Dal 7 febbraio nel giardino di Villa Caffarelli

Il Colosso di Costantino (ricostruito) veglia su Roma

La ricostruzione della statua colossale di Costantino nei giardini di Villa Caffarelli | Courtesy Zetema
 

Samantha De Martin

06/02/2024

Roma - Appena entrati nel giardino di Villa Caffarelli l’impressione, incrociando la fissità ieratica del suo sguardo, nella differenza di scala impressionante tra noi, visitatori piccolissimi, e la sorprendente stazza di tredici metri, è quella di essere sopraffatti da un gigante.
Tale doveva essere la sensazione che i sudditi di Roma avvertivano al cospetto della statua originale dell’imperatore Costantino, uno degli esempi più significativi della scultura romana tardo-antica, risalente al IV secolo d.C.
Quella che a partire dal 7 febbraio romani e non potranno ammirare gratuitamente nel giardino di Villa Caffarelli, adiacente ai Musei capitolini, è la straordinaria ricostruzione in scala 1:1 di questo Colosso riscoperto nel XV secolo presso la Basilica di Massenzio e del quale rimangono oggi la testa, il braccio destro, il polso, la mano destra, il ginocchio, lo stinco, il piede destro e quello sinistro, frammenti in marmo conservati nel cortile di Palazzo dei Conservatori.

Questa straordinaria ricostruzione rimarrà nel giardino di Villa Caffarelli almeno fino a tutto il 2025 per poi essere trasferita, con tutta probabilità, al Museo della civiltà romana che verrà riaperto.
Risultato della collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina, Fondazione Prada e Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, con la supervisione scientifica di Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali, la replica del monumento era già stata presentata per la prima volta a Milano dal 17 novembre 2022 al 27 febbraio 2023, in occasione della mostra Recycling Beauty a cura di Salvatore Settis e Anna Anguissola con Denise La Monica.



Factum Foundation all’opera nella ricostruzione del Colosso di Costantino, 2022 | Foto: © Oak Taylor-Smith Factum Foundation

“Il Colosso può essere in effetti visto come un esempio di riuso, potremmo dire di Recycling Beauty” ha spiegato Settis. E infatti è il risultato del riadattamento di una statua più antica. Secondo una recente ipotesi sarebbe stata la statua di culto di Giove Ottimo Massimo, collocata all’interno del tempio a lui dedicato sul Campidoglio, il più importante della romanità, a fungere da modello per la realizzazione del Colosso. La scultura è un acrolito, con le parti nude realizzate in marmo, montate su una struttura portante rivestita da panneggi in bronzo dorato o in preziosi marmi colorati. Il dio, seduto in trono, è avvolto in un mantello che lascia scoperti il torso, le braccia e il ginocchio.
Motivo iconografico di tradizione omerica associato quasi esclusivamente all’immagine di Giove, e successivamente degli imperatori, il ginocchio nudo scoperto richiama la massima devozione rivolta a un essere divino, invocando la richiesta di supplica.

Dopo la vittoria su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C., Costantino diventa il padrone assoluto della parte occidentale dell’impero e di Roma. E la realizzazione del Colosso, una delle manifestazioni più impressionanti dell’arte costantiniana, risalirebbe proprio a questi anni iniziali del suo regno. La celebrazione dell’imperatore avviene dunque attraverso il reimpiego di una statua colossale già esistente attraverso la quale l’imperatore stesso si mostra come comes (compagno) degli dèi, identificando come divina la natura stessa del suo potere.


La ricostruzione della statua colossale di Costantino nei giardini di Villa Caffarelli | Courtesy Zetema

“La ricostruzione del Colosso che oggi presentiamo - ha commentato Claudio Parisi Presicce - è un risultato che parte da lontano, frutto di un lungo studio dei frammenti appartenenti alla scultura. Questa statua aiuta adesso a leggere i frammenti singoli”.

I nove frammenti in marmo pario, attualmente conservati presso i Musei capitolini, sono stati rinvenuti nel 1486 all’interno dell’abside di un edificio che solo agli inizi dell’Ottocento sarà correttamente identificato con la Basilica di Massenzio lungo la Via Sacra. Si pensava che appartenessero a una statua dell’imperatore Commodo e, data la loro eccezionale importanza, furono allestiti nel Palazzo dei Conservatori durante i lavori di ristrutturazione. Solo alla fine dell’Ottocento i frammenti sono stati identificati come ritratto colossale dell’imperatore. Un decimo frammento, parte del torace, rinvenuto nel 1951, giunge dai magazzini del Parco Archeologico del Colosseo nel cortile del Palazzo dei Conservatori.


Le prove per la resa del marmo pario sui facsimili dei frammenti | Foto: © Oak Taylor-Smith Factum Foundation

Veniamo ora al perché della collocazione della gigantesca ricostruzione del Colosso di Costantino all’interno del Giardino di Villa Caffarelli. I giardini insistono in parte sull’area occupata dal Tempio di Giove Ottimo Massimo, che un tempo ospitava la statua di Giove, la stessa probabilmente dalla quale il Colosso fu ricavato.

A fine marzo 2022 un team della Factum Foundation trascorse tre giorni nel cortile dei Capitolini per scansionare i frammenti presenti con la tecnica della fotogrammetria. Ciascuno di questo è stato modellato in 3D e posizionato sul corpo digitale della statua creata utilizzando come esempio iconografico altre sculture di culto di età imperiale in pose simili. L’operazione di ricostruzione realizzata da Factum ha tenuto conto del tipo di marmo delle parti originali, dei restauri e delle aggiunte, dei dettagli del panneggio mancante e dell’aspetto del bronzo dorato di cui era composto. Solo dopo aver ultimato il modello 3D ad altissima risoluzione si è proceduto con la ricostruzione materiale del Colosso.



La ricostruzione della statua colossale di Costantino nei giardini di Villa Caffarelli | Courtesy Zetema

Per restituire l'effetto del marmo e del bronzo sono stati scelti resina e poliuretano, insieme a polvere di marmo, foglia d’oro e gesso, mentre per la struttura interna (originariamente forse composta di mattoni, legno e barre di metallo) è stato adoperato un supporto in alluminio. Osservando il Colosso nel suo complesso ci si accorge delle “ricuciture” tra le parti rimaterializzate e le copie dei frammenti originali presenti nel cortile di Palazzo dei Conservatori.

“La seconda versione del Colosso - anticipa Adam Lowe, della Factum Foundation for Digital Technology in Preservation - sarà mostrata in Inghilterra, proprio dove Costantino faceva la guardia lungo il Vallo di Adriano prima di diventare imperatore”.
Intanto la prima è tornata a casa e veglierà a lungo su Roma.