In concomitanza con l'edizione numero 58 dell'Esposizione Internazionale d’Arte
Oltre la Biennale. A Venezia le mostre da non perdere, da Baselitz a Luc Tuymans
Georg Baselitz, Schlafzimmer (Bedroom), 1975, olio e carbone su tela, 200 X 250 cm. Georg Baselitz Treuhandstiftung © Georg Baselitz. Foto: © Jochen Littkemann, Berlin
Samantha De Martin
30/04/2019
Venezia - Mentre l’Arsenale si prepara a sfogliare, dall’11 maggio al 24 novembre, l’edizione numero 58 della Biennale firmata Ralph Rugoff, che si appresta a indagare la complessità dei tempi interessanti, tra muri, confini e identità divise, le principali istituzioni artistiche di Venezia offrono una serie di mostre da non perdere durante l’intera durata della Biennale.
Da Ca’ Pesaro a Palazzo Grassi, ecco gli appuntamenti più attesi.
A Palazzo Grassi l’omaggio di Luc Tuymans a Curzio Malaparte
Nell’atrio di Palazzo Grassi, un mosaico realizzato in situ con oltre 200mila tessere in marmo riproduce Schwarzheide. L’opera, dipinta dall’artista nel 1986, riprendeva un disegno di Alfred Kantor, un sopravvissuto alla Shoah, raffigurante la foresta che circondava il prigioniero nel corso del suo periodo di detenzione durante la Seconda guerra mondiale. Accanto a quest’opera, l’unica non pittorica presente in mostra, 80 lavori realizzati dal 1986 a oggi, tracciano un percorso incentrato sulla produzione pittorica dell’artista belga Luc Tuymans con una selezione di dipinti provenienti dalla Collezione Pinault, da musei internazionali e collezioni private.
Fino al 6 gennaio 2020 Palazzo Grassi ospita la prima mostra personale in Italia di Luc Tuymans, a cura di Caroline Bourgeois, nell’ambito del programma di monografiche dedicate a grandi artisti contemporanei, che, dal 2012 a oggi, si alternano a esposizioni tematiche della Pinault Collection. Intitolato La Pelle, il percorso - che non segue un ordine cronologico, ma intende offrire nuovi spunti di riflessione sulle questioni fondamentali affrontate dall’artista nella sua produzione pittorica - trae ispirazione dall’omonimo romanzo dello scrittore Curzio Malaparte, pubblicato nel 1949.
Alla Fondazione Cini, l’avventura artistica di Burri in 50 opere
I Catrami, le Muffe, i monumentali Sacchi, e ancora le Combustioni, i Legni, le Plastiche, gli immancabili Cretti. Le tappe più significative della carriera artistica di Alberto Burri scorrono attraverso le cinquanta opere in mostra dal 10 maggio al 28 luglio alla Fondazione Giorgio Cini.
Il progetto espositivo - il cui titolo, Burri la pittura, irriducibile presenza, rievoca una celebre definizione data dall’artista stesso alla sua opera - mira a ricostruire la parabola di uno dei più grandi pionieri della nuova pittura del XX secolo, che ha affrontato il tema cruciale dell’utilizzo della materia e della sua trasformazione in opera d’arte.
La lettura della sua carriera artistica proseguirà, in una sezione documentaria multimediale, attraverso la proiezione di alcuni rari film che ritraggono l’artista durante il suo lavoro.
In occasione dell'appuntamento veneziano verranno inoltre riuniti tre grandi Sacchi del 1952, che Rauschenberg ebbe l’occasione di osservare l’anno successivo. In esposizione anche un nucleo di Plastiche e un monumentale Cellotex del 1979 di 3 metri per 4.
Alle Gallerie dell’Accademia Baselitz a confronto con l’arte italiana
La passione di George Baselitz per l’arte italiana risale al periodo giovanile dell’artista, quando, dopo aver vinto una borsa di studio di sei mesi, raggiunse Villa Romana, a Firenze, dove si dedicò all’approfondimento dell’arte rinascimentale italiana e all’opera di Giovanni di Paolo, Rosso Fiorentino e Jacopo da Pontormo.
