Fino all’11 settembre al Museo nazionale della arti del XX secolo
"Buone nuove", storie di progetti e passioni. L'architettura al femminile brilla al MAXXI
MAXXI, Buone Nuove, Toshiko Mori | Foto: © Iwan Baan | Courtesy of Toshiko Mori Architect
Samantha De Martin
07/01/2022
Roma - Nel 1890 a Helsinki Signe Hornborg è la prima donna al mondo a laurearsi in architettura. Eppure la sua firma non appare su alcun progetto, anche quando è certo che è lei a idearli, in un’epoca in cui non è ammissibile che una donna gestisca la progettazione di un edificio interamente da sola.
Oltre un secolo dopo, nel 2004, la collega Zaha Hadid veniva insignita del Pritzker Prize, prima donna a ricevere il prestigioso riconoscimento.
Storie di talenti e di passioni che si intrecciano a quella di un altro spirito libero, Merrick Sklarek, la Rosa Parks dell’architettura, prima afroamericana ad avere accesso alla professione nel 1954, quando ancora lo stereotipo considerava il mestiere esclusivamente una faccenda da uomini.
Signe, Zaha, Merrick sono alcune delle esponenti più rappresentative del firmamento dell’architettura contemporanea che illumina il percorso espositivo Buone nuove. donne in architettura, un viaggio nell’evoluzione al femminile della professione di architetto, dalle pioniere di inizi Novecento alle archistar del XXI secolo.
MAXXI, Buone Nuove, Itsuko Hasegawa | Foto: © Mitsumasa Fujitsuka | Courtesy of Itsuko Hasegawa
Una narrazione storica, in mostra al MAXXI fino all’11 settembre, a cura di Pippo Ciorra, Elena Motisi ed Elena Tinacci, arricchita da un’ampia panoramica sulla situazione internazionale attuale, ripercorre l’evoluzione del mestiere di architetto nell’ultimo secolo, con il superamento dello stereotipo del grande maestro, capo indiscusso dello studio, a favore di una nuova geografia della professione dove la presenza femminile si fa sempre più autorevole. Questa sorta di “mutazione antropologica” è lo specchio di una serie di cambiamenti sociali, ma anche nel ruolo dell’architettura, oggi sempre più a confronto con questioni sociali e ambientali, con la tecnologia, con l’attivismo per l’eguaglianza di genere e contro ogni discriminazione.
Sviluppandosi in quattro aree tematiche - Storie, Pratiche, Narrazioni, Visioni - la mostra accende un focus sul progressivo affrancamento del mondo professionale dell’architettura da quei pregiudizi che hanno molto spesso frenato l’affermazione delle donne, ma anche sull’Italia, dove la presenza di grandi progettiste rappresenta un esempio di questa trasformazione.
Le storie di 85 architette, studiose di architettura che, nel corso del Novecento hanno segnato la crescita e l’evoluzione al femminile della professione - dall’icona del design modernista Charlotte Perriand ad Ada Louise Huxtable, ideatrice negli anni Sessanta della critica di architettura con la sua rubrica sul New York Times - si raccontano ai visitatori del MAXXI attraverso documenti, carteggi, fotografie, modelli che scandiscono lo spazio del percorso e lo suddividono in undici “stanze”.
MAXXI, Buone Nuove, Frida Escobedo, Unseen, 2021, video by Frida Escobedo Anni Albers Tapestry today, Rufino Tamayo Mural
Emergono da questa sezione professioniste, come Marion Mahony Griffin, che disegnano intere città, o donne che integrano il verde nella dimensione urbana, come Cornelia Oberlander, o che, come Diana Balmori, abbracciano il concetto più attuale di sostenibilità. Non mancano le architette dall’incredibile carisma, manager di se stesse e della propria attività professionale, e colleghe, come Lina Bo Bardi, che hanno potuto, dovuto o voluto lasciare il proprio paese di origine per trovare altrove opportunità di affermazione.
E poi c’è l’energia creativa che sembra esplodere in modo più vigoroso attraverso celebri e indissolubili coppie, come prova l’illustre esempio di Aino e Alvar Aalto, Ray e Charles Eames, Alison e Peter Smithson.
Per molto tempo le donne furono “respinte” da ruoli di leadership professionale e “spinte” verso attività di teoria, didattica, informazione, campi nei quali le loro voci occuparono uno spazio importante attraverso la produzione di libri, lezioni, programmi culturali.
