Bobi Bazlen. I disegni dell’analisi
Dal 30 Novembre 2023 al 11 Gennaio 2024
Roma
Luogo: Palazzo Esposizioni Roma
Indirizzo: Via Nazionale 194
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00 - lunedì chiuso
Curatori: Acquario Editore
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura di Roma Capitale
- Azienda Speciale Palaexpo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@aipa.info
Sito ufficiale: http://www.palazzoesposizioni.it
BOBI BAZLEN. I DISEGNI DELL’ANALISI è il titolo della mostra curata da Anna Foà e Marco Sodano di Acquario Editore a Palazzo Esposizioni Roma dal 30 novembre 2023 al 11 gennaio 2024: cento disegni scelti, tra i moltissimi realizzati da Bazlen tra il 1944 e il 1950, che sono il diario visivo della sua terapia analitica con Ernst Bernhard, basata sulla pratica dell’immaginazione attiva.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, la mostra è prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Acquario Editore.
I disegni di Bazlen, letterato italiano e intellettuale raffinato, dell’analisi con Bernhard, primo psicoanalista junghiano in Italia, realizzati a china, matita e acquerello esprimono - con una tecnica diversa da quella abituale - le immagini dei sogni e delle fantasie, come chiave di lettura dell’inconscio.
Bernhard chiede a Bazlen di disegnare, e questi man mano affina la sua tecnica, partendo dal disegno a matita e a china, per arrivare agli acquerelli e nell’ultimo periodo solo ai mandala.
Gli scenari onirici tratteggiati da Bazlen riportano inevitabilmente a simboli e figure che sono propri del racconto degli uomini fin dall’origine: il viandante, l’orientale, la coppia, il diavolo, l’isola, il gioco, il porto, il viaggio, la morte, la simbologia religiosa e della “quaternità”.
Quasi sempre dietro ai disegni è segnata la data del sogno e il momento in cui l’ha fissato su carta. Associato a queste immagini molto probabilmente esisteva anche un diario dell’analisi, su cui aleggia una leggenda: inseguito invano, svanito nel nulla, escluso dal fondo delle sue carte. Ma in quello stesso periodo Bazlen scrive il Capitano dilungo corso, in cui ricorrono molte di queste figure. Di quest’unico suo scritto è giunta a noi solo una versione frammentaria, avendo lui distrutto il manoscritto originale.
I disegni sono stati lasciati a Luciano Foà da Ljuba Blumenthal, erede di Bazlen, in un baule insieme a lettere, scritti, fotografie, agende, rubriche e appunti vari.
La mostra a Palazzo Esposizioni parte dalle riflessioni avviate nel volume Bazleniana (Acquario Editore) che raccoglie una serie di saggi sulla figura di Bazlen scritti da autori quali Marco Belpoliti, Gian Pietro Calasso, Edoardo Camurri, Marina Mander, Marco Sodano e Anna Foà.
Roberto Bazlen.
Il più portentoso e nascosto talent scout dell’editoria
Nato nel 1902 a Trieste, morto nel 1965 a Milano. Italiano e tedesco, con gli occhi aperti sulla cultura mitteleuropea, che all’Italia era rimasta quasi sconosciuta. Lettore insaziabile, trova sulle bancarelle del ghetto i libri lasciati dagli austriaci che abbandonano Trieste. Giovanissimo frequenta Saba, Quarantotti Gambini, Edoardo Weiss e soprattutto Svevo, che lui stesso segnala a Montale, dando così inizio alla sua fortuna. Nel 1934 si trasferisce a Milano, dove nel 1937 incontra Luciano Foà con cui dal 1942 lavora alle Nuove Edizioni Ivrea di Adriano Olivetti, il programma che ispirerà decenni dopo la nascita di Adelphi. Montale lo incontra nel 1924 a Genova, gli fa scoprire Kafka, la letteratura mitteleuropea, fino a diventarne il consigliere occulto. Nel 1939 si trasferisce a Roma, in via Margutta, dove prende in affitto da due sorelle la stanza che per tutta la vita sarà la sua vera casa. Tesse legami disparati, lambendo mondi molto distanti tra loro: artisti, traduttrici cui insegna il mestiere, lo psicoanalista Ernst Bernhard e l’universo dell’analisi junghiana e dell’astrologia. Lavora come consulente occulto di molte case editrici: Carocci, Rosa e Ballo, Cederna, Frassinelli, Astrolabio, Bocca, Guanda, Bompiani, Einaudi, Boringhieri, cercando sempre di restare trasversale ai salotti intellettuali. Le sue proposte editoriali il più delle volte spiazzano gli editori e rimangono inascoltate. Tra le eccezioni, le opere di Jung che fa pubblicare ad Astrolabio e L’uomo senza qualità di Musil a Einaudi. Nel 1962 con Luciano Foà e Roberto Olivetti fonda l’Adelphi, in cui può finalmente riversare il fiume di idee e autori a cui non era ancora riuscito a trovare sbocchi. E progetta la Biblioteca Adelphi, ispirandone per molti anni a venire il catalogo. Sfrattato nel 1965 dalla sua “tana” romana, vive mesi affannosi e muore all’improvviso il 27 luglio del 1965 in un albergo a Milano.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, la mostra è prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Acquario Editore.
