A Venezia dal 23 maggio al 29 novembre
La Biennale di Hashim Sarkis: verso il 2020 con l'obiettivo di "vivere generosamente insieme"
Hashim Sarkis e Paolo Baratta | Foto: © Jacopo Salvi | Courtesy of La Biennale di Venezia
Samantha De Martin
17/07/2019
Venezia - Un'unica sfida: “vivere generosamente insieme”. In un contesto caratterizzato da divergenze politiche e disuguaglianze economiche sempre più ampie, l’edizione numero 17 della Mostra Internazionale di Architettura invoca il bisogno di un luogo ideale, espressione di un nuovo contratto spaziale, nel quale l’architetto abbia il duplice ruolo di custode oltre che di affabile convocatore.
Ecco così spiegato il titolo di questa Biennale 2020 a cura di Hashim Sarkis dove la domanda “How will we live together?” invoca al tempo stesso l’urgenza di un’edilizia sociale più inclusiva e di strumenti innovativi per un tessuto urbano e territoriale più connettivo.
L’appuntamento è come sempre fissato ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia, dal 23 maggio al 29 novembre 2020.
“Chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali possiamo vivere generosamente insieme - ha commentato il curatore Hashim Sarkis, architetto libanese, docente e titolare di Hashim Sarkis Studios (HSS), nell’annunciare il titolo della 17 edizione della Biennale di Architettura -. Insieme come esseri umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e in quello reale; insieme come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; insieme trascendendo i confini politici per immaginare nuove geografie associative; e insieme come pianeta intento ad affrontare delle crisi che richiedono un’azione globale affinché possiamo continuare a vivere”.
Come di consueto, anche l’edizione 2020 della Mostra Internazionale di Architettura presenterà le partecipazioni nazionali con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.
Numerosi saranno inoltre gli eventi collaterali, proposti da enti e istituzioni internazionali che allestiranno in città le loro esposizioni e iniziative.
“Nel mondo - ha ribadito Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia - si manifesta un accentuato dualismo. Il divario tra le condizioni presenti dell'abitare e quelle auspicabili è qualitativamente diverso nelle diverse parti della Terra. In una vasta area del pianeta la questione dell'abitare si pone tuttora nei suoi termini tradizionali ed elementari. Altre parti del mondo sono avviate verso nuove fasi del loro sviluppo nelle quali mutano le condizioni del produrre, quelle dell'organizzazione del lavoro e degli scambi, della organizzazione delle società, delle comunità e dei nuclei famigliari. Attendiamo dalla ricerca di Hashim Sarkis, e dal contributo dei singoli paesi partecipanti, esempi di progettazione che oltre a informarci meglio su tante realtà, sulle tendenze e sui conflitti presenti, offrano alla nostra speranza l'immagine di un mondo che è al lavoro per affrontare quelle questioni”.
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• La Biennale di Architettura 2018 alla ricerca del "freespace"
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L’appuntamento è come sempre fissato ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia, dal 23 maggio al 29 novembre 2020.
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Come di consueto, anche l’edizione 2020 della Mostra Internazionale di Architettura presenterà le partecipazioni nazionali con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.
Numerosi saranno inoltre gli eventi collaterali, proposti da enti e istituzioni internazionali che allestiranno in città le loro esposizioni e iniziative.
“Nel mondo - ha ribadito Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia - si manifesta un accentuato dualismo. Il divario tra le condizioni presenti dell'abitare e quelle auspicabili è qualitativamente diverso nelle diverse parti della Terra. In una vasta area del pianeta la questione dell'abitare si pone tuttora nei suoi termini tradizionali ed elementari. Altre parti del mondo sono avviate verso nuove fasi del loro sviluppo nelle quali mutano le condizioni del produrre, quelle dell'organizzazione del lavoro e degli scambi, della organizzazione delle società, delle comunità e dei nuclei famigliari. Attendiamo dalla ricerca di Hashim Sarkis, e dal contributo dei singoli paesi partecipanti, esempi di progettazione che oltre a informarci meglio su tante realtà, sulle tendenze e sui conflitti presenti, offrano alla nostra speranza l'immagine di un mondo che è al lavoro per affrontare quelle questioni”.
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