La vita al tempo del Covid-19
Coronavirus: meglio degli artisti, solo i boscaioli
Giambaccio, l'artista all'opera | © Giambaccio
Piero Muscarà
17/03/2020
Mondo - Sembra uno scherzo, ma a pensarci bene potrebbe essere vero. Secondo un recente studio pubblicato dal New York Times e che ha elaborato i dati delle analisi dell'US Bureau of Labour Statistics di questi tempi fare l'artista potrebbe essere un toccasana.Tra le categorie di lavoratori gli artisti - pittori, scultori, illustratori, disegnatori - correrebbero statisticamente un rischio notevolmente inferiore rispetto alla media della popolazione, per non dire delle categorie più a rischio come medici e infermieri, di contrarre il coronavirus.
Meglio degli artisti, solo i boscaioli.
L'arte secondo questa analisi sarebbe dunque la seconda carriera lavorativa più sicura ai tempi del coronavirus, stando ai due principali parametri di analisi presi in considerazione, la prossimità fisica e l'esposizione alla malattia, grazie a punteggi estremamente bassi (prossimità 9, esposizione vicino allo zero). Gli artisti in questo senso farebbero meglio anche di altre categorie creative prese in considerazione dallo studio come scrittori, personale di musei e istituzioni culturali e curatori di mostre e esposizioni che comunque superano quanto a rischio la tranquilla vita solitaria degli artisti, abituati secondo lo stereotipo a passare da sempre molto tempo con sé stessi.
Max Papeschi, Verily Verily, I say unto you... | © Max Papeschi
La statistica però si sa, non è una scienza esatta. Charles Bukowski al proposito diceva "Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente sta bene". ARTE.it ha preso al balzo questo spunto paradossale offerto dalla cronaca per girare la questione ad alcuni amici artisti che in questi giorni - come del resto tutti gli Italiani a causa delle normative in vigore - sono chiusi a casa nel tentativo di ridurre la diffusione nel Bel Paese del terribile virus del Covid-19.
Cosa fanno? Cosa pensano? Sono davvero più al sicuro della maggior parte di noi?
Ne è venuta fuori una carrellata di pensieri - alcuni divertenti, altri più cupi - che abbiamo deciso di condividere con i nostri lettori. In attesa di tempi migliori.
"Noi artisti come i boscaioli siamo al sicuro ? Ehehehe ..." - ride Max Papeschi, artista conosciutissimo sulla scena milanese per i suoi provocatori fotomontaggi che mettono in contrasto simboli del bene e del male, Minnie e la svastica, Trump, l'Ultima Cena, Kim Jong-un e i supereroi, bombe atomiche e visioni superpop che giocano con i temi del contemporaneo con follia e leggerezza. E continua: "Quel che dice il New York Times è abbastanza vero, solo che la legna la gente la compra anche nei periodi di crisi, l'arte molto meno! Io lavoro come prima, ho appena terminato un nuovo video assieme al mio amico Maurizio Temporin, per una grande mostra top secret che sto preparando per giugno, sempre che si faccia, sempre che non slitti tutto ..".
"Non potrei essere più d'accordo con questa affermazione - dice ironico come sempre Giancarlo Neri un artista napoletano che vive a Roma e che lavora nel campo delle installazioni di land art, site-specific. Tra le sue molte opere, Still Night sul tetto della Clocktower Gallery (P.S.1) nel 1989 e Holy Tunnel a Canal Street (Tribeca) nel 1991 a New York; 180 Sedie a Capri, sulla Via Krupp, nel 1991; Lo Scrittore / The Writer, installazione nel Parco di Villa Ada a Roma nel 2003, poi a Londra nel Parco di Hampstead Heath nel 2005, e definitivamente collocata nella Villa Reale di Monza e più recentemente Dialogo Infinito (2020) lungo la Via Francigena. "E poi - continua Neri - lo Stato ha pensato anche a noi artisti nel decreto 'Cura Italia': a tutti verrà inviata una scatola da sei pastelli di colori Giotto! Così per fortuna posso continuare a dipingere, la vita del pittore è la migliore!".
