción Cultural Española (AC/E), la mostra, curata da Blanca Pons-Sorolla e María López Fernández, dopo le tappe di Madrid, Valencia, Bilbao, Barcellona, approda nella capitale con una sezione appositamente ideata per l’Accademia. Tra le oltre 240 opere originali esposte, 205 sono dipinti a olio che Sorolla chiamava “macchie” o “note di colore”, conservate nel Museo Sorolla di Madrid.
Joaquín Sorolla, Spiagga di Valencia, 1904, Olio su imprimitura bianca, Museo Sorolla
Nel corso della sua vita il pittore arrivò a dipingere circa duemila quadri a olio su cartoni o tavolette di piccolissime dimensioni, che definiva generalmente “appunti”, ma che a volte chiamava “macchie” o “note di colore”. Si trattava di tavolette che potevano essere trasportate, insieme ai pennelli e ai tubi di colore, in scatole costruite appositamente, facilitando la pittura all’aria aperta. Se in un primo momento furono considerate opere intime, presto conquistarono il pubblico per la libertà creativa, oltre che per il germe di possibili nuove opere, e cominciarono a essere esposte e ammirate come rappresentative della sfera più personale e originale dell’artista.
Sorolla le utilizzava spesso come mero esercizio, o talvolta in correlazione alle idee per le sue composizioni. Solitamente di queste macchie era solito ricoprire intere pareti dello studio, appendendole con spilli, anche se ben presto cominciò a incorniciarle. Piccoli per dimensione, ma grandi per audacia, questi quadretti esprimono lo spirito della sua pittura.
Joaquín Sorolla, Bambino al mare, 1905, Olio su cartone, Museo Sorolla
Lo sviluppo della carriera del pittore ha inizio, alla Real Academia de España, nelle tre sale del piano terra con la mostra alla Galleria Georges Petit a Parigi nel 1906, seguita da un focus sulla maturità artistica, tra il 1904 e il 1911. Tra il 1909 e il 1911 arrivano le esposizioni americane, mentre il culmine della sua produzione avviene tra il 1912 e il 1919.
Al primo piano, il Salone dei Ritratti guida il pubblico attraverso la sezione ideata per questa occasione romana, dal titolo Sorolla, la Real Academia de España en Roma e le origini del piccolo formato. La serie di “note” dipinte in diversi luoghi d’Italia mettono in evidenza i legami del pittore con la penisola attraverso cinque soggetti : le vedute delle città italiane, gli studi degli artisti, i viaggi e l’atmosfera dei caffè tra Roma e Parigi, la rappresentazione dei monumenti, la composizione del paesaggio.
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare da martedì a domenica, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17.30).
Leggi anche:
• Joaquín Sorolla, sprazzi di luce e colore
• Cent'anni senza Joaquín Sorolla. Gli eventi da non perdere in Spagna
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Così nel suo primo giorno di primavera Roma incontra per la prima volta i colori del maestro spagnolo. Fino all’11 giugno la Real Academia de España en Roma accoglie la prima mostra nella capitale interamente dedicata al pittore valenciano, acclamato, all’inizio del Novecento, come “il più grande pittore vivente al mondo.
Joaquín Sorolla, Una via in Italia, 1885, Olio su tavola, Fundación Museo Sorolla
A cento anni dalla morte dell’artista che intinse i suoi pennelli vibranti nella luce estiva e nel mare di Valencia, tra i giochi d'acqua nei giardini dell'Alhambra di Granada, nelle assolate atmosfere mediterranee, Roma accoglie il percorso Joaquín Sorolla, sprazzi di luce e colore, un’occasione per celebrare anche i 150 anni dell’Accademia. Ma soprattutto per ricordare le occasioni nelle quali il pittore della luce fu in Italia e a Roma, città che ebbe modo di conoscere tra il 1885 e il 1889, sovvenzionato dalla Diputación de Valencia.
Organizzata da Academia de España en Roma, Museo Sorolla e Fundación Museo Sorolla, Acción Cultural Española (AC/E), la mostra, curata da Blanca Pons-Sorolla e María López Fernández, dopo le tappe di Madrid, Valencia, Bilbao, Barcellona, approda nella capitale con una sezione appositamente ideata per l’Accademia. Tra le oltre 240 opere originali esposte, 205 sono dipinti a olio che Sorolla chiamava “macchie” o “note di colore”, conservate nel Museo Sorolla di Madrid.
Joaquín Sorolla, Spiagga di Valencia, 1904, Olio su imprimitura bianca, Museo Sorolla
Nel corso della sua vita il pittore arrivò a dipingere circa duemila quadri a olio su cartoni o tavolette di piccolissime dimensioni, che definiva generalmente “appunti”, ma che a volte chiamava “macchie” o “note di colore”. Si trattava di tavolette che potevano essere trasportate, insieme ai pennelli e ai tubi di colore, in scatole costruite appositamente, facilitando la pittura all’aria aperta. Se in un primo momento furono considerate opere intime, presto conquistarono il pubblico per la libertà creativa, oltre che per il germe di possibili nuove opere, e cominciarono a essere esposte e ammirate come rappresentative della sfera più personale e originale dell’artista.
Sorolla le utilizzava spesso come mero esercizio, o talvolta in correlazione alle idee per le sue composizioni. Solitamente di queste macchie era solito ricoprire intere pareti dello studio, appendendole con spilli, anche se ben presto cominciò a incorniciarle. Piccoli per dimensione, ma grandi per audacia, questi quadretti esprimono lo spirito della sua pittura.
Joaquín Sorolla, Bambino al mare, 1905, Olio su cartone, Museo Sorolla
Lo sviluppo della carriera del pittore ha inizio, alla Real Academia de España, nelle tre sale del piano terra con la mostra alla Galleria Georges Petit a Parigi nel 1906, seguita da un focus sulla maturità artistica, tra il 1904 e il 1911. Tra il 1909 e il 1911 arrivano le esposizioni americane, mentre il culmine della sua produzione avviene tra il 1912 e il 1919.
Al primo piano, il Salone dei Ritratti guida il pubblico attraverso la sezione ideata per questa occasione romana, dal titolo Sorolla, la Real Academia de España en Roma e le origini del piccolo formato. La serie di “note” dipinte in diversi luoghi d’Italia mettono in evidenza i legami del pittore con la penisola attraverso cinque soggetti : le vedute delle città italiane, gli studi degli artisti, i viaggi e l’atmosfera dei caffè tra Roma e Parigi, la rappresentazione dei monumenti, la composizione del paesaggio.
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare da martedì a domenica, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17.30).
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