Akira Arita. Dipinti e disegni
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Akira Arita, Tête d'Aphrodite, matita su carta, 2014, foto di Enrico Fiorese, Galleria Marignana Arte, Venezia.
Dal 27 Settembre 2014 al 17 Gennaio 2015
Venezia
Luogo: Marignana Arte
Indirizzo: Dorsoduro 141
Orari: Il martedì e il mercoledì dalle ore 14 alle ore 18:30. Da giovedì a sabato dalle ore 11 alle ore 13.30 e dalle ore 14 alle ore 18:30. Domenica e lunedì solo su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 041 5227360
E-Mail info: info@marignanaarte.it
Sito ufficiale: http://www.marignanaarte.it
La galleria Marignana Arte di Venezia presenta la prima mostra personale in Italia del pittore giapponese, naturalizzato americano, Akira Arita (1947).
Una nuova grande opera su carta, introduce la mostra e farà da contrappunto a opere pittoriche selezionate nel lavoro degli ultimi dieci anni, tutte inedite.
La preoccupazione principale di Arita nei suoi dipinti e disegni è radicata nella logica visiva, la sua opera è frutto di un’incessante ricerca rivolta a una semplicità estrema, con uso limitato di colori. Considerando i propri dipinti non come un’illusione, ma come un’entità tangibile, egli riduce il vocabolario pittorico a un unico colore o ad accumuli casuali di linee tracciate con un regolo, come a testare dove e quando venga meno la coerenza pittorica.
A prima vista, le opere di Arita sembrano riflettere immagini minimaliste; in realtà, rifuggono il concetto di minimalismo.
Incessante è l’attrazione per un senso dicotomico del reale in continua evoluzione, in cui il realismo assume un aspetto astratto e l’astrazione diviene realista. Il lavoro oscilla tra equilibrio e squilibrio, la ragione e la contraddizione. Ad esempio, componendo le stesse forme e colori per la costruzione di due immagini diametralmente opposte in un dittico, o un foglio di carta bianco accompagnato da un’immagine disegnata con grande intensità. Nei lavori meno recenti, si può notare il tentativo di staccarsi dall’opera simmetrica, l’interruzione della prospettiva lineare e una maggiore adesione alla rappresentazione isometrica che massimizza l’effetto non illusionistico, come se le opere seguissero le orme di Matisse.
Le opere non sono viste come una parte o un prolungamento dell’artista. Al contrario, hanno vita propria. Mentre dipinge egli ascolta le immagini per seguirne e guidarne gli sviluppi possibili. È molto simile a un pianista o direttore che cerca di estrarre l’essenza della musica dalle note musicali del compositore. Invece che controllare o pianificare, Arita lascia che l’opera prenda una direzione propria. Dopo un trentennio è tornato al disegno figurativo. Le opere in mostra comprendono gli ultimi dieci anni di sperimentazione e sono rappresentative dell’evoluzione artistica di questo autore.
Una nuova grande opera su carta, introduce la mostra e farà da contrappunto a opere pittoriche selezionate nel lavoro degli ultimi dieci anni, tutte inedite.
La preoccupazione principale di Arita nei suoi dipinti e disegni è radicata nella logica visiva, la sua opera è frutto di un’incessante ricerca rivolta a una semplicità estrema, con uso limitato di colori. Considerando i propri dipinti non come un’illusione, ma come un’entità tangibile, egli riduce il vocabolario pittorico a un unico colore o ad accumuli casuali di linee tracciate con un regolo, come a testare dove e quando venga meno la coerenza pittorica.
A prima vista, le opere di Arita sembrano riflettere immagini minimaliste; in realtà, rifuggono il concetto di minimalismo.
Incessante è l’attrazione per un senso dicotomico del reale in continua evoluzione, in cui il realismo assume un aspetto astratto e l’astrazione diviene realista. Il lavoro oscilla tra equilibrio e squilibrio, la ragione e la contraddizione. Ad esempio, componendo le stesse forme e colori per la costruzione di due immagini diametralmente opposte in un dittico, o un foglio di carta bianco accompagnato da un’immagine disegnata con grande intensità. Nei lavori meno recenti, si può notare il tentativo di staccarsi dall’opera simmetrica, l’interruzione della prospettiva lineare e una maggiore adesione alla rappresentazione isometrica che massimizza l’effetto non illusionistico, come se le opere seguissero le orme di Matisse.
Le opere non sono viste come una parte o un prolungamento dell’artista. Al contrario, hanno vita propria. Mentre dipinge egli ascolta le immagini per seguirne e guidarne gli sviluppi possibili. È molto simile a un pianista o direttore che cerca di estrarre l’essenza della musica dalle note musicali del compositore. Invece che controllare o pianificare, Arita lascia che l’opera prenda una direzione propria. Dopo un trentennio è tornato al disegno figurativo. Le opere in mostra comprendono gli ultimi dieci anni di sperimentazione e sono rappresentative dell’evoluzione artistica di questo autore.
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