Questo spiccato interesse per i maestri antichi, accanto alla sua straordinaria influenza sulla pittura contemporanea, è al centro di un percorso espositivo - il primo che le Gallerie dell’Accademia dedicano a un artista vivente - dal titolo Baselitz – Academy atteso a Venezia dall’8 maggio all’8 settembre.
Il percorso espositivo a cura di Kosme de Barañano, che presenta dipinti, disegni, stampe e sculture di Baselitz, si snoda lungo sette sale ed è suddiviso in sezioni che si concentrano su temi quali i disegni ispirati da Pontormo, i ritratti capovolti e gli imponenti dipinti di nudi di grandi dimensioni, molti dei quali inediti.
Jannis Kounellis dialoga con gli spazi di Ca’ Corner della Regina
Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant e allestita negli spazi espositivi di Ca’ Corner della Regina, che accolgono la Fondazione Prada, è la prima vasta retrospettiva dedicata all’artista dopo la sua scomparsa, nel 2017.
Dall’11 maggio al 24 novembre il progetto espositivo, sviluppato con la collaborazione dell’Archivio Kounellis, riunisce oltre 60 lavori dal 1959 al 2015, provenienti da musei e importanti collezioni private italiane e straniere, ricostruendo la storia artistica ed espositiva del pittore greco.
Stabilendo un dialogo tra le opere e gli spazi settecenteschi di Ca’ Corner della Regina, il tema del linguaggio urbano, scritto e pittorico, incontra quello fisico e ambientale, un’esperienza corporea intesa come trasmissione sensoriale. In tutta la sua ricerca nella quale sviluppa una relazione tragica e personale con la cultura e la storia, l’artista arriva a rappresentare il passato con un insieme incompleto di frammenti di statue classiche come nell’opera del 1974. In altri lavori - come l’installazione del 1973 - l’eredità greco-romana è invece esplorata attraverso la maschera.
Non manca la porta - rappresentata da pietre, legno, tondelli di ferro e lastre di piombo che rendono inaccessibili alcuni ambienti al punto da esaltarne la dimensione metafisica e surreale - ulteriore emblema dell’insofferenza dell’artista verso il proprio tempo.
Helen Frankenthaler a Palazzo Grimani
Helen Frankenthaler torna a Venezia con una mostra monografica di quattordici quadri che offrono una panoramica sui suoi quarant'anni di carriera. L’esposizione - in programma dal 7 maggio al 17 novembre - esplora la relazione tra i concetti di pittura e panorama elaborati dalla pittrice statunitense attraverso l’interazione tra i lavori realizzati stendendo la tela sul pavimento e i grandi quadri orizzontali.
Organizzata dalla Helen Frankenthaler Foundation e Venetian Heritage in collaborazione con Gagosian, Pittura / Panorama sarà accolta all’interno di Palazzo Grimani, in un’atmosfera volta a valorizzare l’uso del colore da parte dell’artista, fortemente influenzata dai grandi pittori veneziani del Cinquecento.
L’esposizione si integra con Helen Frankenthaler: Sea Change: A decade of paintings, 1974–1983, in mostra alla Gagosian Gallery di Roma dal 13 marzo al 19 giugno 2019.
La potenza dell’infanzia nelle immagini di Chiara Dynys
L’infanzia che resiste, anche dove la vita sembra riservare pericolo e miseria, è il fil rouge che guida lo spettatore attraverso Sabra Beauty Everywhere, il progetto inedito di Chiara Dynys, dal 9 maggio al 24 novembre nella Sala delle Quattro Porte al Museo Correr.
L’esposizione, curata da Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, è il risultato di un lavoro compiuto dall’artista tra il 2010 e il 2013 a Beirut e si snoda tra 27 trittici in legno e foglia d'oro. Ogni composizione racchiude le immagini catturate tra i questi “ghetti” di paura e di isolamento nei quali l’artista è riuscita a cogliere i segni e la meraviglia di un’infanzia vissuta in una apparente e disarmante normalità.