Tom Porta, Robin e Moto | © Tom Porta
"Beh, noi artisti, siamo isolati per natura - spiega Tom Porta, pittore milanese affascinato dal tema dello scorrere del tempo che si concentra sulla storia del '900, usando il passato come specchio del presente, come mostra il suo ciclo di grande successo Shinpu Tokkotai Project Ispirato dai kamikaze giapponesi - a me per esempio con il coronavirus è cambiato solo il non andare in pista con la mia moto e non portare all'addestramento il mio inseparabile cane Robin. Per il resto, come sempre, passo il mio tempo a studio a dipingere. Con disciplina. Faccio un pezzo al giorno, una sorta di diario della quarantena".
"Artisti e boscaioli ? Sarà per le seghe mentali il collegamento coi boscaioli, ahahaha! - ridono Augusto Maurandi e Carolina Antich, una coppia di artisti argentini che da anni vive a Venezia. Augusto dirige lo Spazio Punch, uno dei più dinamici centri espositivi e culturali in laguna, luogo d'incontro tra arte, moda, editoria, design e architettura nell'Isola della Giudecca. Carolina è una pittrice che che si ispira alla vita e che come soggetto delle sue opere ha scelto i bambini, raffigurati soli o in gruppo, in composizioni leggere e surreali che sono state scelte come immagini di copertina dei romanzi dell’autrice giapponese Banana Yoshimoto pubblicati per Feltrinelli. "Scherzi a parte - spiega Augusto Maurandi - sì è vero, se non ci sono le mostre, se non ci sono gli opening, se non ci sono momenti di condivisione è molto difficile se sei un artista o un illustratore essere esposti. Alla fine te ne stai nel tuo studio a lavorare, fai le tue cose, e si conduce una vita molto tranquilla, proprio come quella dei boscaioli! In generale la vita degli artisti è molto solitaria, adesso poi che non possiamo uscire neppure per un aperitivo e i musei e le gallerie sono chiusi è davvero improbabile un contagio..".
Carolina Antich, Notturno con barca, Acrilico su lino, 158 x 195 cm, 2019 | © Carolina Antich
"L'artista sta da sempre chiuso in casa, solo, a lavorare - afferma senza esitazione l'eclettico pittore e scultore fiorentino Giambaccio -. In fondo l'artista basta a sé stesso. Se per due settimane i vari rompicoglioni non suonano il campanello ci guadagna in salute mentale e fisica!".
"Mah, chi lo sa?" - Tarik Berber ha l'animo cosmopolita. Londra, Firenze, Zara e Berlino sono le tappe dell’avventura di Tarik, nato nel 1980 a Banja Luka, in Bosnia Herzegovina, cresciuto a Bolzano dopo l’esplosione del conflitto nella ex Iugoslavia e forte di una solida formazione all’Accademia di Firenze sotto la guida di Adriano Bimbi e che ha di recente scelto Milano come propria casa esordendo a gennaio 2020 con la grande mostra antologica Seven Sisters curata da Andrea Dusio per Fondazione Maimeri. "Forse è vero per la questione dell'isolamento, ancora ancora. Ma parliamo solo della fase della preparazione del lavoro e che non prende certo in conto il fatto l'artista dedichi del tempo alle pubbliche relazioni, alle mostre, agli incontri, ai bicchieri di vino con le galleriste. Per non parlare poi del fatto che i soldi, già pochi prima, in casi gravi come questi sono ancora meno in circolazione e l'arte e la pittura sono i primi beni di cui la gente pensa di poter fare a meno. E' un'illusione naturalmente, ma lo è anche la domanda. No, non credo l'artista possa isolarsi veramente dalla società in cui vive".
"Ma certo!" E' invece d'accordo con la provocazione del New York Times Sylvia Catasta, pittrice e musicista marchigiana che vive da anni a Milano "Gli artisti hanno votato l'esistenza alla curiosità e alla creazione. Studio, ricerca, concentrazione e isolamento sono compagni di vita, di compagnia quotidiana. Gli artisti sono anche le persone più in contatto con le emozioni e la condivisione, pur rimanendo lontani dai contatti fisici. Chissà forse saranno proprio gli artisti a salvare il mondo?".
