Non è la fine del mondo: il pensiero positivo di Artissima 2012 nei ritratti dei maestri buddisti
dalai, Paola Pivi, Castello di Rivoli
04/11/2012
Torino - It’s Not the End of the World. Questo il claim della 19° edizione di Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea, che si tiene dal 9 all’11 novembre 2012 con mostre e allestimenti che proseguiranno fino al 6 gennaio 2013 in vari spazi espositivi torinesi: Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Merz, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Palazzo Madama.
Il messaggio ottimista ed anche un po' ironico che contraddistingue questa edizione allude, ribaltandola, alla ben nota profezia Maya per il 2012 e si coniuga particolarmente bene con uno degli eventi programmati per l’occasione: l’esposizione di un archivio di più di 1000 fotografie che compongono un work in progress confluito nella mostra “Tulkus 1880 to 2018″ che si terrà al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Si tratta di una raccolta progressiva, destinata ad ampliarsi, dei ritratti fotografici di tutti i tulku, dagli esordi della fotografia fino ai nostri giorni. Nel buddismo tibetano, tulku è la reincarnazione riconosciuta di un maestro Buddista precedente, un essere con una consapevolezza superiore, in grado di scegliere i modi della propria reincarnazione e, spesso, di comunicare, attraverso indizi criptati, il luogo della rinascita. Le foto in esposizione rappresentano un vero e proprio censimento dei tulku, appartenenti alle diverse scuole buddiste tibetane.
La realizzazione del progetto che lega ricerca accademica e arte contemporanea ha richiesto, com’è facile immaginare, un enorme lavoro durato tre anni che ha coinvolto un team di esperti internazionali che hanno vagliato e catalogato migliaia di immagini provenienti da templi, collezioni pubbliche e private, musei e archivi di tutto mondo, perfino delle aree geografiche più estreme.
“Queste immagini”, dicono gli organizzatori, “raccontano la diaspora tibetana, descritta in un apparentemente caotico sistema visivo dove le immagini dei tulku parlano con lo stesso potere di spiritualità al di là di passato, presente e futuro. È un coro di voci singole, una cacofonia perfetta, con suoni tutti differenti che si uniscono in un frammento di spazio-tempo”.
A dirigere questo coro è Paola Pivi che negli scatti in mostra, firmati da decine di autori diversi, ha cercato di cogliere espressioni facciali, posture, sguardi o linguaggio del corpo ma anche particolari architettonici, decorazione di troni, oggetti religiosi, abiti creando una narrativa non convenzionale della storia della cultura tibetana. Dopo Torino, la mostra sarà ospitata da Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam (co-commissionario del progetto) dal 24 Gennaio al 5 Maggio 2013.
Nicoletta Speltra
Il messaggio ottimista ed anche un po' ironico che contraddistingue questa edizione allude, ribaltandola, alla ben nota profezia Maya per il 2012 e si coniuga particolarmente bene con uno degli eventi programmati per l’occasione: l’esposizione di un archivio di più di 1000 fotografie che compongono un work in progress confluito nella mostra “Tulkus 1880 to 2018″ che si terrà al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Si tratta di una raccolta progressiva, destinata ad ampliarsi, dei ritratti fotografici di tutti i tulku, dagli esordi della fotografia fino ai nostri giorni. Nel buddismo tibetano, tulku è la reincarnazione riconosciuta di un maestro Buddista precedente, un essere con una consapevolezza superiore, in grado di scegliere i modi della propria reincarnazione e, spesso, di comunicare, attraverso indizi criptati, il luogo della rinascita. Le foto in esposizione rappresentano un vero e proprio censimento dei tulku, appartenenti alle diverse scuole buddiste tibetane.
La realizzazione del progetto che lega ricerca accademica e arte contemporanea ha richiesto, com’è facile immaginare, un enorme lavoro durato tre anni che ha coinvolto un team di esperti internazionali che hanno vagliato e catalogato migliaia di immagini provenienti da templi, collezioni pubbliche e private, musei e archivi di tutto mondo, perfino delle aree geografiche più estreme.
“Queste immagini”, dicono gli organizzatori, “raccontano la diaspora tibetana, descritta in un apparentemente caotico sistema visivo dove le immagini dei tulku parlano con lo stesso potere di spiritualità al di là di passato, presente e futuro. È un coro di voci singole, una cacofonia perfetta, con suoni tutti differenti che si uniscono in un frammento di spazio-tempo”.
A dirigere questo coro è Paola Pivi che negli scatti in mostra, firmati da decine di autori diversi, ha cercato di cogliere espressioni facciali, posture, sguardi o linguaggio del corpo ma anche particolari architettonici, decorazione di troni, oggetti religiosi, abiti creando una narrativa non convenzionale della storia della cultura tibetana. Dopo Torino, la mostra sarà ospitata da Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam (co-commissionario del progetto) dal 24 Gennaio al 5 Maggio 2013.
Nicoletta Speltra
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