“La solidarietà tra bambini - commenta l’artista - necessaria per sopravvivere in un contesto ostile, è capace di creare una dimensione diversa, un mondo a misura di piccoli ma con tutte le regole di un sistema complesso. Con questo progetto non ho voluto realizzare un lavoro sui profughi o sul Medio Oriente dilaniato. Sono piuttosto partita da qui per raggiungere un concetto più profondo e universale: attraverso gli sguardi e i volti di un’infanzia delicata e pura, ho cercato il senso profondo dell’esistenza”.
Chiara Dynys, Sabra Beauty Everywhere al Museo Correr
Nella Chiesa di San Fantin Tintoretto dialoga con l’arte contemporanea
In concomitanza con la 58esima Biennale di Venezia, la Chiesa di San Fantin propone un dialogo tra Tintoretto e alcune opere degli artisti contemporanei Dmitry Krymov, Irina Nakhova e Gary Hill.
I lavori dialogheranno anche con il contesto storico dell'edificio e con Tondo, un dipinto di Emilio Vedova, artista modernista italiano che avvertiva, nonostante il divario temporale, un forte legame con Tintoretto.
Fulcro concettuale della mostra There is a Beginning in the End, organizzata dal Museo Pushkin insieme a Stella Art Foundation, sarà il dipinto L'origine d'Amore del Robusti, proveniente dalla collezione del famoso antiquario veneziano Pietro Scarpa. La mostra del Museo Pushkin sarà il primo evento ad accogliere un vasto pubblico nella chiesa di San Fantin dopo lavori di restauro durati dieci anni.
Dmitry Krymov, There is the beginning at the end, video installazione
La natura di Arp alla Collezione Peggy Guggenheim
"La prima cosa che comprai per la mia collezione fu un bronzo di Jean Arp. [Arp] mi portò alla fonderia dove era stato fuso e me ne innamorai tanto che chiesi di poterlo tenere tra le mani: nello stesso istante in cui lo sentii volli esserne la proprietaria" scriveva Peggy Guggenheim a ricordo della scultura Testa e conchiglia dell’artista franco-tedesco Jean Arp, la prima opera acquistata dalla collezionista americana.
Dal 13 aprile al 2 settembre la Collezione Peggy Guggenheim presenta La natura di Arp a cura di Catherine Craft e organizzata dal Nasher Sculpture Center di Dallas.
Per i visitatori sarà un'occasione per confrontarsi con la produzione dell’artista noto per il suo approccio sperimentale alla creazione e il ripensamento radicale delle forme d'arte tradizionali.
Leggi anche:
• La Biennale d'arte di Venezia dialoga con i "tempi interessanti"
• Un labirinto dalle infinite possibilità. Ecco il padiglione Italia di Milovan Farronato
• Baselitz e l'Italia: presto una grande mostra alle Gallerie dell'Accademia
• Baselitz / Academy
Da Ca’ Pesaro a Palazzo Grassi, ecco gli appuntamenti più attesi.
A Palazzo Grassi l’omaggio di Luc Tuymans a Curzio Malaparte
Nell’atrio di Palazzo Grassi, un mosaico realizzato in situ con oltre 200mila tessere in marmo riproduce Schwarzheide. L’opera, dipinta dall’artista nel 1986, riprendeva un disegno di Alfred Kantor, un sopravvissuto alla Shoah, raffigurante la foresta che circondava il prigioniero nel corso del suo periodo di detenzione durante la Seconda guerra mondiale. Accanto a quest’opera, l’unica non pittorica presente in mostra, 80 lavori realizzati dal 1986 a oggi, tracciano un percorso incentrato sulla produzione pittorica dell’artista belga Luc Tuymans con una selezione di dipinti provenienti dalla Collezione Pinault, da musei internazionali e collezioni private.
Fino al 6 gennaio 2020 Palazzo Grassi ospita la prima mostra personale in Italia di Luc Tuymans, a cura di Caroline Bourgeois, nell’ambito del programma di monografiche dedicate a grandi artisti contemporanei, che, dal 2012 a oggi, si alternano a esposizioni tematiche della Pinault Collection. Intitolato La Pelle, il percorso - che non segue un ordine cronologico, ma intende offrire nuovi spunti di riflessione sulle questioni fondamentali affrontate dall’artista nella sua produzione pittorica - trae ispirazione dall’omonimo romanzo dello scrittore Curzio Malaparte, pubblicato nel 1949.
