Dal 31 marzo il Museo d’Arte Sorlini sul Lago di Garda

Apre il MarteS: da Bellini a Guardi, lo splendore della pittura veneta

Sebastiano Ricci, La verità svelata dal tempo. Courtesy MarteS - Fondazione Luciano Sorlini
 

Francesca Grego

24/03/2018

Brescia - La grande arte veneta ha una nuova casa: dal 31 marzo nell’entroterra del Lago di Garda il MarteS schiuderà al pubblico la collezione raccolta in oltre 50 anni dall’imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015). Giovanni Bellini, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Canaletto, Francesco e Gianantonio Guardi, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Rosalba Carriera, Palma il Vecchio sono solo alcuni degli autori dei 180 dipinti esposti nel nuovo Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (BS).
 
Quattordici sale distribuite su una superficie di 1000 metri quadri articolano un itinerario nella pittura che spazia da preziosi fondi oro trecenteschi alle tele dei maestri del Settecento veneziano: uno spaccato del gusto di un collezionista appassionato, da scoprire anche attraverso i mobili, i tappeti e gli oggetti d’epoca che ornano la sede espositiva, il palazzo seicentesco abitato da Sorlini, il cui piano nobile fu destinato fin dall’acquisto a ospitare le raccolte d’arte antica.
Grazie all’azione della Fondazione Luciano Sorlini, costituita nel 2000 e depositaria della collezione dal 2004, si realizza il desiderio dell’imprenditore di riunire in un unico spazio aperto al pubblico le opere finora divise tra l’edificio di Calvagese, il Castello di Montegalda vicentina e il palazzo veneziano Grimani-Marcello Sorlini sul Canal Grande noto come “Grimani dall’Albero d’Oro”, dove iniziò la sua avventura di collezionista.
 
Industriale metallurgico patito del volo e degli aerei storici, nel campo dell’arte Sorlini indirizzò inizialmente il suo interesse verso il Settecento lagunare, con una preferenza verso la pittura di figura: luminose scene mitologiche ed episodi del Nuovo e dell’Antico Testamento ne sono le testimonianze nella sontuosa Galleria, dove i dipinti sono disposti come in una quadreria del XVIII secolo, o nel Salone di Diana, che sfoggia un raro telero di Giacomo Ceruti, un tempo nel Palazzo Arconati Visconti di Milano (Diana scoperta da Atteone). Qualche sala più avanti, è possibile ammirare il capolavoro assoluto del Pitocchetto: la Vecchia contadina, uno dei più stupefacenti ed evocativi ritratti popolari di Ceruti, ma anche un vertice della pittura della realtà del Settecento lombardo, che qui si anima nel confronto con Il Bravo dello stesso autore e con una serie di ritratti coevi.
 
Ma il gioiello più splendente del museo è probabilmente la Madonna in rosso di Giovanni Bellini, un tempo nelle prestigiose raccolte Contini-Bonacossi, la cui acquisizione nel 2000 segnò una svolta nell’attività collezionistica di Sorlini. Nell’allestimento curato da Stefano Lusardi, la tavola del Giambellino dialoga con altri dipinti cinquecenteschi di soggetto sacro, da Bramantino a Giovanni Gerolamo Savoldo.
Negli stessi anni altri colpi da maestro dell’imprenditore bresciano furono gli acquisti delle Storie di Giuseppe ebreo di Antonio Guardi, ciclo di sei teleri rococò che un tempo arredava le sale di Palazzo Grassi, e di due eccezionali fondi oro del Trecento e del Quattrocento toscano, che documentano della definitiva apertura di Sorlini all’arte di altre aree della Penisola.
Tra le curiosità del percorso, due opere dell’artista napoletano Jacopo Amigoni, che furono di proprietà del famoso cantante lirico Farinelli, e la visita allo studio del padrone di casa, dove tra mobili anni Quaranta e rosse poltrone Frau si ammirano dipinti di scuola fiamminga o delle botteghe di Veronese e Tintoretto.
 
A partire dal 31 marzo il MarteS sarà aperto al pubblico dal mercoledì alla domenica, con biglietto di ingresso di 10 euro comprensivo di visita guidata.