Anna Maria Colucci. Lila. Il gioco della vita
Dal 05 Settembre 2015 al 04 Ottobre 2015
Sant'Oreste | Roma
Luogo: Museo Naturalistico del Monte Soratte
Indirizzo: piazza Cavalieri Caccia 10
Curatori: Manuela De Leonardis
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0761 578185 / 0761 578437
E-Mail info: museosantoreste@hotmail.com
Sito ufficiale: http://www.santoreste.rm.gov.it
Lila. Il gioco della vita è la mostra antologica che ripercorre l’attività artistica di Anna Maria Colucci / Ma Prem Samagra. Un omaggio che è anche l’esaltazione di quella creatività e vitalità - all’insegna della totale libertà - che ha caratterizzato il lavoro dell’artista, così come indica il termine stesso “līlā” che in sanscrito vuol dire ‘gioco divino’.
Nelle sale di Palazzo Caccia, sede del Museo Comunale di Sant’Oreste, cittadina dove Samagra ha vissuto a partire dal 2003, alternando viaggi e soggiorni a Goa e in altre località dell’India, sono esposti lavori storici del decennio ’60-’70 - tra questi La donna oggetto (1962), Krushiov (1962), Tavola apparecchiata per uno solo (1962), I politici (1963), Tappeto (1964), Le alienatine (1968), In forma/Ginnastica (1970), Il fumo (1963) - in cui la manipolazione fotografica rappresenta per l’autrice la presa di coscienza, e la sua dichiarata insofferenza, nei confronti di una società maschilista che oscurava il ruolo della donna nella quotidianità domestica, così come nello scenario dell’arte contemporanea.
Anna Maria Colucci con le sue “cancellazioni” è una femminista ante litteram. Ancor prima di prendere parte, ideologicamente e formalmente, al movimento femminista con Rivolta Femminile prima e, successivamente, alla Cooperativa del Beato Angelico. Negli anni Settanta l’artista inserisce la propria figura all’interno della sua opera: la memoria della performance, affidata ancora una volta alla fotografia, emerge in opere come Yin e yang (1973) e la serie di immagini scattate nel 1979 all’interno della chiesa sconsacrata di San Vittorino. Lavori bidimensionali che segnano un’ulteriore evoluzione di quella “cancellazione” che un tempo era negazione e che, da questo momento in poi, assume un significato di rinascita interiore.
Ciò avviene a partire dal 1980, in seguito all’incontro con Bhagwan Shree Rajneesh (Osho) e alla scelta della Colucci di diventare sannyasin. La grande tela Big Bang (1985) è la prima a tradurre visibilmente il senso di liberazione dai precedenti vincoli espressivi con l’esplosione di pigmento: in quest’opera la dimensione spirituale dà forma alla visione cosmica di un universo tutto da definire.
L’energia e la forza della natura sono fonte d’ispirazione per Samagra (che vuol dire “integra”), nome assegnatole dal suo maestro spirituale, che abbandona il figurativo per l’astrazione. Sia a Goa che a Sant’Oreste l’artista è circondata da una natura incontaminata che si riflette in opere come L’oro alchemico (1990), Galassia (2000), Fuoco bianco (2001), Uovo di luce (2005), Nascita del femminile (2008), Unione tantrica (2009), Rosa rosso (2011), Portale galattico (2013).
La sua declinazione personale di “action painting”, prevede gesti incondizionati e un uso del colore strettamente connesso con la meditazione zen. Insieme al pigmento viene mescolato il glitter, ad esaltare una luminosità che parte dall’interno, un “tirocinio della coscienza” per la conoscenza del sé e per la centratura che sfida la paura dello spazio vuoto, dell’ignoto, della morte.
Esposte in mostra, per la prima volta, anche una serie di “Sedie da Meditazione” del 2001 e il leggio ligneo interamente decorato, mentre l’antico camino del salone ospita l’installazione di specchietti indiani, giocoso tributo alla cultura indiana, fonte di grande ispirazione per Samagra e memoria dei tanti momenti trascorsi in quella terra nutriente.
Ma Prem Samagra (al secolo Anna Maria Colucci) è nata a Verbania nel 1938, ha vissuto tra Roma, Goa (India) e Sant’Oreste, dove si è spenta nel febbraio 2015. Nei primi anni Sessanta ha frequentato gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo. Nel filone pop americano si collocano le sue prime opere in cui la fotografia interpreta la realtà, affrontando il tema della condizione femminile e altre questioni sociali.
A Roma, nel 1975, ha esposto alla Galleria Gap (a cura di Gianni Fileccia) e nello stesso periodo presso Il Lavatoio Contumaciale, diretto da Tomaso Binga e Filiberto Menna. Contemporaneamente ha partecipato alla creazione della Cooperativa del Beato Angelico, primo collettivo di artiste femministe: Osservazioni sulla realtà (1977) è la sua personale organizzata alla Cooperativa del Beato Angelico in cui ripercorre la sua attività a partire dal 1961.
Nel 1980, entrata in contatto con il pensiero di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho), è diventata sannyasin e ha orientato la sua pittura verso uno spazio meditativo e zen. E’ del 1985 la personale Ambienti anni ’60 e ’80 alla galleria Speciale di Bari, luogo di sperimentazione e incontro nell’ambito del design, dell’architettura e delle arti applicate creato da Tarshito con Shama Cinzia Tandoi.