I disegni di Bazlen, letterato italiano e intellettuale raffinato, dell’analisi con Bernhard, primo psicoanalista junghiano in Italia, realizzati a china, matita e acquerello esprimono - con una tecnica diversa da quella abituale - le immagini dei sogni e delle fantasie, come chiave di lettura dell’inconscio.
Bernhard chiede a Bazlen di disegnare, e questi man mano affina la sua tecnica, partendo dal disegno a matita e a china, per arrivare agli acquerelli e nell’ultimo periodo solo ai mandala.
Gli scenari onirici tratteggiati da Bazlen riportano inevitabilmente a simboli e figure che sono propri del racconto degli uomini fin dall’origine: il viandante, l’orientale, la coppia, il diavolo, l’isola, il gioco, il porto, il viaggio, la morte, la simbologia religiosa e della “quaternità”.
Quasi sempre dietro ai disegni è segnata la data del sogno e il momento in cui l’ha fissato su carta. Associato a queste immagini molto probabilmente esisteva anche un diario dell’analisi, su cui aleggia una leggenda: inseguito invano, svanito nel nulla, escluso dal fondo delle sue carte. Ma in quello stesso periodo Bazlen scrive il Capitano dilungo corso, in cui ricorrono molte di queste figure. Di quest’unico suo scritto è giunta a noi solo una versione frammentaria, avendo lui distrutto il manoscritto originale.
I disegni sono stati lasciati a Luciano Foà da Ljuba Blumenthal, erede di Bazlen, in un baule insieme a lettere, scritti, fotografie, agende, rubriche e appunti vari.
La mostra a Palazzo Esposizioni parte dalle riflessioni avviate nel volume Bazleniana (Acquario Editore) che raccoglie una serie di saggi sulla figura di Bazlen scritti da autori quali Marco Belpoliti, Gian Pietro Calasso, Edoardo Camurri, Marina Mander, Marco Sodano e Anna Foà.
Roberto Bazlen.
Il più portentoso e nascosto talent scout dell’editoria
Nato nel 1902 a Trieste, morto nel 1965 a Milano. Italiano e tedesco, con gli occhi aperti sulla cultura mitteleuropea, che all’Italia era rimasta quasi sconosciuta. Lettore insaziabile, trova sulle bancarelle del ghetto i libri lasciati dagli austriaci che abbandonano Trieste. Giovanissimo frequenta Saba, Quarantotti Gambini, Edoardo Weiss e soprattutto Svevo, che lui stesso segnala a Montale, dando così inizio alla sua fortuna. Nel 1934 si trasferisce a Milano, dove nel 1937 incontra Luciano Foà con cui dal 1942 lavora alle Nuove Edizioni Ivrea di Adriano Olivetti, il programma che ispirerà decenni dopo la nascita di Adelphi. Montale lo incontra nel 1924 a Genova, gli fa scoprire Kafka, la letteratura mitteleuropea, fino a diventarne il consigliere occulto. Nel 1939 si trasferisce a Roma, in via Margutta, dove prende in affitto da due sorelle la stanza che per tutta la vita sarà la sua vera casa. Tesse legami disparati, lambendo mondi molto distanti tra loro: artisti, traduttrici cui insegna il mestiere, lo psicoanalista Ernst Bernhard e l’universo dell’analisi junghiana e dell’astrologia. Lavora come consulente occulto di molte case editrici: Carocci, Rosa e Ballo, Cederna, Frassinelli, Astrolabio, Bocca, Guanda, Bompiani, Einaudi, Boringhieri, cercando sempre di restare trasversale ai salotti intellettuali. Le sue proposte editoriali il più delle volte spiazzano gli editori e rimangono inascoltate. Tra le eccezioni, le opere di Jung che fa pubblicare ad Astrolabio e L’uomo senza qualità di Musil a Einaudi. Nel 1962 con Luciano Foà e Roberto Olivetti fonda l’Adelphi, in cui può finalmente riversare il fiume di idee e autori a cui non era ancora riuscito a trovare sbocchi. E progetta la Biblioteca Adelphi, ispirandone per molti anni a venire il catalogo. Sfrattato nel 1965 dalla sua “tana” romana, vive mesi affannosi e muore all’improvviso il 27 luglio del 1965 in un albergo a Milano.
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