New Art, New Pop
New Art New Pop
07/04/2008
È la seconda di un ciclo di sei mostre di forte accezione contemporanea , per il 2008, organizzata dal Centro di Arte e Cultura di Mogliano Veneto. L'Esposizione conta una trentina di opere di pittura, scultura, video arte e fotografia realizzate da 12 giovani artisti italiani testimoni della cultura New Pop.
Si parte dalla scultura di Paolo Schmidlin “ Baby Jane”.
Cristina Stifanich e una parte della produzione di Davide Mancosu evidenziano i contatti tra la Pop Art e il New Pop, riflettendo sul valore delle celebrities sui mass media.
Attraverso le opere di Ivana Falconi, Nausicaa Berbenni e un secondo gruppo di lavori di Davide Mancosu si analizzano gli influssi di Takashi Murakami e della Kai Kai Kiki sul New Pop italiano.
Che l'evoluzione del New Pop abbia stretti legami con la Street Art è testimoniata dai lavori di Teresa Morelli, Chiara Todero e Giulio Zanet. Tale evoluzione ha portato inoltre ad avvicinare il mondo New Pop alla Toy Culture, tendenza sviluppatasi oltreoceano negli ambienti vicini al Web Design e supportata da alcune gallerie tra cui la Jonathan Levine di New York. A rappresentare questo complesso universo di derivazione New Pop, Sergio Scalet, creatore dei Podwork che presenterà una genesi dei suoi Toys.
L'utilizzo dell'arte fotografica in senso New Pop è rappresentato dai lavori su pellicola trasparente di Alessandro Pianca, lavori legati alla cultura Manga, alla base del primo New Pop giapponese.
A parte, l'installazione di Giordano Curreri e Antonio Sorrentino del gruppo Ultrapop, intitolata “Red Room” dove attraverso pittura, fotografia e video arte, con una ricercata vena “splatter”, affronta i temi della mercificazione dell'essere umano e dei conflitti familiari.
La Mostra coordinata da Igor Zanti cerca di fare il punto sul complesso universo del New Pop e sul contributo dato a questo filone dagli artisti italiani.
La corrente New Pop infatti si sta estendendo a macchia d'olio nelle gallerie italiane come la novità che l'underground è in grado di offrire. Parte dal new surrealism californiano, continua attraverso il graffitismo newyorkese fino a toccare il multimediale giapponese per poi approdare in Europa . La cultura metropolitana degli esordi americani unita alla toy culture stanno in definitiva all'origine di queste “opere d'arte” che tornano ad essere fruibili da parte di tutti e non solo da un pubblico “intellettual-chic”.
Questo revival neo-pop è in qualche modo la risposta ad una società intrisa di immagini frivole svalutate nei contenuti. Si assoggetta allora l'arte alla società dei costumi, attraverso opere che ne sono interpreti irriverenti. Forse proprio questa è una delle qualità, una trasformazione particolare animata di personaggi, “baroccheggianti nella percezione” che trovano la ragione di essere nella tecnologia cibernetica, nel fumetto e nella street art. Il segreto sta in un linguaggio iconico e diretto che si sublima attraverso simboli già contenenti i segnali di un divenire. Gli autori usano il loro linguaggio personale oltrepassando i limiti a cui era arrivata la Pop Art la cui parentela emerge però chiaramente.
Si esce dalla mostra più consapevoli di questo nostro presente che è assolutamente in continua rapidissima elaborazione. Il servizio dato da questi artisti ha indubbiamente un connotato sociale, che lascia curiosità di approfondimento. Ci si sente divertiti e colpiti , perché l'onestà intellettuale è reale, non si tratta di un “bluff”.
“New Art, New Pop”
Mostra collettiva dedicata alla Pop Art
Arte Laguna al Brolo
Dal 5 aprile al 3 maggio .
Si parte dalla scultura di Paolo Schmidlin “ Baby Jane”.
Cristina Stifanich e una parte della produzione di Davide Mancosu evidenziano i contatti tra la Pop Art e il New Pop, riflettendo sul valore delle celebrities sui mass media.
Attraverso le opere di Ivana Falconi, Nausicaa Berbenni e un secondo gruppo di lavori di Davide Mancosu si analizzano gli influssi di Takashi Murakami e della Kai Kai Kiki sul New Pop italiano.
Che l'evoluzione del New Pop abbia stretti legami con la Street Art è testimoniata dai lavori di Teresa Morelli, Chiara Todero e Giulio Zanet. Tale evoluzione ha portato inoltre ad avvicinare il mondo New Pop alla Toy Culture, tendenza sviluppatasi oltreoceano negli ambienti vicini al Web Design e supportata da alcune gallerie tra cui la Jonathan Levine di New York. A rappresentare questo complesso universo di derivazione New Pop, Sergio Scalet, creatore dei Podwork che presenterà una genesi dei suoi Toys.
L'utilizzo dell'arte fotografica in senso New Pop è rappresentato dai lavori su pellicola trasparente di Alessandro Pianca, lavori legati alla cultura Manga, alla base del primo New Pop giapponese.
A parte, l'installazione di Giordano Curreri e Antonio Sorrentino del gruppo Ultrapop, intitolata “Red Room” dove attraverso pittura, fotografia e video arte, con una ricercata vena “splatter”, affronta i temi della mercificazione dell'essere umano e dei conflitti familiari.
La Mostra coordinata da Igor Zanti cerca di fare il punto sul complesso universo del New Pop e sul contributo dato a questo filone dagli artisti italiani.
La corrente New Pop infatti si sta estendendo a macchia d'olio nelle gallerie italiane come la novità che l'underground è in grado di offrire. Parte dal new surrealism californiano, continua attraverso il graffitismo newyorkese fino a toccare il multimediale giapponese per poi approdare in Europa . La cultura metropolitana degli esordi americani unita alla toy culture stanno in definitiva all'origine di queste “opere d'arte” che tornano ad essere fruibili da parte di tutti e non solo da un pubblico “intellettual-chic”.
Questo revival neo-pop è in qualche modo la risposta ad una società intrisa di immagini frivole svalutate nei contenuti. Si assoggetta allora l'arte alla società dei costumi, attraverso opere che ne sono interpreti irriverenti. Forse proprio questa è una delle qualità, una trasformazione particolare animata di personaggi, “baroccheggianti nella percezione” che trovano la ragione di essere nella tecnologia cibernetica, nel fumetto e nella street art. Il segreto sta in un linguaggio iconico e diretto che si sublima attraverso simboli già contenenti i segnali di un divenire. Gli autori usano il loro linguaggio personale oltrepassando i limiti a cui era arrivata la Pop Art la cui parentela emerge però chiaramente.
Si esce dalla mostra più consapevoli di questo nostro presente che è assolutamente in continua rapidissima elaborazione. Il servizio dato da questi artisti ha indubbiamente un connotato sociale, che lascia curiosità di approfondimento. Ci si sente divertiti e colpiti , perché l'onestà intellettuale è reale, non si tratta di un “bluff”.
“New Art, New Pop”
Mostra collettiva dedicata alla Pop Art
Arte Laguna al Brolo
Dal 5 aprile al 3 maggio .
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