Tra le mostre recenti: 2015 - Tavola apparecchiata per uno solo. Omaggio a Samagra (Anna Maria Colucci) (a cura di Manuela De Leonardis), Acta International, Roma; 2012 - Ginnosofisti # 7 – L’oro vivente. Alberto Parres e Samagra (a cura di Lory Adragna e Manuela De Leonardis), Bibliothé Contempory Art, Roma (doppia personale); 2011 - L’Artista come Rishi, Museo Nazionale di Arte Orientale G. Tucci, Roma; Samagra Ora (a cura di Manuela De Leonardis e Gigliola Fania), ArteOra, Foggia (personale).
Nelle sale di Palazzo Caccia, sede del Museo Comunale di Sant’Oreste, cittadina dove Samagra ha vissuto a partire dal 2003, alternando viaggi e soggiorni a Goa e in altre località dell’India, sono esposti lavori storici del decennio ’60-’70 - tra questi La donna oggetto (1962), Krushiov (1962), Tavola apparecchiata per uno solo (1962), I politici (1963), Tappeto (1964), Le alienatine (1968), In forma/Ginnastica (1970), Il fumo (1963) - in cui la manipolazione fotografica rappresenta per l’autrice la presa di coscienza, e la sua dichiarata insofferenza, nei confronti di una società maschilista che oscurava il ruolo della donna nella quotidianità domestica, così come nello scenario dell’arte contemporanea.
Anna Maria Colucci con le sue “cancellazioni” è una femminista ante litteram. Ancor prima di prendere parte, ideologicamente e formalmente, al movimento femminista con Rivolta Femminile prima e, successivamente, alla Cooperativa del Beato Angelico. Negli anni Settanta l’artista inserisce la propria figura all’interno della sua opera: la memoria della performance, affidata ancora una volta alla fotografia, emerge in opere come Yin e yang (1973) e la serie di immagini scattate nel 1979 all’interno della chiesa sconsacrata di San Vittorino. Lavori bidimensionali che segnano un’ulteriore evoluzione di quella “cancellazione” che un tempo era negazione e che, da questo momento in poi, assume un significato di rinascita interiore.
Ciò avviene a partire dal 1980, in seguito all’incontro con Bhagwan Shree Rajneesh (Osho) e alla scelta della Colucci di diventare sannyasin. La grande tela Big Bang (1985) è la prima a tradurre visibilmente il senso di liberazione dai precedenti vincoli espressivi con l’esplosione di pigmento: in quest’opera la dimensione spirituale dà forma alla visione cosmica di un universo tutto da definire.
L’energia e la forza della natura sono fonte d’ispirazione per Samagra (che vuol dire “integra”), nome assegnatole dal suo maestro spirituale, che abbandona il figurativo per l’astrazione. Sia a Goa che a Sant’Oreste l’artista è circondata da una natura incontaminata che si riflette in opere come L’oro alchemico (1990), Galassia (2000), Fuoco bianco (2001), Uovo di luce (2005), Nascita del femminile (2008), Unione tantrica (2009), Rosa rosso (2011), Portale galattico (2013).
La sua declinazione personale di “action painting”, prevede gesti incondizionati e un uso del colore strettamente connesso con la meditazione zen. Insieme al pigmento viene mescolato il glitter, ad esaltare una luminosità che parte dall’interno, un “tirocinio della coscienza” per la conoscenza del sé e per la centratura che sfida la paura dello spazio vuoto, dell’ignoto, della morte.
Esposte in mostra, per la prima volta, anche una serie di “Sedie da Meditazione” del 2001 e il leggio ligneo interamente decorato, mentre l’antico camino del salone ospita l’installazione di specchietti indiani, giocoso tributo alla cultura indiana, fonte di grande ispirazione per Samagra e memoria dei tanti momenti trascorsi in quella terra nutriente.
Ma Prem Samagra (al secolo Anna Maria Colucci) è nata a Verbania nel 1938, ha vissuto tra Roma, Goa (India) e Sant’Oreste, dove si è spenta nel febbraio 2015. Nei primi anni Sessanta ha frequentato gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo. Nel filone pop americano si collocano le sue prime opere in cui la fotografia interpreta la realtà, affrontando il tema della condizione femminile e altre questioni sociali.
A Roma, nel 1975, ha esposto alla Galleria Gap (a cura di Gianni Fileccia) e nello stesso periodo presso Il Lavatoio Contumaciale, diretto da Tomaso Binga e Filiberto Menna. Contemporaneamente ha partecipato alla creazione della Cooperativa del Beato Angelico, primo collettivo di artiste femministe: Osservazioni sulla realtà (1977) è la sua personale organizzata alla Cooperativa del Beato Angelico in cui ripercorre la sua attività a partire dal 1961.
Nel 1980, entrata in contatto con il pensiero di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho), è diventata sannyasin e ha orientato la sua pittura verso uno spazio meditativo e zen. E’ del 1985 la personale Ambienti anni ’60 e ’80 alla galleria Speciale di Bari, luogo di sperimentazione e incontro nell’ambito del design, dell’architettura e delle arti applicate creato da Tarshito con Shama Cinzia Tandoi.
Tra le mostre recenti: 2015 - Tavola apparecchiata per uno solo. Omaggio a Samagra (Anna Maria Colucci) (a cura di Manuela De Leonardis), Acta International, Roma; 2012 - Ginnosofisti # 7 – L’oro vivente. Alberto Parres e Samagra (a cura di Lory Adragna e Manuela De Leonardis), Bibliothé Contempory Art, Roma (doppia personale); 2011 - L’Artista come Rishi, Museo Nazionale di Arte Orientale G. Tucci, Roma; Samagra Ora (a cura di Manuela De Leonardis e Gigliola Fania), ArteOra, Foggia (personale).
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