Lo sguardo sul paesaggio internazionale dell’architettura contemporanea passa invece attraverso il lavoro di undici professioniste - ciascuna presentata attraverso video, prototipi, modelli, installazioni site specific - che esprimono diversi modi di interpretare l’architettura e di esercitarla. Se la natura artistica si fa spazio tra i lavori di Elizabeth Diller, che presenta al MAXXI l'installazione Bad Press e il grande spazio culturale a scala metropolitana The Shed a New York, manualità artigianale e consapevolezza tecnologica dialogano nei lavori della libanese Lina Ghotmeh che porta al MAXXI Stone Garden, una torre costruita al limite tra la città storica di Beirut e l’area portuale. La facciata è lavorata a mano e le aperture si distribuiscono come sentinelle a sorvegliare una città troppo spesso in guerra.
MAXXI, Buone Nuove, Edit Collective Laundry Day, 2021 Courtesy of Edit Collective
Benedetta Tagliabue, a capo dello studio EMBT di Barcellona, espone il Padiglione Spagnolo per l’Expo 2010 di Shangai, dove la tessitura in vimini frutto delle abili mani degli artigiani locali assurge a tecnica di costruzione sostenibile.
Fortemente poetico è invece il progetto di Lu Wenyu, fondatrice, con il marito Wang Shu, di Amateur Architecture Studio, a Hangzhou in Cina. Cuore dell’installazione è il prototipo in scala di un tetto in legno tipico della casa tradizionale cinese, con la struttura che evoca consapevolmente l’immagine di un uccello in volo.
Per consentire al pubblico di constatare di persona gli effetti del cambiamento climatico Dorte Mandrup seleziona invece per il MAXXI il modello in acciaio dell’Icefjord Centre in Groenlandia, mentre per il suo omaggio ad Anni Albers, eroina del Bauhaus, la progettista messicana Frida Escobedo, sceglie UNSEEN. L’installazione presenta la figura di Anni Albers attraverso il dialogo tra un disegno dell’artista e una reinterpretazione di uno degli arazzi più simbolici della sua produzione, mediato da una narrazione video, entrambi prodotti in occasione della mostra.
Nella sezione “Narrazioni” i volti e le voci di importanti personaggi del mondo dell'architettura, di quello accademico e della ricerca animano dodici interviste a responsabili di istituzioni e di riviste. Al rapporto tra identità di genere e spazio, raccontato attraverso cinque video prodotti nell’ambito del programma Future Architecture Platform guarda invece la sezione “Visioni”. Da febbraio 2022, il MAXXI propone un nuovo ciclo delle Storie dell’architettura: attraverso un racconto per personaggi ed episodi salienti, studiosi, docenti e divulgatori terranno delle lezioni su come la presenza femminile si sia evoluta nell’architettura.
Lucy Styles, YAP Rome at MAXXI 2020, Home Sweet Home | Foto: © Valentina Vannicola | Courtesy of MAXXI
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• Buone nuove. Donne in architettura
Oltre un secolo dopo, nel 2004, la collega Zaha Hadid veniva insignita del Pritzker Prize, prima donna a ricevere il prestigioso riconoscimento.
Storie di talenti e di passioni che si intrecciano a quella di un altro spirito libero, Merrick Sklarek, la Rosa Parks dell’architettura, prima afroamericana ad avere accesso alla professione nel 1954, quando ancora lo stereotipo considerava il mestiere esclusivamente una faccenda da uomini.
Signe, Zaha, Merrick sono alcune delle esponenti più rappresentative del firmamento dell’architettura contemporanea che illumina il percorso espositivo Buone nuove. donne in architettura, un viaggio nell’evoluzione al femminile della professione di architetto, dalle pioniere di inizi Novecento alle archistar del XXI secolo.
MAXXI, Buone Nuove, Itsuko Hasegawa | Foto: © Mitsumasa Fujitsuka | Courtesy of Itsuko Hasegawa
Una narrazione storica, in mostra al MAXXI fino all’11 settembre, a cura di Pippo Ciorra, Elena Motisi ed Elena Tinacci, arricchita da un’ampia panoramica sulla situazione internazionale attuale, ripercorre l’evoluzione del mestiere di architetto nell’ultimo secolo, con il superamento dello stereotipo del grande maestro, capo indiscusso dello studio, a favore di una nuova geografia della professione dove la presenza femminile si fa sempre più autorevole. Questa sorta di “mutazione antropologica” è lo specchio di una serie di cambiamenti sociali, ma anche nel ruolo dell’architettura, oggi sempre più a confronto con questioni sociali e ambientali, con la tecnologia, con l’attivismo per l’eguaglianza di genere e contro ogni discriminazione.
Sviluppandosi in quattro aree tematiche - Storie, Pratiche, Narrazioni, Visioni - la mostra accende un focus sul progressivo affrancamento del mondo professionale dell’architettura da quei pregiudizi che hanno molto spesso frenato l’affermazione delle donne, ma anche sull’Italia, dove la presenza di grandi progettiste rappresenta un esempio di questa trasformazione.
Le storie di 85 architette, studiose di architettura che, nel corso del Novecento hanno segnato la crescita e l’evoluzione al femminile della professione - dall’icona del design modernista Charlotte Perriand ad Ada Louise Huxtable, ideatrice negli anni Sessanta della critica di architettura con la sua rubrica sul New York Times - si raccontano ai visitatori del MAXXI attraverso documenti, carteggi, fotografie, modelli che scandiscono lo spazio del percorso e lo suddividono in undici “stanze”.
MAXXI, Buone Nuove, Frida Escobedo, Unseen, 2021, video by Frida Escobedo Anni Albers Tapestry today, Rufino Tamayo Mural
Emergono da questa sezione professioniste, come Marion Mahony Griffin, che disegnano intere città, o donne che integrano il verde nella dimensione urbana, come Cornelia Oberlander, o che, come Diana Balmori, abbracciano il concetto più attuale di sostenibilità. Non mancano le architette dall’incredibile carisma, manager di se stesse e della propria attività professionale, e colleghe, come Lina Bo Bardi, che hanno potuto, dovuto o voluto lasciare il proprio paese di origine per trovare altrove opportunità di affermazione.
E poi c’è l’energia creativa che sembra esplodere in modo più vigoroso attraverso celebri e indissolubili coppie, come prova l’illustre esempio di Aino e Alvar Aalto, Ray e Charles Eames, Alison e Peter Smithson.
Per molto tempo le donne furono “respinte” da ruoli di leadership professionale e “spinte” verso attività di teoria, didattica, informazione, campi nei quali le loro voci occuparono uno spazio importante attraverso la produzione di libri, lezioni, programmi culturali.
Lo sguardo sul paesaggio internazionale dell’architettura contemporanea passa invece attraverso il lavoro di undici professioniste - ciascuna presentata attraverso video, prototipi, modelli, installazioni site specific - che esprimono diversi modi di interpretare l’architettura e di esercitarla. Se la natura artistica si fa spazio tra i lavori di Elizabeth Diller, che presenta al MAXXI l'installazione Bad Press e il grande spazio culturale a scala metropolitana The Shed a New York, manualità artigianale e consapevolezza tecnologica dialogano nei lavori della libanese Lina Ghotmeh che porta al MAXXI Stone Garden, una torre costruita al limite tra la città storica di Beirut e l’area portuale. La facciata è lavorata a mano e le aperture si distribuiscono come sentinelle a sorvegliare una città troppo spesso in guerra.
MAXXI, Buone Nuove, Edit Collective Laundry Day, 2021 Courtesy of Edit Collective
Benedetta Tagliabue, a capo dello studio EMBT di Barcellona, espone il Padiglione Spagnolo per l’Expo 2010 di Shangai, dove la tessitura in vimini frutto delle abili mani degli artigiani locali assurge a tecnica di costruzione sostenibile.
Fortemente poetico è invece il progetto di Lu Wenyu, fondatrice, con il marito Wang Shu, di Amateur Architecture Studio, a Hangzhou in Cina. Cuore dell’installazione è il prototipo in scala di un tetto in legno tipico della casa tradizionale cinese, con la struttura che evoca consapevolmente l’immagine di un uccello in volo.
Per consentire al pubblico di constatare di persona gli effetti del cambiamento climatico Dorte Mandrup seleziona invece per il MAXXI il modello in acciaio dell’Icefjord Centre in Groenlandia, mentre per il suo omaggio ad Anni Albers, eroina del Bauhaus, la progettista messicana Frida Escobedo, sceglie UNSEEN. L’installazione presenta la figura di Anni Albers attraverso il dialogo tra un disegno dell’artista e una reinterpretazione di uno degli arazzi più simbolici della sua produzione, mediato da una narrazione video, entrambi prodotti in occasione della mostra.
Nella sezione “Narrazioni” i volti e le voci di importanti personaggi del mondo dell'architettura, di quello accademico e della ricerca animano dodici interviste a responsabili di istituzioni e di riviste. Al rapporto tra identità di genere e spazio, raccontato attraverso cinque video prodotti nell’ambito del programma Future Architecture Platform guarda invece la sezione “Visioni”. Da febbraio 2022, il MAXXI propone un nuovo ciclo delle Storie dell’architettura: attraverso un racconto per personaggi ed episodi salienti, studiosi, docenti e divulgatori terranno delle lezioni su come la presenza femminile si sia evoluta nell’architettura.
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