Il biopic su Van Gogh candidato come miglior film di animazione
Nomination agli Oscar per Loving Vincent
Vincent (Robert Gulaczyk) in colour - Immagine tratta dal film Loving Vincent
Francesca Grego
24/01/2018
Mondo - Un Oscar per Van Gogh? È un’idea insolita ma non irreale.
A esser candidato al più ambito premio cinematografico di sempre è Loving Vincent, il film dedicato al grande pittore olandese che, soltanto in Italia, con la distribuzione di Nexo Digital ha incassato 1,3 milioni di euro in poche giornate di programmazione.
Taglio investigativo, immagini accattivanti realizzate con lo stile e la tecnica di Van Gogh, aderenza alla storia del pittore grazie alla consultazione delle sue lettere personali sono le carte migliori del biopic di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che però ha anche un asso nella manica. Primo film interamente dipinto su tela nella storia del cinema, Loving Vincent coniuga la manualità dell’arte con le ultime tecnologie, con risultati assolutamente originali.
Fresco di nomination agli Academy Awards come miglior film di animazione, dovrà vedersela con l’agguerrita concorrenza di Baby Boss, Ferdinand e The Breadwinner, ma soprattutto con Coco, l’ultima creatura di Pixar e Walt Disney Pictures che meno di un mese fa gli ha soffiato il Golden Globe e promette di dargli filo da torcere anche ai BAFTA, gli “Oscar” del cinema britannico.
Una lotta impari? Non è detto: il successo di pubblico che ha fatto di Loving Vincent il film evento dell’anno è soltanto l’ultimo atto di un percorso costellato di sorprese.
Nato da un piccolo progetto cresciuto nel tempo in misura esponenziale, il lungometraggio di Kobiela e Welchman è il risultato di un lavoro immane e certosino: basti pensare che in ogni secondo di video si annidano almeno 12 coloratissimi quadri a olio, per un totale di migliaia di immagini realizzate a mano da 125 artisti in quattro anni.
Un’impresa che soltanto la ferrea determinazione di due autori appassionati ha potuto consentire.
Dalla prima campagna di crowdfounding al training necessario per permettere agli artisti di dipingere “come Van Gogh”, fino alla popolarità virale di cui il film ha goduto sui social network, nulla è stato scontato ma tutto è andato per il meglio.
Il lieto fine c’è già, manca la statuetta. Da dedicare rigorosamente a Vincent, con il quale la vita non è stata certo generosa di riconoscimenti.
Leggi anche:
• Loving is Vincent. Art Talk - Gli Innovatori: Hugh Welchman
• Loving Vincent - La nostra recensione
• La Grande Arte al Cinema: gli appuntamenti del 2018
A esser candidato al più ambito premio cinematografico di sempre è Loving Vincent, il film dedicato al grande pittore olandese che, soltanto in Italia, con la distribuzione di Nexo Digital ha incassato 1,3 milioni di euro in poche giornate di programmazione.
Taglio investigativo, immagini accattivanti realizzate con lo stile e la tecnica di Van Gogh, aderenza alla storia del pittore grazie alla consultazione delle sue lettere personali sono le carte migliori del biopic di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che però ha anche un asso nella manica. Primo film interamente dipinto su tela nella storia del cinema, Loving Vincent coniuga la manualità dell’arte con le ultime tecnologie, con risultati assolutamente originali.
Fresco di nomination agli Academy Awards come miglior film di animazione, dovrà vedersela con l’agguerrita concorrenza di Baby Boss, Ferdinand e The Breadwinner, ma soprattutto con Coco, l’ultima creatura di Pixar e Walt Disney Pictures che meno di un mese fa gli ha soffiato il Golden Globe e promette di dargli filo da torcere anche ai BAFTA, gli “Oscar” del cinema britannico.
Una lotta impari? Non è detto: il successo di pubblico che ha fatto di Loving Vincent il film evento dell’anno è soltanto l’ultimo atto di un percorso costellato di sorprese.
Nato da un piccolo progetto cresciuto nel tempo in misura esponenziale, il lungometraggio di Kobiela e Welchman è il risultato di un lavoro immane e certosino: basti pensare che in ogni secondo di video si annidano almeno 12 coloratissimi quadri a olio, per un totale di migliaia di immagini realizzate a mano da 125 artisti in quattro anni.
Un’impresa che soltanto la ferrea determinazione di due autori appassionati ha potuto consentire.
Dalla prima campagna di crowdfounding al training necessario per permettere agli artisti di dipingere “come Van Gogh”, fino alla popolarità virale di cui il film ha goduto sui social network, nulla è stato scontato ma tutto è andato per il meglio.
Il lieto fine c’è già, manca la statuetta. Da dedicare rigorosamente a Vincent, con il quale la vita non è stata certo generosa di riconoscimenti.
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