Dal 27 gennaio al 15 aprile alla Royal Academy of Arts
Da Tiziano a Mantegna, da Tintoretto a Veronese, i maestri italiani nelle collezioni di Carlo I
Andrea Mantegna, Triumph of Caesar: The Vase Bearers, 1484-92 circa,
tempera su tela, 280 x 269.5 cm, RCIN 403961 Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2017
tempera su tela, 280 x 269.5 cm, RCIN 403961 Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2017
Samantha De Martin
17/01/2018
Mondo - Non poteva che essere celebrato con una grande mostra il ritorno in Gran Bretagna, dopo quasi 400 anni, della prestigiosa collezione appartenuta a Carlo I e nella quale non mancano capolavori di illustri maestri italiani, da Tiziano a Mantegna, da Tintoretto a Veronese.
Un “tesoretto” messo insieme dal sovrano inglese tra il XV e il XVII secolo, e che raccoglie opere di Van Dyck, Rubens, Holbein, andate a confluire nei più grandi musei d’Europa a partire dal 1649, dopo la condanna a morte del re.
Nonostante alcuni di questi capolavori siano stati recuperati da Carlo II durante la Restaurazione, molti costituiscono ancora il nucleo principale di alcune importanti collezioni, dal Louvre al Museo del Prado.
Dal 27 gennaio al 15 aprile la Royal Academy of Arts riunisce, per la prima volta dal XVII secolo, 140 capolavori appartenuti a quella raccolta, offrendo al pubblico l’opportunità di comprendere come sia cambiata, nel tempo, la percezione dell’arte in Inghilterra.
Quando nel 1623, due anni prima della sua ascesa al trono, Carlo I visitò Madrid, il futuro sovrano rimase talmente affascinato dalla collezione degli Asburgo che fece ritorno in Inghilterra portando con sé alcune opere, tra le quali i dipinti di Tiziano e Veronese. A questi si aggiunsero i lavori della collezione dei Gonzaga, di proprietà dei duchi di Mantova e i capolavori commissionati ad Anthony Van Dyck. Al punto che nel 1649 la collezione di Carlo I contava ben 1500 dipinti e 500 sculture.
Addentrandosi nel percorso espositivo che caratterizza la mostra Charles I: King and Collector, il visitatore potrà gustare i circa 90 lavori in prestito dalla Royal Collection, ma anche gli illustri pezzi provenienti dalla National Gallery, dal Museo del Louvre, dal Prado e da numerose collezioni pubbliche e private.
I ritratti monumentali del re e della sua famiglia costituiscono il nucleo della mostra. Accanto a questi, si fanno ammirare la tela di Rubens, Minerva protegge la Pace da Marte (1629-1630), ma anche lo spettacolare Amore e Psiche di Van Dyck (1638-1640).
L’eccellenza italiana brilla nelle tele di Orazio Gentileschie Guido Reni, nella serie dei Trionfi di Cesare di Andrea Mantegna, tra i dipinti di Correggio, Bronzino, Jacopo Bassano, Tintoretto e Paolo Veronese, o nella tela che ritrae Carlo V con il cane, realizzata da Tiziano nel 1533.
Con questa mostra che, come ha commentato Christopher Le Brun, presidente della Royal Academy of Arts, «pone uno dei più grandi collezionisti della storia accanto ai capolavori della Royal Collection - una delle più prestigiose collezioni al mondo - e all’interno di una delle gallerie tra le più belle al mondo» prendono il via le celebrazioni per i 250 anni della Royal Academy of Arts.
Leggi anche:
• I maestri del Rinascimento italiano nel 2018 della National Gallery
Un “tesoretto” messo insieme dal sovrano inglese tra il XV e il XVII secolo, e che raccoglie opere di Van Dyck, Rubens, Holbein, andate a confluire nei più grandi musei d’Europa a partire dal 1649, dopo la condanna a morte del re.
Nonostante alcuni di questi capolavori siano stati recuperati da Carlo II durante la Restaurazione, molti costituiscono ancora il nucleo principale di alcune importanti collezioni, dal Louvre al Museo del Prado.
Dal 27 gennaio al 15 aprile la Royal Academy of Arts riunisce, per la prima volta dal XVII secolo, 140 capolavori appartenuti a quella raccolta, offrendo al pubblico l’opportunità di comprendere come sia cambiata, nel tempo, la percezione dell’arte in Inghilterra.
Quando nel 1623, due anni prima della sua ascesa al trono, Carlo I visitò Madrid, il futuro sovrano rimase talmente affascinato dalla collezione degli Asburgo che fece ritorno in Inghilterra portando con sé alcune opere, tra le quali i dipinti di Tiziano e Veronese. A questi si aggiunsero i lavori della collezione dei Gonzaga, di proprietà dei duchi di Mantova e i capolavori commissionati ad Anthony Van Dyck. Al punto che nel 1649 la collezione di Carlo I contava ben 1500 dipinti e 500 sculture.
Addentrandosi nel percorso espositivo che caratterizza la mostra Charles I: King and Collector, il visitatore potrà gustare i circa 90 lavori in prestito dalla Royal Collection, ma anche gli illustri pezzi provenienti dalla National Gallery, dal Museo del Louvre, dal Prado e da numerose collezioni pubbliche e private.
I ritratti monumentali del re e della sua famiglia costituiscono il nucleo della mostra. Accanto a questi, si fanno ammirare la tela di Rubens, Minerva protegge la Pace da Marte (1629-1630), ma anche lo spettacolare Amore e Psiche di Van Dyck (1638-1640).
L’eccellenza italiana brilla nelle tele di Orazio Gentileschie Guido Reni, nella serie dei Trionfi di Cesare di Andrea Mantegna, tra i dipinti di Correggio, Bronzino, Jacopo Bassano, Tintoretto e Paolo Veronese, o nella tela che ritrae Carlo V con il cane, realizzata da Tiziano nel 1533.
Con questa mostra che, come ha commentato Christopher Le Brun, presidente della Royal Academy of Arts, «pone uno dei più grandi collezionisti della storia accanto ai capolavori della Royal Collection - una delle più prestigiose collezioni al mondo - e all’interno di una delle gallerie tra le più belle al mondo» prendono il via le celebrazioni per i 250 anni della Royal Academy of Arts.
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