I cieli in quarantena dipinti da Sylvia Catasta | © Sylvia Catasta
"Probabilmente è un'affermazione valida per alcune categorie per le quali si presume un andamento solitario. Io, fotografando persone con il coinvolgimento di un team, come mia principale attività, sono ovviamente fortemente ostacolato per non dire immobilizzato dalla situazione - spiega Angelo Cricchi, fine art photographer, art director del magazine Flewid e curatore d'arte (tra i suoi ultimi inteventi il progetto di land art e di fotografia Three Gates of In-Perfection) - In generale credo che un artista, se veramente crediamo abbia capacità profetiche o comunque una visione futuribile dell’esistenza, ha un grandissima opportunità oggi per ridiscutere e ridefinire la propria arte ed il proprio ruolo pubblico".
"Sicuramente, quest’atmosfera riflessiva che influenza quasi tutti noi è simile allo stato di perenne ricerca e riflessione meditativa dell’artista" - spiega da Milano Pino Pipoli un artista eclettico, una vita da "latitante interprete della realtà" a cavallo tra arte, scenografia, editoria, graphic design - "Questa fase di sobria e pura immobilità, incertezza e dubbio sul divenire universale che c’è all’esterno, se pur solo apparente o momentanea, penso sia fondamentale per chi non è abituato. Sapere questo, e augurarmi che qualcosa possa cambiare in meglio, mi rende felice. Per noi artisti, non è poi cambiato molto (al momento), anzi, restiamo ancor più volentieri in studio, procediamo con la nostra pratica quotidiana più tranquillamente del solito, senza il timore che il mondo vada troppo veloce in direzioni negativamente inutili. Mi ha sempre affascinato l’idea di un lungo coprifuoco immaginario, senza imprevisti, troppo, pericolosi!".
"Leonardo diceva: sii solo e sarai tutto tuo! - afferma senza esitazione l'artista Giuseppe Sylos Labini, una vera istituzione a Bari dove è molto amato avendo diretto per anni l'Accademia di Belle Arti - "Probabilmente è anche per questo che l'artista si salva, perchè è abituato a dialogare con sé stesso!".
Alvise Bittente, Da Antonio Maria Zanetti Di Girolamo (1680-1787), Artista nel suo studio in cerca di visibilità | © Alvise Bittente
"Guarda, ci sto testé ora lavorando, sulla quarantena e sugl’autoarresti domicilari in cui l’artista forgia, affina e chiosa l’opera che poi verrà data in pasto agli spettatori, nel desiderio perverso dell’autore di autodiffamazione pubblica, sempre generosa fino al vizio. Di per sua natura virale l’artista, equilibrista funambolo zoppo deve tenersi in equilibrio fra pubblico e privato" spiega l'artista veneziano Alvise Bittente, uno dei repARTer di ARTE.it - Quindi, in reclusione claustrale per il suo autoimposto ritiro spirituale alle muse dell’arte, deve nel suo atelier-stanza-laboratorio-studio-letto-cella-galera privarsi del pubblico. Per poi, ma solo per un momento, necessario come un singolar tenzone, come una prova del 9, come una resa dei conti esporre il suo privarsi di sé in pubblico, e lo brama perché lo mette in un giogo nell’ingranaggio, che ovviamente esalta col suo ego sconsiderato, se no il suo lavoro sarebbe solo onanismo. Ma solo per poi ritornare privato di tutto e tutti per ricominciare da capo, in soliloquio al suo monastero interiore per riaggiornae il suo prossimo donarsi".
"Va tutto bene! - è al solito di buon umore Davide Dormino scultore e artista romano, tra le sue opere più recenti Atlante lungo la Via Francigena - La creatività è molto più contagiosa! E' un virus molto potente, difficilissmo da debellare. Se te lo prendi avrai le visioni per tutta la vita!".
Il più saggio di tutti è naturalmente il Maestro Luigi Serafini, l'autore del famoso Codex Seraphinianus, che dalla sua casa atelier a Roma ci manda un messaggio conclusivo: "Il New York Times non può che fare riferimento a categorie produttive, come artisti e soprattutto boscaioli. Esistono altre categorie invece che non producono merce ma, per esempio, spiritualità. Penso al Monastero Zen Rinzai di Sogenji, alla Repubblica Monastica del Monte Athos o all’abbazia benedettina femminile di clausura dell’Isola di San Giulio nel Lago di Omegna. Spero che questo breve o lungo periodo di immobilità si trasformi in un periodo sabbatico e che ci permetta così di ritrovare noi stessi".