Alla Fondazione Cini, l’avventura artistica di Burri in 50 opere
I Catrami, le Muffe, i monumentali Sacchi, e ancora le Combustioni, i Legni, le Plastiche, gli immancabili Cretti. Le tappe più significative della carriera artistica di Alberto Burri scorrono attraverso le cinquanta opere in mostra dal 10 maggio al 28 luglio alla Fondazione Giorgio Cini.
Il progetto espositivo - il cui titolo, Burri la pittura, irriducibile presenza, rievoca una celebre definizione data dall’artista stesso alla sua opera - mira a ricostruire la parabola di uno dei più grandi pionieri della nuova pittura del XX secolo, che ha affrontato il tema cruciale dell’utilizzo della materia e della sua trasformazione in opera d’arte.
La lettura della sua carriera artistica proseguirà, in una sezione documentaria multimediale, attraverso la proiezione di alcuni rari film che ritraggono l’artista durante il suo lavoro.
In occasione dell'appuntamento veneziano verranno inoltre riuniti tre grandi Sacchi del 1952, che Rauschenberg ebbe l’occasione di osservare l’anno successivo. In esposizione anche un nucleo di Plastiche e un monumentale Cellotex del 1979 di 3 metri per 4.
Alle Gallerie dell’Accademia Baselitz a confronto con l’arte italiana
La passione di George Baselitz per l’arte italiana risale al periodo giovanile dell’artista, quando, dopo aver vinto una borsa di studio di sei mesi, raggiunse Villa Romana, a Firenze, dove si dedicò all’approfondimento dell’arte rinascimentale italiana e all’opera di Giovanni di Paolo, Rosso Fiorentino e Jacopo da Pontormo.
Questo spiccato interesse per i maestri antichi, accanto alla sua straordinaria influenza sulla pittura contemporanea, è al centro di un percorso espositivo - il primo che le Gallerie dell’Accademia dedicano a un artista vivente - dal titolo Baselitz – Academy atteso a Venezia dall’8 maggio all’8 settembre.
Il percorso espositivo a cura di Kosme de Barañano, che presenta dipinti, disegni, stampe e sculture di Baselitz, si snoda lungo sette sale ed è suddiviso in sezioni che si concentrano su temi quali i disegni ispirati da Pontormo, i ritratti capovolti e gli imponenti dipinti di nudi di grandi dimensioni, molti dei quali inediti.
Jannis Kounellis dialoga con gli spazi di Ca’ Corner della Regina
Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant e allestita negli spazi espositivi di Ca’ Corner della Regina, che accolgono la Fondazione Prada, è la prima vasta retrospettiva dedicata all’artista dopo la sua scomparsa, nel 2017.
Dall’11 maggio al 24 novembre il progetto espositivo, sviluppato con la collaborazione dell’Archivio Kounellis, riunisce oltre 60 lavori dal 1959 al 2015, provenienti da musei e importanti collezioni private italiane e straniere, ricostruendo la storia artistica ed espositiva del pittore greco.
Stabilendo un dialogo tra le opere e gli spazi settecenteschi di Ca’ Corner della Regina, il tema del linguaggio urbano, scritto e pittorico, incontra quello fisico e ambientale, un’esperienza corporea intesa come trasmissione sensoriale. In tutta la sua ricerca nella quale sviluppa una relazione tragica e personale con la cultura e la storia, l’artista arriva a rappresentare il passato con un insieme incompleto di frammenti di statue classiche come nell’opera del 1974. In altri lavori - come l’installazione del 1973 - l’eredità greco-romana è invece esplorata attraverso la maschera.
Non manca la porta - rappresentata da pietre, legno, tondelli di ferro e lastre di piombo che rendono inaccessibili alcuni ambienti al punto da esaltarne la dimensione metafisica e surreale - ulteriore emblema dell’insofferenza dell’artista verso il proprio tempo.
