Il museo veneziano annuncia gli appuntamenti dell’anno

Una grande mostra su Marcel Duchamp nel 2023 della Collezione Peggy Guggenheim

Marcel Duchamp, Scatola in una valigia (Boîte-en-Valise), 1935-1941. Valigia di pelle contenente copie in miniatura, riproduzioni a colori e una fotografia delle opere dell'artista con aggiunte a matita, acquerello e inchiostro. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York) © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2022. Photo Matteo De Fina
 

Francesca Grego

15/12/2022

Venezia - Che cos’è l’arte? Marcel Duchamp se lo è chiesto per una vita, ponendo radicalmente in discussione tutto ciò che prima di lui era assoluta certezza. Ironico, provocatorio, enigmatico, ha messo i baffi alla Gioconda, ha insistito per esporre un orinatoio al Grand Central Palace di New York, ha giocato con le parole e con le immagini, con il sesso e con il genere. Ha distrutto l’idea dell’unicità dell’opera e privato di ogni sacralità la figura dell’artista. Come nessun altro prima, Duchamp ha portato lo spettatore nel cuore del processo creativo, riconoscendogli il diritto esclusivo di attivare l’opera con un solo sguardo, di decretane l’appartenenza o l’estraneità alla sfera artistica. Senza Duchamp buona parte dell’arte degli ultimi cent’anni non sarebbe mai esistita. Perfino la pubblicità gli è debitrice. Eppure molti lo considerano un artista difficile, o almeno non immediato. Insomma, anche se non lo sappiamo, abbiamo un gran bisogno di comprendere meglio Marcel Duchamp. Oltre le facili definizioni di dada e surrealista, oltre le opere iconiche che tutti - più o meno - abbiamo in mente. 

Ne avremo presto l’opportunità grazie a una grande mostra annunciata dalla Collezione Peggy Guggenheim per il 2023. L’appuntamento è per metà ottobre, quando importanti prestiti da musei italiani e americani come il Philadelphia Museum of Art, oltre che da numerose raccolte private, saranno riuniti a Palazzo Venier dei Leoni.


Marcel Duchamp, Scatola in una valigia (Boîte-en-Valise), 1935-1941. Valigia di pelle contenente copie in miniatura, riproduzioni a colori e una fotografia delle opere dell'artista con aggiunte a matita, acquerello e inchiostro. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York) © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2022. Photo Matteo De Fina

Curato da Paul B. Franklin, studioso indipendente con base a Parigi ed esperto di Duchamp, il progetto avrà il suo fulcro ideale nel capolavoro della Boîte-en-Valise (Scatola in valigia, 1935-41) da poco restaurata all’Opificio delle Pietre Dure: un sorprendente museo portatile contenente 69 repliche e riproduzioni in miniatura dell'opera di Duchamp, parodia estrema dell’arte e dei meccanismi creativi che colpisce al cuore l’idea stessa di museo. Peggy Guggenheim lo acquistò poco dopo la sua realizzazione direttamente dall’artista, al quale fu legata da una lunga e sincera amicizia. 

Si erano conosciuti a Parigi negli anni Venti e quando, nel ’38, la collezionista americana aprì a Londra la sua prima galleria, Duchamp non le fece mancare il suo aiuto: fu lui a presentarle gli artisti e a insegnarle, come lei stessa avrebbe raccontato nell’autobiografia Una vita per l’arte (Rizzoli, 1998), “la differenza tra l'arte astratta e surrealista”. Nello stesso libro, a proposito della Boîte-en-Valise Peggy racconta: “Spesso pensavo che sarebbe stato molto divertente andare a trascorrere un fine settimana portandosi dietro quella valigia invece della solita borsa che si riteneva indispensabile”. 


Edmondo Bacci, Avvenimento #247, 1956. Tempera grassa e sabbia su tela, 140,2 x 140 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York). Photo Sergio Martucci

Marcel Duchamp e la seduzione della copia non è l’unico grande appuntamento in programma alla Collezione Peggy Guggenheim per il 2023. Ad aprire l’anno del museo veneziano, dal 1° aprile al 28 settembre, sarà la mostra Edmondo Bacci. L’energia della luce, dedicata a un artista veneziano che  è stato soprattutto “un artista del mondo”, uno dei pochi artisti italiani capaci di raggiungere il successo in vita, esponendo nei più importanti musei e gallerie d’arte nazionali e internazionali. Attivo nella vivace Venezia del dopoguerra, Bacci attirò subito l’attenzione dei critici e collezionisti più attenti, e Peggy Guggenheim non poteva mancare all’appello. La mostra gli renderà omaggio concentrandosi sul momento più felice della sua produzione, gli anni Cinquanta  appunto, che lo videro raggiungere il successo nella cornice del suo luogo di nascita e di ispirazione, e ottenere la consacrazione definitiva alla Biennale di Venezia del ’58, che gli dedicò un’intera sala. 


Edmondo Bacci, Senza titolo, 1953 c. Tempera su carta, 30 x 39 cm. Archivio Edmondo Bacci, Venezia. Photo Sergio Martucci



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