When black is black,
cchiù black dà midnight nun po' venì.
Luigi Serafini
Giancarlo Neri, Punto G | © Giancarlo Neri
Meglio degli artisti, solo i boscaioli.
L'arte secondo questa analisi sarebbe dunque la seconda carriera lavorativa più sicura ai tempi del coronavirus, stando ai due principali parametri di analisi presi in considerazione, la prossimità fisica e l'esposizione alla malattia, grazie a punteggi estremamente bassi (prossimità 9, esposizione vicino allo zero). Gli artisti in questo senso farebbero meglio anche di altre categorie creative prese in considerazione dallo studio come scrittori, personale di musei e istituzioni culturali e curatori di mostre e esposizioni che comunque superano quanto a rischio la tranquilla vita solitaria degli artisti, abituati secondo lo stereotipo a passare da sempre molto tempo con sé stessi.
Max Papeschi, Verily Verily, I say unto you... | © Max Papeschi
La statistica però si sa, non è una scienza esatta. Charles Bukowski al proposito diceva "Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente sta bene". ARTE.it ha preso al balzo questo spunto paradossale offerto dalla cronaca per girare la questione ad alcuni amici artisti che in questi giorni - come del resto tutti gli Italiani a causa delle normative in vigore - sono chiusi a casa nel tentativo di ridurre la diffusione nel Bel Paese del terribile virus del Covid-19.
Cosa fanno? Cosa pensano? Sono davvero più al sicuro della maggior parte di noi?
Ne è venuta fuori una carrellata di pensieri - alcuni divertenti, altri più cupi - che abbiamo deciso di condividere con i nostri lettori. In attesa di tempi migliori.
"Noi artisti come i boscaioli siamo al sicuro ? Ehehehe ..." - ride Max Papeschi, artista conosciutissimo sulla scena milanese per i suoi provocatori fotomontaggi che mettono in contrasto simboli del bene e del male, Minnie e la svastica, Trump, l'Ultima Cena, Kim Jong-un e i supereroi, bombe atomiche e visioni superpop che giocano con i temi del contemporaneo con follia e leggerezza. E continua: "Quel che dice il New York Times è abbastanza vero, solo che la legna la gente la compra anche nei periodi di crisi, l'arte molto meno! Io lavoro come prima, ho appena terminato un nuovo video assieme al mio amico Maurizio Temporin, per una grande mostra top secret che sto preparando per giugno, sempre che si faccia, sempre che non slitti tutto ..".
"Non potrei essere più d'accordo con questa affermazione - dice ironico come sempre Giancarlo Neri un artista napoletano che vive a Roma e che lavora nel campo delle installazioni di land art, site-specific. Tra le sue molte opere, Still Night sul tetto della Clocktower Gallery (P.S.1) nel 1989 e Holy Tunnel a Canal Street (Tribeca) nel 1991 a New York; 180 Sedie a Capri, sulla Via Krupp, nel 1991; Lo Scrittore / The Writer, installazione nel Parco di Villa Ada a Roma nel 2003, poi a Londra nel Parco di Hampstead Heath nel 2005, e definitivamente collocata nella Villa Reale di Monza e più recentemente Dialogo Infinito (2020) lungo la Via Francigena. "E poi - continua Neri - lo Stato ha pensato anche a noi artisti nel decreto 'Cura Italia': a tutti verrà inviata una scatola da sei pastelli di colori Giotto! Così per fortuna posso continuare a dipingere, la vita del pittore è la migliore!".
Tom Porta, Robin e Moto | © Tom Porta
"Beh, noi artisti, siamo isolati per natura - spiega Tom Porta, pittore milanese affascinato dal tema dello scorrere del tempo che si concentra sulla storia del '900, usando il passato come specchio del presente, come mostra il suo ciclo di grande successo Shinpu Tokkotai Project Ispirato dai kamikaze giapponesi - a me per esempio con il coronavirus è cambiato solo il non andare in pista con la mia moto e non portare all'addestramento il mio inseparabile cane Robin. Per il resto, come sempre, passo il mio tempo a studio a dipingere. Con disciplina. Faccio un pezzo al giorno, una sorta di diario della quarantena".
