Esplorazioni dell'archivio. Le fotografie della Via Emilia

Luigi Ghiri, Modena, 1973

 

Dal 07 Maggio 2016 al 02 Ottobre 2016

Parma

Luogo: Abbazia di Valserena

Indirizzo: Strada Viazza di Paradigna 1

Orari: da martedì a venerdì 10-15; sabato e domenica 10-20

Enti promotori:

  • CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione
  • Università degli Studi di Parma
  • In collaborazione con Fotografia Europea

Telefono per informazioni: +39 0521 607791

E-Mail info: servizimuseali@csacparma.it

Sito ufficiale: http://www.csacparma.it



Dal 7 maggio al 2 ottobre 2016 nella suggestiva cornice dell’Abbazia di Valserena, a pochi chilometri da Parma, CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma propone la mostra Esplorazioni dell’archivio. Fotografie della Via Emilia. L’esposizione, curata da Paolo Barbaro e Claudia Cavatorta, è inserita all’interno dell’edizione 2016 di Fotografia Europea dal titolo La via Emilia. Strade, viaggi, confini, in programma a Reggio Emilia dal 6 maggio al 10 luglio.   Esplorazioni dell’archivio. Fotografie della Via Emilia parte da un’indagine nello straordinario archivio d9 milioni di immagini fotografiche custodito dallo CSAC, collegandosi idealmente al progetto Esplorazioni sulla via Emilia, che esattamente trent’anni fa, nel 1986, vide protagonisti Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Nino Criscenti, Vittore Fossati, Omar Galliani, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White, Manfred Willmann: un'impresa di descrizione articolata e multidisciplinare che, attraverso contributi letterari e scientifici, rappresentò un riferimento importante per le successive riflessioni sul paesaggio.   Lo CSAC ha avuto un ruolo importante nell’elaborazione del modello di racconto di Esplorazioni della Via Emilia, e ancora prima - nel 1984 - alla realizzazione del Viaggio in Italia coordinato da Luigi Ghirri, il quale allora era membro del Comitato Esecutivo della Sezione Fotografia CSAC, contribuendo a partire dalla prima metà degli anni Settanta a raccogliere fotografie storiche per le sue raccolte. Ghirri inoltre teneva a Parma corsi di Storia della Fotografia, così come Giovanni Chiaramonte e Mario Cresci, su invito di Arturo Carlo Quintavalle. Un intenso rapporto con l'istituzione universitaria lo ebbero anche Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Mimmo Jodice, Vincenzo Castella, Cuchi White, esposti a cura dello CSAC a più riprese, dall'esposizione nel contesto della Biennale d'Arte di Venezia del 1993, Muri di carta, alla più recente I Mille scatti per una storia d'Italia (2012). Questi autori, tra coloro che hanno maggiormente caratterizzato e influenzato la fotografia dell’ultimo quarto del secolo scorso, saranno presenti in mostra attraverso una serie di monografie minime.   In dialogo e in antitesi a queste monografie, la Sala delle Colonne ospiterà un nucleo di fotografie dell’Ottocento degli studi Alinari, Brogi e Poppi, che documentano il paesaggio emiliano postunitario e in cui l’identità nazionale è costruita attraverso iconografie di architetture e monumenti isolati dal contesto. La presenza di questo nucleo di fotografie è fondamentale per intendere la ricerca concettuale che autori come Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Mario Cresci, Guido Guidi, Olivo Barbieri portarono avanti a metà degli anni Ottanta del secolo scorso, in un momento in cui appariva urgente rendere visibile l’ordinario e l’anti-monumentale anche in contrapposizione alla tradizione classica della veduta canonica ottocentesca. Non è un caso che l’acquisizione da parte dello CSAC di molte di queste fotografie siano state suggerite tra gli anni Settanta e gli Ottanta proprio da alcuni di questi autori.   Un secondo nucleo di fotografie del Novecento, anch’esse tratte dall’archivio CSAC, comprende le fotografie dell'Atelier Vasari di Roma, eseguite per l'ANAS tra il 1946 e il 1948 per documentare la ricostruzione delle strade emiliane, e le narrazioni di viaggio scattate dal milanese Bruno Stefani per illustrare i volumi del Touring Club Italiano tra il 1935 e il 1960, che restituiscono le sequenze e gli scorci del paesaggio attraverso una composizione di textures e volumi. A queste si aggiungono gli scatti del parmigiano Bruno Vaghi che gioca tra ripresa aerea e immagine commerciale di committenza, mentre l’Atelier Villani sceglie il grande formato per ritrarre l’industria nazionale, dalla Mostra dell’Agricoltura del 1935 alla ricostruzione da parte degli enti di istruzione e assistenza. La fotografia sportiva di Publifoto mostra infine un differente uso degli spazi e dei paesaggi della Via Emilia.   Durante il periodo della mostra si articolerà negli spazi dell’Abbazia una serie di incontri ad ingresso gratuito che approfondiranno il tema dell’esposizione mettendo a confronto esperienze di segno diverso di scrittori, fotografi, archivisti, scienziati, geografi e linguisti. Le conferenze si apriranno sabato 21 maggio con la lezione magistrale di Giovanni Chiaramonte, uno dei protagonisti dell’impresa storica Esplorazioni sulla via Emilia e figura da sempre legata alle vicende dello CSAC. Il 28 maggio la storica della fotografia Raffaella Perna si confronterà con il curatore CSAC Paolo Barbaro; il 18 giugno il fotografo Mario Cresci dialogherà con il geografo Davide Papotti; il 10 settembre sarà la volta dello studioso di letterature comparate Giulio Iacoli e dello scrittore Vittorio Ferorelli; il 17 settembre ci sarà il confronto tra il neuroscienziato Vittorio Gallese e il docente di Visual Studies Michele Cometa; il 24 settembre l’architetto Carlo Quintelliintervisterà l’artista Franco Guerzoni; il 1 ottobre concluderanno il ciclo le curatrici e storiche della fotografie Roberta Valtorta e Cristina Casero.    Nella Sala Polivalente verrà inoltre proposta l'esposizione Habitare la via Emilia. Presenze e luoghi di rifondazione insediativa, coordinata da Carlo Quintelli e dedicata al pubblico paesaggio, esito di una ricerca che riflette, attraverso un rilievo topo-fotografico puntuale, su struttura e componenti del divenire della strada consolare quale strumento di continua rigenerazione dell’insediamento antropico emiliano.

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