Rose, Rose, Rose à mes yeux! James Ensor e la natura morta
DAL 16/12/2023 AL 14/04/2024
Ostenda
LUOGO: Ostenda - Romestraat 11 | Museo Mu.ZEE
ORARI: Mar - Dom 10 - 17.30 | Lun / 25 Dic / 1° Gen chiuso
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +32 59 50 81 18
E-MAIL: info@muzee.be
SITO UFFICIALE: www.muzee.be
Sin dal XVII secolo, i pittori si sono cimentati nelle “nature morte”: rappresentazioni di oggetti (ma anche fiori, frutta e ortaggi, selvaggina catturata e pesci morti, libri consunti e teschi...) che restano fermi e immoti durante la realizzazione del dipinto, non esprimono nulla e dunque sono più facili da riprodurre su tela.
Alla fine del XVIII secolo, le nature morte hanno perso il significato simbolico a cui venivano spesso associate (come ad esempio: teschio con candela o fiori = caducità), sopravvivono perlopiù il genere della natura morta sontuosa (immagini di oggetti di lusso ed esotici) e della natura morta floreale, entrambi stili più adatti agli interni delle case della nascente borghesia.
Nel XIX secolo anche il Belgio brulicava di pittori specializzati in nature morte, come ad esempio Jean Robie, Hubert Bellis, Frans Mortelmans, oggi poco noti per lo scarso riconoscimento artistico di cui gode il genere natura morta, che si attennero sempre ad uno stile di pittura classico. Fra essi vi erano anche diverse pittrici, come Alice Ronner e Georgette Meunier, appassionate principalmente di soggetti floreali.
Per quanto strano, questi artisti trovarono anche un modo di rendere interessante la “rappresentazione di oggetti” e produssero opere molto originali, ad esempio, raffigurando oggetti che evocano la “vita” (quali ad esempio maschere, bambole, specchi, ecc.) o inserendo la natura morta nella cornice di un ambiente domestico.
La mostra espone innanzitutto un’ampia selezione di pittori accademici meno noti e poco esposti del XIX secolo, con particolare attenzione per le nature morte di Henri De Braekeleer e per il gruppo di pittrici.
In Rose, Rose, Rose (da un discorso di Ensor: nome di donna, ma anche fiore e colore!) è centrale la figura di James Ensor. In tutta la sua carriera pittorica egli ha realizzato diverse nature morte. Ha iniziato con nature morte ornamentali, di grande perizia, ma tradizionali. Ben presto passa alla sperimentazione e rinnova la natura morta, tanto nel modo in cui la realizza, quanto in ciò che dipinge. Innanzitutto, “animando” in maniera spettrale gli oggetti che rappresenta (ad esempio raffigurando gli occhi in una razza morta o una conchiglia o aggiungendo maschere che osservano quegli oggetti) e nella sua opera successiva dipingendo in uno stile onirico o spettrale (ad esempio facendo librare piccole ninfe intorno a un mazzo di fiori). Le nature morte realizzate tra il 1880 e il 1939 mostrano al contempo molto chiaramente l’evoluzione stilistica di Ensor, dallo scuro e classico al variopinto ed espressivo e alla luce e all’etereo.
Con circa 40 opere, la mostra illustra come Ensor sia riuscito a creare un nesso tra l’arte pittorica accademica del XIX secolo e l’arte moderna a cavallo tra XIX e XX secolo, diventando un punto di riferimento.
La mostra suddivide il genere natura morta belga “moderno” di inizio XX secolo in due gruppi. Pittori quali Leon De Smet e Louis Thevenet hanno uno stile moderno, ma non personale: si adeguano alle nuove tecniche pittoriche, più libere e colorate, già ampiamente accettate. Scelgono atmosfere suggestive e propongono la natura morta come parte dell’intima vita quotidiana. Accanto ad essi vi è però una serie di personalità forti che si appropriano del genere figurativo della natura morta e lo rendono oggetto di sperimentazione, come ad esempio Leon Spilliaert e Walter Vaes, che isolano gli oggetti e li raffigurano in primo piano, da diverse e inusuali prospettive. O come Gustave Van de Woestijne, che elimina ogni casualità e imperfezione dalle cose, trasformandole in perfetti oggetti-tipo.
La mostra si conclude con l’opera, tra gli altri, di Jean Brusselmans e René Magritte quali esempi di rappresentazioni in cui le cose perdono la propria spazialità (l’ambiente o il tavolo o il palco, la “posa” o le composizioni in cui appaiono più o meno nobilitate) e la tradizione della natura morta (classica) si esaurisce: la rappresentazione delle cose diventa piatta, come carta da parati, e le cose vagano senza mai trovare il loro posto.
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