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Faccia a faccia con Lee Miller, fotografa surrealista dalle mille vite

Lee Miller, Maschere antincendio. Downshire Hill, Londra, Inghilterra, 194. Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. Leemiller.co.uk
 

Francesca Grego

02/10/2025

Torino - Mentre Man Ray incanta Milano nella mostra da poco inaugurata a Palazzo Reale, la sua musa, modella, allieva, compagna e amica Lee Miller conquista Torino con un’esposizione altrettanto ambiziosa nella sede di Camera - Centro Italiano per la Fotografia, che con questo progetto festeggia i suoi primi dieci anni di attività. Curata dal direttore artistico di Camera Walter Guadagnini, Lee Miller. Opere 1930-1955 porta in Italia oltre 160 immagini, tutte provenienti dagli archivi della celebre fotografa americana. Scatti iconici accanto a foto pressoché inedite, scelte per restituire il ritratto di un talento dalle molteplici sfaccettature e dalle mille vite: artista vicina al Surrealismo e tra le prime inviate di guerra insieme alla collega Margaret Bourke-White, fashion photographer e reporter nei campi di concentramento, musa delle avanguardie, viaggiatrice instancabile, audace sperimentatrice, donna determinata, sovversiva, curiosa, ironica e camaleontica. 

“Per quanto mi riguardava, tutti i quadri erano già stati dipinti. Fu così che diventai una fotografa”. Così Lee descrive la scelta che le cambiò la vita, quando, ventiduenne, si trasferì a Parigi da New York per diventare l’assistente di Man Ray, che dal canto suo non aveva alcuna voglia di avere allievi tra i piedi. Lei si fece valere e al maestro non andò poi così male: oltre a dare inizio a una travolgente storia d’amore, il loro incontro fu all’origine di immagini che sono pietre miliari nella storia della fotografia, nonché della nuova tecnica della solarizzazione, un’invenzione di forte impatto che per molto tempo è stata attribuita a Man Ray in via esclusiva.   


Lee Miller, Irmgard Seefried, cantante d'opera, mentre canta un'aria di Madama Butterfly, Opera House, Vienna, Austria, 1945 © Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk

La mostra torinese ripercorre le mille vite di Lee Miller a partire da una sezione dedicata a ritratti e autoritratti, che le riassume tutte: la mannequin che si fotografa da sé a New York, prima di intraprendere l’avventura parigina, gli scatti creativi del periodo surrealista, che giocano con il corpo e con gli archetipi, le immagini da inviata di guerra, che culminano con la celebre foto di Lee nuda nel bagno di Hitler al termine dell’incubo bellico, e infine il riposo nella casa di campagna del Sussex, dopo oltre un ventennio di frenetica attività. 

E poi gli scatti surrealisti, le foto degli amici artisti - Man Ray, Picasso, Paul e Nitsch Eluard, Max Ernst, Leonora Carrington, ma anche Lucian Freud, Saul Steinberg e un giovanissimo Richard Hamilton, che frequentano la casa di Lee e del suo ultimo marito Roland Penrose in Inghilterra - nonché le immagini realizzate in Egitto, dove Lee si trasferisce nel ‘34 dopo aver sposato Aziz Eloui Bey e smette di fotografare per quasi un anno, riprendendo con capolavori come Ritratto dello spazio, che si dice abbia ispirato il celebre Bacio di Magritte


Lee Miller, Ritratto dello spazio. Al Bulwayeb, vicino a Siwa, Egitto, 1937 © Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk

La guerra assorbe anni ed energie di Miller, che racconta il secondo conflitto mondiale sulle pagine di Vogue con testi e immagini da Inghilterra, Francia, Austria, Germania. Il suo stile non cambia: le ragazze con maschere anti-incendio ritratte durante i bombardamenti di Londra sono assolutamente surreali, così come le modelle sdraiate a terra come cadaveri, i bambini in fila come soldati, le sculture in gabbia, i manichini per le strade, le porte murate dal crollo dei palazzi e la giovane soprano tedesca Irmgard Seefried che canta Madame Butterfly nel Teatro dell’Opera di Vienna distrutto dai bombardamenti. Nel percorso torinese trovano posto anche le foto più drammatiche, come la serie realizzata nei campi di concentramento, in cui Lee entra - come Margaret Bourke White, l’altra grande reporter di guerra che segue le truppe alleate per la rivista “Life” - subito dopo la liberazione, scoprendo un orrore che coinvolge indistintamente i vivi e i morti. Altrettanto forti sono le immagini delle case e degli uffici dei gerarchi nazisti che si sono suicidati, spesso insieme alle loro famiglie. Miller ne riprende le figure con gusto teatrale, sottolineando con dettagli simbolici che l’inumana violenza del regime si è ritorta contro gli stessi carnefici.   

   
Lee Miller, Miss Lee Miller (Acconciatura di Dimitry). Lee Miller Studios, Inc., New York, USA, 1932 © Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk