Fino al 3 novembre nel borgo trapanese
Tra metafisica e iperrealismo: a Erice de Chirico incontra Ventrone
Giorgio de Chirico, Natura morta, frutta nel paesaggio con tenda rossa, Olio su tela, 1946
Samantha De Martin
17/06/2021
Trapani - Nel borgo proteso verso le Egadi, abbarbicato sulla “vetta annunciatrice della Sicilia bella”, dove la spiritualità dei monasteri convive con i risoluti richiami della scienza, il maestro della metafisica incontra quello che Federico Zeri definì il “Caravaggio del XX secolo”.
A guidare il dialogo tra Giorgio de Chirico e Luciano Ventrone è “La vittoria della natura”, un trionfo di uva, mele, cocomeri, melograni che, fino al 3 novembre, negli spazi dell’ Istituto Wigner-San Francesco e del Polo Museale “Antonino Cordici”, inaugura un viaggio tra metafisica e iperrealismo.
Nata da un’idea di Giordano Bruno Guerri, Lorenzo Zichichi e Vittorio Sgarbi, che ne è il curatore assieme a Victoria Noel-Johnson, la mostra è organizzata dalla Fondazione Erice Arte del Comune di Erice, dalla Fondazione Ettore Majorana e dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Giorgio de Chirico, Interno metafisico con pere, Olio su tela, 1968
Negli spazi dell’Istituto che racconta la storia di Erice dall’VIII secolo, sede dell’Annunciazione in marmo del 1525 dello scultore Antonello Gagini, due opere di de Chirico, per la prima volta in Sicilia, affiancano venti tele, "stilisticamente ipnotiche fino all’illusione", dell’autore romano di nature morte, scomparso lo scorso aprile.
Interno metafisico con pere e Natura morta, frutta nel paesaggio con tenda rossa di De Chirico affiancano le fotografiche Solleone, In scena, Orto romano. Infatti lavorando direttamente dalla fotografia, e sulla ricerca dell’invisibile, Ventrone coglie dettagli impercettibili all’occhio umano, catturando particolari quasi invisibili, per creare mondi carichi di vissuti.
Luciano Ventrone, Campo magnetico, 2013, Olio su tecnica mista su tela di lino, 70 x 50 cm
“Accostare Giorgio De Chirico a Luciano Ventrone - commenta Sgarbi - è audace, ma assolutamente coerente e conseguente. A distanza di cento anni dalle estreme e assolute prove metafisiche della prodigiosa fantasia dechirichiana, certamente nessuno sembra aver realizzato in modo più compiuto di Ventrone i propositi del “pictor optimus”. Ventrone spariglia, stupisce, aumenta la realtà e la supera. Conquista quello spazio che a De Chirico fu precluso, immaginandolo involuto in una irrimediabile decadenza (cui oggi si guarda con rinnovato interesse), o ripetitività”.
E se, come scrive de Chirico “Nell’arte, che è un prodotto del genio, la forma mostra ancora in modo più evidente di quanto lo faccia la natura, il mistero della creazione”, Ventrone insegue questo miraggio.
Luciano Ventrone, Solleone, Olio su tecnica mista su lino, 2013
“Mediante la meticolosa applicazione di una tecnica e di uno stile iperrealistici - sottolinea la co-curatrice, Victoria Noel Johnson - Ventrone entra in profonda risonanza con la produzione metafisica di de Chirico, in primis attraverso il rispettivo uso della luce. Insieme rappresentano la grande illusione di una ‘iperrealtà’ che alimenta il nostro bisogno primordiale di un mondo soprannaturale”.
Il silenzioso borgo del trapanese, stretto tra mura e bastioni in un labirinto di viuzze acciottolate e scorci metafisici, riparte così dalla pittura moderna e contemporanea. In programma anche una serie di convegni dedicati al popolo degli Elìmi, alle origini di Erice, e della civiltà sviluppatasi nella Sicilia nord occidentale.
Leggi anche:
• De Chirico e Ventrone. La vittoria della pittura
A guidare il dialogo tra Giorgio de Chirico e Luciano Ventrone è “La vittoria della natura”, un trionfo di uva, mele, cocomeri, melograni che, fino al 3 novembre, negli spazi dell’ Istituto Wigner-San Francesco e del Polo Museale “Antonino Cordici”, inaugura un viaggio tra metafisica e iperrealismo.
Nata da un’idea di Giordano Bruno Guerri, Lorenzo Zichichi e Vittorio Sgarbi, che ne è il curatore assieme a Victoria Noel-Johnson, la mostra è organizzata dalla Fondazione Erice Arte del Comune di Erice, dalla Fondazione Ettore Majorana e dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Giorgio de Chirico, Interno metafisico con pere, Olio su tela, 1968
Negli spazi dell’Istituto che racconta la storia di Erice dall’VIII secolo, sede dell’Annunciazione in marmo del 1525 dello scultore Antonello Gagini, due opere di de Chirico, per la prima volta in Sicilia, affiancano venti tele, "stilisticamente ipnotiche fino all’illusione", dell’autore romano di nature morte, scomparso lo scorso aprile.
Interno metafisico con pere e Natura morta, frutta nel paesaggio con tenda rossa di De Chirico affiancano le fotografiche Solleone, In scena, Orto romano. Infatti lavorando direttamente dalla fotografia, e sulla ricerca dell’invisibile, Ventrone coglie dettagli impercettibili all’occhio umano, catturando particolari quasi invisibili, per creare mondi carichi di vissuti.
Luciano Ventrone, Campo magnetico, 2013, Olio su tecnica mista su tela di lino, 70 x 50 cm
“Accostare Giorgio De Chirico a Luciano Ventrone - commenta Sgarbi - è audace, ma assolutamente coerente e conseguente. A distanza di cento anni dalle estreme e assolute prove metafisiche della prodigiosa fantasia dechirichiana, certamente nessuno sembra aver realizzato in modo più compiuto di Ventrone i propositi del “pictor optimus”. Ventrone spariglia, stupisce, aumenta la realtà e la supera. Conquista quello spazio che a De Chirico fu precluso, immaginandolo involuto in una irrimediabile decadenza (cui oggi si guarda con rinnovato interesse), o ripetitività”.
E se, come scrive de Chirico “Nell’arte, che è un prodotto del genio, la forma mostra ancora in modo più evidente di quanto lo faccia la natura, il mistero della creazione”, Ventrone insegue questo miraggio.
Luciano Ventrone, Solleone, Olio su tecnica mista su lino, 2013
“Mediante la meticolosa applicazione di una tecnica e di uno stile iperrealistici - sottolinea la co-curatrice, Victoria Noel Johnson - Ventrone entra in profonda risonanza con la produzione metafisica di de Chirico, in primis attraverso il rispettivo uso della luce. Insieme rappresentano la grande illusione di una ‘iperrealtà’ che alimenta il nostro bisogno primordiale di un mondo soprannaturale”.
Il silenzioso borgo del trapanese, stretto tra mura e bastioni in un labirinto di viuzze acciottolate e scorci metafisici, riparte così dalla pittura moderna e contemporanea. In programma anche una serie di convegni dedicati al popolo degli Elìmi, alle origini di Erice, e della civiltà sviluppatasi nella Sicilia nord occidentale.
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