"Artisti e boscaioli ? Sarà per le seghe mentali il collegamento coi boscaioli, ahahaha! - ridono Augusto Maurandi e Carolina Antich, una coppia di artisti argentini che da anni vive a Venezia. Augusto dirige lo Spazio Punch, uno dei più dinamici centri espositivi e culturali in laguna, luogo d'incontro tra arte, moda, editoria, design e architettura nell'Isola della Giudecca. Carolina è una pittrice che che si ispira alla vita e che come soggetto delle sue opere ha scelto i bambini, raffigurati soli o in gruppo, in composizioni leggere e surreali che sono state scelte come immagini di copertina dei romanzi dell’autrice giapponese Banana Yoshimoto pubblicati per Feltrinelli. "Scherzi a parte - spiega Augusto Maurandi - sì è vero, se non ci sono le mostre, se non ci sono gli opening, se non ci sono momenti di condivisione è molto difficile se sei un artista o un illustratore essere esposti. Alla fine te ne stai nel tuo studio a lavorare, fai le tue cose, e si conduce una vita molto tranquilla, proprio come quella dei boscaioli! In generale la vita degli artisti è molto solitaria, adesso poi che non possiamo uscire neppure per un aperitivo e i musei e le gallerie sono chiusi è davvero improbabile un contagio..".
Carolina Antich, Notturno con barca, Acrilico su lino, 158 x 195 cm, 2019 | © Carolina Antich
"L'artista sta da sempre chiuso in casa, solo, a lavorare - afferma senza esitazione l'eclettico pittore e scultore fiorentino Giambaccio -. In fondo l'artista basta a sé stesso. Se per due settimane i vari rompicoglioni non suonano il campanello ci guadagna in salute mentale e fisica!".
"Mah, chi lo sa?" - Tarik Berber ha l'animo cosmopolita. Londra, Firenze, Zara e Berlino sono le tappe dell’avventura di Tarik, nato nel 1980 a Banja Luka, in Bosnia Herzegovina, cresciuto a Bolzano dopo l’esplosione del conflitto nella ex Iugoslavia e forte di una solida formazione all’Accademia di Firenze sotto la guida di Adriano Bimbi e che ha di recente scelto Milano come propria casa esordendo a gennaio 2020 con la grande mostra antologica Seven Sisters curata da Andrea Dusio per Fondazione Maimeri. "Forse è vero per la questione dell'isolamento, ancora ancora. Ma parliamo solo della fase della preparazione del lavoro e che non prende certo in conto il fatto l'artista dedichi del tempo alle pubbliche relazioni, alle mostre, agli incontri, ai bicchieri di vino con le galleriste. Per non parlare poi del fatto che i soldi, già pochi prima, in casi gravi come questi sono ancora meno in circolazione e l'arte e la pittura sono i primi beni di cui la gente pensa di poter fare a meno. E' un'illusione naturalmente, ma lo è anche la domanda. No, non credo l'artista possa isolarsi veramente dalla società in cui vive".
"Ma certo!" E' invece d'accordo con la provocazione del New York Times Sylvia Catasta, pittrice e musicista marchigiana che vive da anni a Milano "Gli artisti hanno votato l'esistenza alla curiosità e alla creazione. Studio, ricerca, concentrazione e isolamento sono compagni di vita, di compagnia quotidiana. Gli artisti sono anche le persone più in contatto con le emozioni e la condivisione, pur rimanendo lontani dai contatti fisici. Chissà forse saranno proprio gli artisti a salvare il mondo?".
I cieli in quarantena dipinti da Sylvia Catasta | © Sylvia Catasta
"Probabilmente è un'affermazione valida per alcune categorie per le quali si presume un andamento solitario. Io, fotografando persone con il coinvolgimento di un team, come mia principale attività, sono ovviamente fortemente ostacolato per non dire immobilizzato dalla situazione - spiega Angelo Cricchi, fine art photographer, art director del magazine Flewid e curatore d'arte (tra i suoi ultimi inteventi il progetto di land art e di fotografia Three Gates of In-Perfection) - In generale credo che un artista, se veramente crediamo abbia capacità profetiche o comunque una visione futuribile dell’esistenza, ha un grandissima opportunità oggi per ridiscutere e ridefinire la propria arte ed il proprio ruolo pubblico".
