A Treviso dal 13 gennaio

Tornano a San Teonisto i dipinti trafugati da Napoleone

Pietro Della Vecchia, Ascensione di Cristo, Treviso, San Teonisto
 

Samantha De Martin

11/01/2018

Treviso - Erano state le monache benedettine a commissionare, nel corso del Seicento, a illustri pittori dell’epoca, da Jacopo Lauro a Paolo Veronese, da Carletto Caliari ad Alessandro Varotari detto il Padovanino, le grandi tele per la chiesa di San Teonisto. Ma come spesso accade, vicende storiche e belliche hanno col tempo sparigliato questi capolavori, al centro, per molti anni, di un lungo peregrinare. Un cammino che si è concluso in questi giorni, con il rientro delle opere nella sede originaria per la quale erano stati realizzati.

Quando, per effetto dei decreti napoleonici, il monastero benedettino di San Teonisto, nel cuore di Treviso, venne demanializzato, infatti, le opere d’arte che l'edificio religioso e la chiesa avevano fino a quel momento conservato furono confiscate. Molti lavori da Parigi finirono a Milano, distribuiti tra Brera e il Castello Sforzesco, un'opera fu destinata a Roma, mentre le altre rientrarono a Treviso, al Museo Civico, per essere riposizionate nell’originario luogo di culto. Ma, quando, durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, la chiesa venne colpita da un bombardamento alleato, i dipinti, recuperati tra le macerie, furono trasferiti al Museo Civico dove rimasero fino a oggi.
Il 13 gennaio una cerimonia saluterà il ritorno nell'ex chiesa di San Teonisto di quei dipinti restituiti alle pareti dell’edificio, grazie a un accurato intervento di restauro supportato dalla Fondazione Benetton. Restauro che va ad aggiungersi alla recente risistemazione della chiesa sconsacrata, affidata alla cura dell’architetto Tobia Scarpa che, nel suo intervento di adeguamento della struttura - con due tribune reclinabili che consentono di adibire l’aula della chiesa a sala da musica e auditorium, per una capienza complessiva di 300 persone, e un nuovo pavimento sopraelevato - ha avuto come obiettivo prioritario il rispetto e la tutela dello spazio architettonico preesistente.

Grazie a questo ambizioso progetto di ricollocazione degli antichi dipinti - nel quale hanno avuto parte decisiva anche la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso - i visitatori potranno ammirare l’edificio religioso come si presentava prima del 1810, con tutte le sue opere. O quasi. Dal momento che dei 22 dipinti inizialmente sottratti a San Teonisto, alcuni di grandissime dimensioni, a tornare sono oggi 18 di essi, visto che una delle pale d’altare, Le nozze di Santa Caterina del Lazzarini, inserita nelle esposizioni stabili della Pinacoteca Civica, permane nelle sale dei Musei Trevigiani, mentre, in sostituzione, arriverà dalla Pinacoteca la pala della Madonna del Rosario e i santi Domenico e Rosa di Jacopo Lauro, opera già collocata in San Teonisto.
Tra i capolavori mancanti, la pala dell’altare maggiore di Jacopo Palma, Martirio dei Santi Teonisto, Tabra e Tabrata, finita nella chiesa di Brusuglio, danneggiata da un incendio e trasferita nella Galleria di Brera per essere restaurata, mentre la tela Le Nozze di Cana di Paolo Veronese e bottega, brilla oggi nella Sala Gialla di Palazzo Montecitorio.

Dal 15 al 20 gennaio, il pubblico potrà partecipare alle visite guidate tenute da esponenti della cultura trevigiana tra i tesori restituiti alla loro sede originaria. Complice anche la recente restituzione, la chiesa di San Teonisto, come sottolineato anche da Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton, si appresta a diventare «un luogo di sperimentazione e contaminazione tra linguaggi diversi, in dialogo tra antico e moderno, ricerca e divulgazione».


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