Helen Frankenthaler a Palazzo Grimani
Helen Frankenthaler torna a Venezia con una mostra monografica di quattordici quadri che offrono una panoramica sui suoi quarant'anni di carriera. L’esposizione - in programma dal 7 maggio al 17 novembre - esplora la relazione tra i concetti di pittura e panorama elaborati dalla pittrice statunitense attraverso l’interazione tra i lavori realizzati stendendo la tela sul pavimento e i grandi quadri orizzontali.
Organizzata dalla Helen Frankenthaler Foundation e Venetian Heritage in collaborazione con Gagosian, Pittura / Panorama sarà accolta all’interno di Palazzo Grimani, in un’atmosfera volta a valorizzare l’uso del colore da parte dell’artista, fortemente influenzata dai grandi pittori veneziani del Cinquecento.
L’esposizione si integra con Helen Frankenthaler: Sea Change: A decade of paintings, 1974–1983, in mostra alla Gagosian Gallery di Roma dal 13 marzo al 19 giugno 2019.
La potenza dell’infanzia nelle immagini di Chiara Dynys
L’infanzia che resiste, anche dove la vita sembra riservare pericolo e miseria, è il fil rouge che guida lo spettatore attraverso Sabra Beauty Everywhere, il progetto inedito di Chiara Dynys, dal 9 maggio al 24 novembre nella Sala delle Quattro Porte al Museo Correr.
L’esposizione, curata da Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, è il risultato di un lavoro compiuto dall’artista tra il 2010 e il 2013 a Beirut e si snoda tra 27 trittici in legno e foglia d'oro. Ogni composizione racchiude le immagini catturate tra i questi “ghetti” di paura e di isolamento nei quali l’artista è riuscita a cogliere i segni e la meraviglia di un’infanzia vissuta in una apparente e disarmante normalità.
“La solidarietà tra bambini - commenta l’artista - necessaria per sopravvivere in un contesto ostile, è capace di creare una dimensione diversa, un mondo a misura di piccoli ma con tutte le regole di un sistema complesso. Con questo progetto non ho voluto realizzare un lavoro sui profughi o sul Medio Oriente dilaniato. Sono piuttosto partita da qui per raggiungere un concetto più profondo e universale: attraverso gli sguardi e i volti di un’infanzia delicata e pura, ho cercato il senso profondo dell’esistenza”.
Chiara Dynys, Sabra Beauty Everywhere al Museo Correr
Nella Chiesa di San Fantin Tintoretto dialoga con l’arte contemporanea
In concomitanza con la 58esima Biennale di Venezia, la Chiesa di San Fantin propone un dialogo tra Tintoretto e alcune opere degli artisti contemporanei Dmitry Krymov, Irina Nakhova e Gary Hill.
I lavori dialogheranno anche con il contesto storico dell'edificio e con Tondo, un dipinto di Emilio Vedova, artista modernista italiano che avvertiva, nonostante il divario temporale, un forte legame con Tintoretto.
Fulcro concettuale della mostra There is a Beginning in the End, organizzata dal Museo Pushkin insieme a Stella Art Foundation, sarà il dipinto L'origine d'Amore del Robusti, proveniente dalla collezione del famoso antiquario veneziano Pietro Scarpa. La mostra del Museo Pushkin sarà il primo evento ad accogliere un vasto pubblico nella chiesa di San Fantin dopo lavori di restauro durati dieci anni.
Dmitry Krymov, There is the beginning at the end, video installazione
La natura di Arp alla Collezione Peggy Guggenheim
"La prima cosa che comprai per la mia collezione fu un bronzo di Jean Arp. [Arp] mi portò alla fonderia dove era stato fuso e me ne innamorai tanto che chiesi di poterlo tenere tra le mani: nello stesso istante in cui lo sentii volli esserne la proprietaria" scriveva Peggy Guggenheim a ricordo della scultura Testa e conchiglia dell’artista franco-tedesco Jean Arp, la prima opera acquistata dalla collezionista americana.
Dal 13 aprile al 2 settembre la Collezione Peggy Guggenheim presenta La natura di Arp a cura di Catherine Craft e organizzata dal Nasher Sculpture Center di Dallas.
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