Claudio Gambini. Nel Segno del Colore
 
										 
										
										
																		
																																												© Claudio Gambini
											
										
										
									Dal 8 July 2015 al 20 July 2015
Roma
Luogo: Cascina Farsetti - Villa Doria Pamphilj
Indirizzo: via Leone XIII 75
Orari: 9.30-13.30; chiuso sabato
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 3291263
E-Mail info: csfadams@tiscali.it
Sito ufficiale: http://www.cascinafarsettiart.it
								
								L’8 luglio 2015 inaugura alla Cascina Farsetti, all’interno del Parco di Villa Doria Pamphilj, Roma, una personale dedicata all'artista Claudio Gambini, cui sarà dedicato un catalogo cartaceo edito dalla casa editrice Daphne Museum. 
Di Gambini, il cui lavoro è noto al pubblico grazie alla partecipazione alla X Quadriennale di Roma, saranno esposte, accanto a lavori inediti, una serie di opere precedenti, per ripercorrere l’intera carriera dell'artista.
Gambini inizia il suo percorso artistico con l’arte figurativa, per poi arrivare all’astrattismo, cercando una diversa espressività che affermi il suo essere nel mondo. Successivamente il gesto diventa più controllato, la composizione più attenta, fino a giungere all’estrema semplificazione della sua arte.
Si spazia così dalle prime grandi tele, in cui è protagonista l’energia della giovinezza, fino agli ultimi piccoli lavori su carta, dove il segno raggiunge l’assoluta sintesi e la piena maturità.
In un allestimento che non prevede un percorso delineato, lo spettatore può penetrare il mondo più intimo dell’artista, lasciandosi liberamente attrarre dalla forza espressiva dei “segni”, ed immergendosi nella contemplazione delle “macchie”.
I tocchi sono istintivi, non razionalizzati, il segno è pulito ed essenziale, il colore viene tracciato con rapidità e precisione, o lasciato libero nello spazio in modo da invadere la tela creando un gioco di segni e macchie, che permette allo spettatore di comprendere appieno l’artista, abbandonando ogni tipo di forma, e lasciandosi trasportare solo dal suo istinto.
Il visitatore può inoltre lasciarsi conquistare dall’energia dirompente dei primi lavori, in cui i segni pungenti e vibranti che lacerano lo spazio, aprono un varco verso il profondo di noi stessi, portandoci dunque a liberarci della “corazza” che indossiamo per difenderci, e a riconoscere come in quelle “ferite” tracciate da Gambini con il colore, si possa trovare un momento di calma e di luce.
							Di Gambini, il cui lavoro è noto al pubblico grazie alla partecipazione alla X Quadriennale di Roma, saranno esposte, accanto a lavori inediti, una serie di opere precedenti, per ripercorrere l’intera carriera dell'artista.
Gambini inizia il suo percorso artistico con l’arte figurativa, per poi arrivare all’astrattismo, cercando una diversa espressività che affermi il suo essere nel mondo. Successivamente il gesto diventa più controllato, la composizione più attenta, fino a giungere all’estrema semplificazione della sua arte.
Si spazia così dalle prime grandi tele, in cui è protagonista l’energia della giovinezza, fino agli ultimi piccoli lavori su carta, dove il segno raggiunge l’assoluta sintesi e la piena maturità.
In un allestimento che non prevede un percorso delineato, lo spettatore può penetrare il mondo più intimo dell’artista, lasciandosi liberamente attrarre dalla forza espressiva dei “segni”, ed immergendosi nella contemplazione delle “macchie”.
I tocchi sono istintivi, non razionalizzati, il segno è pulito ed essenziale, il colore viene tracciato con rapidità e precisione, o lasciato libero nello spazio in modo da invadere la tela creando un gioco di segni e macchie, che permette allo spettatore di comprendere appieno l’artista, abbandonando ogni tipo di forma, e lasciandosi trasportare solo dal suo istinto.
Il visitatore può inoltre lasciarsi conquistare dall’energia dirompente dei primi lavori, in cui i segni pungenti e vibranti che lacerano lo spazio, aprono un varco verso il profondo di noi stessi, portandoci dunque a liberarci della “corazza” che indossiamo per difenderci, e a riconoscere come in quelle “ferite” tracciate da Gambini con il colore, si possa trovare un momento di calma e di luce.
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