"Sicuramente, quest’atmosfera riflessiva che influenza quasi tutti noi è simile allo stato di perenne ricerca e riflessione meditativa dell’artista" - spiega da Milano Pino Pipoli un artista eclettico, una vita da "latitante interprete della realtà" a cavallo tra arte, scenografia, editoria, graphic design - "Questa fase di sobria e pura immobilità, incertezza e dubbio sul divenire universale che c’è all’esterno, se pur solo apparente o momentanea, penso sia fondamentale per chi non è abituato. Sapere questo, e augurarmi che qualcosa possa cambiare in meglio, mi rende felice. Per noi artisti, non è poi cambiato molto (al momento), anzi, restiamo ancor più volentieri in studio, procediamo con la nostra pratica quotidiana più tranquillamente del solito, senza il timore che il mondo vada troppo veloce in direzioni negativamente inutili. Mi ha sempre affascinato l’idea di un lungo coprifuoco immaginario, senza imprevisti, troppo, pericolosi!".
"Leonardo diceva: sii solo e sarai tutto tuo! - afferma senza esitazione l'artista Giuseppe Sylos Labini, una vera istituzione a Bari dove è molto amato avendo diretto per anni l'Accademia di Belle Arti - "Probabilmente è anche per questo che l'artista si salva, perchè è abituato a dialogare con sé stesso!".
Alvise Bittente, Da Antonio Maria Zanetti Di Girolamo (1680-1787), Artista nel suo studio in cerca di visibilità | © Alvise Bittente
"Guarda, ci sto testé ora lavorando, sulla quarantena e sugl’autoarresti domicilari in cui l’artista forgia, affina e chiosa l’opera che poi verrà data in pasto agli spettatori, nel desiderio perverso dell’autore di autodiffamazione pubblica, sempre generosa fino al vizio. Di per sua natura virale l’artista, equilibrista funambolo zoppo deve tenersi in equilibrio fra pubblico e privato" spiega l'artista veneziano Alvise Bittente, uno dei repARTer di ARTE.it - Quindi, in reclusione claustrale per il suo autoimposto ritiro spirituale alle muse dell’arte, deve nel suo atelier-stanza-laboratorio-studio-letto-cella-galera privarsi del pubblico. Per poi, ma solo per un momento, necessario come un singolar tenzone, come una prova del 9, come una resa dei conti esporre il suo privarsi di sé in pubblico, e lo brama perché lo mette in un giogo nell’ingranaggio, che ovviamente esalta col suo ego sconsiderato, se no il suo lavoro sarebbe solo onanismo. Ma solo per poi ritornare privato di tutto e tutti per ricominciare da capo, in soliloquio al suo monastero interiore per riaggiornae il suo prossimo donarsi".
"Va tutto bene! - è al solito di buon umore Davide Dormino scultore e artista romano, tra le sue opere più recenti Atlante lungo la Via Francigena - La creatività è molto più contagiosa! E' un virus molto potente, difficilissmo da debellare. Se te lo prendi avrai le visioni per tutta la vita!".
Il più saggio di tutti è naturalmente il Maestro Luigi Serafini, l'autore del famoso Codex Seraphinianus, che dalla sua casa atelier a Roma ci manda un messaggio conclusivo: "Il New York Times non può che fare riferimento a categorie produttive, come artisti e soprattutto boscaioli. Esistono altre categorie invece che non producono merce ma, per esempio, spiritualità. Penso al Monastero Zen Rinzai di Sogenji, alla Repubblica Monastica del Monte Athos o all’abbazia benedettina femminile di clausura dell’Isola di San Giulio nel Lago di Omegna. Spero che questo breve o lungo periodo di immobilità si trasformi in un periodo sabbatico e che ci permetta così di ritrovare noi stessi".
When black is black,
cchiù black dà midnight nun po' venì.
Luigi Serafini
Giancarlo Neri, Punto G | © Giancarlo Neri
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