Isola Bella: torna a risplendere la Galleria degli Arazzi
Palazzo Borromeo, Isola Bella
09/04/2013
Verbano-Cusio-Ossola - Due anni di lavoro, affidato ai tecnici della Royal Manufacturers De Wit di Mechelen in Belgio, e sono di nuovo in esposizione, pronti per essere ammirati dal pubblico, sei di sette grandi arazzi, delicatissime tesori rinascimentali tessuti in lana e seta con fili d'oro e d'argento accolti in quella meraviglia di marmi e giardini all'italiana che è Palazzo Borromeo a sua volta ospitato, come in un gioco di scatole cinesi, tra i paesaggi verdi e blu dell’Isola Bella.
L’intervento di restauro è stato promosso e finanziato dagli stessi Principi Borromeo per salvaguardare questi capolavori di realizzazione belga, che nel loro genere sono tra i più belli in Europa. Inviati in dono nel 1787 dal cardinale Vitaliano VII Borromeo al nipote Gilberto V, furono dapprima conservati a Milano per poi essere trasferiti all’Isola Bella, dove per ospitarli nacque la cosiddetta “Galleria degli Arazzi”. Prima di quella data i preziosi "panni" potrebbero aver fatto parte della collezione del cardinale Mazzarino. L'ipotetica appartenenza al prelato francese spiegherebbe anche la scelta dei soggetti che illustrano allegoricamente il tema del “peccato” e quello della “redenzione,” resa possibile dalla Grazia e dalla Provvidenza divina, e che rappresentano il "male" sotto forma di animali selvaggi o mitici come il liocorno, seguendo una simbologia suggerita da fonti antiche e cristiane. Il tutto è reso con una gamma cromatica molto ampia e con effetti pittorici di grande raffinatezza.
Nicoletta Speltra
L’intervento di restauro è stato promosso e finanziato dagli stessi Principi Borromeo per salvaguardare questi capolavori di realizzazione belga, che nel loro genere sono tra i più belli in Europa. Inviati in dono nel 1787 dal cardinale Vitaliano VII Borromeo al nipote Gilberto V, furono dapprima conservati a Milano per poi essere trasferiti all’Isola Bella, dove per ospitarli nacque la cosiddetta “Galleria degli Arazzi”. Prima di quella data i preziosi "panni" potrebbero aver fatto parte della collezione del cardinale Mazzarino. L'ipotetica appartenenza al prelato francese spiegherebbe anche la scelta dei soggetti che illustrano allegoricamente il tema del “peccato” e quello della “redenzione,” resa possibile dalla Grazia e dalla Provvidenza divina, e che rappresentano il "male" sotto forma di animali selvaggi o mitici come il liocorno, seguendo una simbologia suggerita da fonti antiche e cristiane. Il tutto è reso con una gamma cromatica molto ampia e con effetti pittorici di grande raffinatezza.
Nicoletta Speltra
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