Santa Maria di Rambona
Abbazia di Santa Maria di Rambona nelle Marche
15/02/2002
Alla regina longobarda Gertrude viene fatta risalire l’origine (fine IX secolo) di un convento benedettino sorto sul luogo dell’antico tempio pagano in onore della dea Bona (di qui il nome Rambona, da Ara Bona).
Annessa vi era la chiesa di Santa Maria che fu, così come il convento, in buona parte distrutta all’inizio del Quattrocento dalle truppe di Francesco Sforza.
Purtroppo del periodo romanico non restano che l’esterno delle absidi e la meravigliosa cripta. La trasformazione dell’abbazia in parrocchia nell’Ottocento ha fatto sì che venissero riadattate numerose parti dell’edificio con le perdite che ne sono derivate; pesanti restauri “conservativi” hanno fatto il resto.
Un apposito viaggio merita esclusivamente la cripta, che non potrà non lasciare incantato un sensibile appassionato di arte antica: essa sembra risalire al IX o all’XI secolo. La seconda datazione è per lo più suggerita da elementi spaziali e decorativi e ha portato a supporre che, a distanza di due secoli dalla fondazione del convento, si cercasse qui una degna sepoltura al corpo di Sant’Annico abate, corpo ritrovato durante alcuni restauri condotti negli anni Venti del secolo scorso. Alcuni scavi condotti sul luogo hanno inoltre rilevato che il saccello, in origine, comunicava con una parte dell’antico tempio pagano: indubbia è quindi l’intenzione dei monaci benedettini di cristianizzare l’area consacrata alla dea Bona.
Suddivisa in cinque navatelle longitudinali, coperte da volte a crociera, la cripta trova la sua più evidente peculiarità nella compresenza di colonne e capitelli di diversa provenienza e incredibile varietà, ad evidente testimonianza della molteplicità di influssi recepiti e assorbiti dall’architettura marchigiana del tempo. Le 14 colonne hanno fusti provenienti per lo più da monumenti romani e capitelli di quattro diverse tipologie: con foglie e immagini schematiche, di tipo cubico a facce decorate, di tipo a foglie sporgenti e del tipo a rombi con piccole palme presente anche, nel modello di capitello traforato, in San Vitale a Ravenna.
Osservare con attenzione i particolari di queste opere è un vero piacere e appassionante è pensare alla loro disparata provenienza geografica, temporale e culturale: il fascino di questo luogo è realmente unico e rimarrà senza dubbio nella mente di chi avrà il privilegio di visitarlo.
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