Dal 21 luglio al 7 gennaio ai Musei Civici Gian Giacomo Galletti
Da Tiziano a Renoir, il grande teatro della luce va in scena a Domodossola
Giuseppe Pelizza Da Volpedo, Panni al sole, 1894-1895, Collezione Privata
Samantha De Martin
06/07/2023
Verbano-Cusio-Ossola - Rischiarata dal barlume di una candela o resa ancora più brillante dalla rivoluzione dell’elettricità, l’arte ha sempre attribuito grande importanza alla luce.
Ai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco a Domodossola una mostra ripercorre il tema della luce nell’arte tra Seicento e Novecento. Il percorso, a cura di Antonio D’Amico e Federico Troletti, con il patrocinio della Regione Piemonte e realizzato dal Comune di Domodossola insieme alla rinnovata collaborazione con la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano, passa in rassegna gli artisti che, da Tiziano a Van Dyck, da Ippolito Caffi a Renoir, tra l’Italia e le Fiandre, hanno immortalato sulla tela il grande teatro della luce.
Il percorso accoglierà quarantacinque opere allestite in un innovativo percorso luminoso che guiderà il visitatore in una "meditazione" guidata, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove sarà la luce a farla da padrona.
Tiziano Vecellio e Palma Il Giovane, Deposizione di Cristo nel sepolcro, seconda metà del XVI secolo, Olio su tela, Collezione Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca
La prima sezione sarà dedicata ai dipinti “a lume di candela”, affascinanti scene di genere dove l’attenzione è tutta rivolta alla fonte luminosa sprigionata dalle candele o dai tizzoni rappresentati su tela da artisti seicenteschi fiamminghi come Gherardo delle Notti, Adam de Coster e Trophime Bigot. Ci sarà spazio anche per il sorprendente Contadino che accende una candela con un tizzone ardente, realizzato da Angelo Inganni nel 1850 e in prestito dalla collezione della Fondazione Cariplo.
Superata una Natura morta di Giorgio de Chirico il visitatore scivola verso il cuore della mostra. Fulcro del percorso è l’artificio teatrale della luce che intensifica il pathos delle storie descritte dai pennelli della scena sacra tra fine Cinquecento e Ottocento. Il Cristo morto sorretto dagli angeli di Paolo Piazza della collezione del Banco BPM dialogherà con la Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano, proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, e con il Cristo alla colonna di Mattia Preti di collezione privata.
Angelo Morbelli, La sedia vuota, 1903, Olio su tela, Collezione privata
La luce nella natura, del paesaggio lacustre e montano con l’alternarsi delle stagioni si riflette sulle tele di Ippolito Caffi, Domenico Induno e Angelo Morbelli, ma anche nei quadri dedicati al paesaggio ossolano, esposti per la prima volta. Panni al sole di Pelizza da Volpedo, custodito in collezione privata, affiancherà Le lavandaie a Cagnes di Pierre Auguste Renoir. Il visitatore sarà investito dalla luce drammatica de La morte di Cleopatra di Achille Glisenti dai Musei Civici di Brescia, e dal barlume denso di emozioni delle tele di Previati, Giovanni Sottocornola e Giuseppe Mascarini, fino ad affondare lo sguardo ne La derelitta di Giuseppe Molteni, dove la luce acquista significati reconditi.
La mostra dedica infine una sezione alle conquiste tecnologiche più rivoluzionarie in parte legate anche alla storia della Val d’Ossola le cui centrali idroelettriche rivivono nel materiale d’archivio di Enel Green Power, partner dell'esposizione.
Ai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco a Domodossola una mostra ripercorre il tema della luce nell’arte tra Seicento e Novecento. Il percorso, a cura di Antonio D’Amico e Federico Troletti, con il patrocinio della Regione Piemonte e realizzato dal Comune di Domodossola insieme alla rinnovata collaborazione con la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano, passa in rassegna gli artisti che, da Tiziano a Van Dyck, da Ippolito Caffi a Renoir, tra l’Italia e le Fiandre, hanno immortalato sulla tela il grande teatro della luce.
Il percorso accoglierà quarantacinque opere allestite in un innovativo percorso luminoso che guiderà il visitatore in una "meditazione" guidata, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove sarà la luce a farla da padrona.
Tiziano Vecellio e Palma Il Giovane, Deposizione di Cristo nel sepolcro, seconda metà del XVI secolo, Olio su tela, Collezione Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca
La prima sezione sarà dedicata ai dipinti “a lume di candela”, affascinanti scene di genere dove l’attenzione è tutta rivolta alla fonte luminosa sprigionata dalle candele o dai tizzoni rappresentati su tela da artisti seicenteschi fiamminghi come Gherardo delle Notti, Adam de Coster e Trophime Bigot. Ci sarà spazio anche per il sorprendente Contadino che accende una candela con un tizzone ardente, realizzato da Angelo Inganni nel 1850 e in prestito dalla collezione della Fondazione Cariplo.
Superata una Natura morta di Giorgio de Chirico il visitatore scivola verso il cuore della mostra. Fulcro del percorso è l’artificio teatrale della luce che intensifica il pathos delle storie descritte dai pennelli della scena sacra tra fine Cinquecento e Ottocento. Il Cristo morto sorretto dagli angeli di Paolo Piazza della collezione del Banco BPM dialogherà con la Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano, proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, e con il Cristo alla colonna di Mattia Preti di collezione privata.
Angelo Morbelli, La sedia vuota, 1903, Olio su tela, Collezione privata
La luce nella natura, del paesaggio lacustre e montano con l’alternarsi delle stagioni si riflette sulle tele di Ippolito Caffi, Domenico Induno e Angelo Morbelli, ma anche nei quadri dedicati al paesaggio ossolano, esposti per la prima volta. Panni al sole di Pelizza da Volpedo, custodito in collezione privata, affiancherà Le lavandaie a Cagnes di Pierre Auguste Renoir. Il visitatore sarà investito dalla luce drammatica de La morte di Cleopatra di Achille Glisenti dai Musei Civici di Brescia, e dal barlume denso di emozioni delle tele di Previati, Giovanni Sottocornola e Giuseppe Mascarini, fino ad affondare lo sguardo ne La derelitta di Giuseppe Molteni, dove la luce acquista significati reconditi.
La mostra dedica infine una sezione alle conquiste tecnologiche più rivoluzionarie in parte legate anche alla storia della Val d’Ossola le cui centrali idroelettriche rivivono nel materiale d’archivio di Enel Green Power, partner dell'esposizione.
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