Il capolavoro di Caravaggio a Palazzo Barberini
Flaminia Gennari Santori: il Narciso di Caravaggio, un tema presente in tutti noi
Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini e Galleria Corsini a Roma
Flamina Gennari Santori
09/04/2020
Roma - Buongiorno, sono Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini e Corsini e come tutti voi vi parlo da casa perché sto lavorando da remoto in questi giorni anche se andiamo spesso al museo a trovare le nostre opere e visitare i nostri spazi.
Oggi vi volevo raccontare un'opera che per noi è particolarmente importante e particolarmente amata dal nostro pubblico: il Narciso un dipinto convenzionalmente attribuito a Caravaggio. Anche se che molti ritengono sia stato realizzato da Michelangelo Merisi per altri non sarebbe così. Questo enigma lo rende ancora più prezioso e più interessante.
In realtà, al di là della storia del dipinto quello che affascina noi e i visitatori e che lo rende una delle opere più amate dal pubblico del nostro museo, è proprio l'immagine di questo quadro. Narciso, ne conoscete la storia: il mito di Narciso come la racconta Ovidio nelle Metamorfosi.
Un giovane bellissimo, talmente innamorato della propria immagine che un giorno, tornando dalla caccia nella notte, si specchia in uno stagno nero. e Vede la sua immagine specchiata nell’acqua e si innamora di sé stesso fino a morire affogato per cercare disperatamente di abbracciare il proprio riflesso, dimenticandosi di tutto e perdendosi in sé stesso.
Il dipinto è rappresentato come una carta da gioco. Narciso, il giovane, si specchia esattamente alla metà dell'opera e sotto di lui c'è il riflesso della sua immagine. Viene rappresentato in una foresta completamente nera e oscura, ma senza nessun contesto, senza nulla intorno. Non sappiamo nulla della storia. Vediamo soltanto questo giovane elegantissimo che guarda perso in se stesso.
Questa immagine e l'opera rappresentano un tema così presente in noi: l'amore per noi stessi che può arrivare a dei livelli assolutamente patologici, parossistici. Un tema che in questo quadro viene raccontato in maniera dolce e suadente, poetica e anche molto sentimentale.
Il quadro viene scoperto da Roberto Longhi, un grandissimo storico dell'arte agli inizi del Novecento, e sin dal 1913 è presente nelle nostre collezioni. Invito tutti a venire a vederlo.
Leggi anche:
• Caravaggio e l’enigma di Narciso
Oggi vi volevo raccontare un'opera che per noi è particolarmente importante e particolarmente amata dal nostro pubblico: il Narciso un dipinto convenzionalmente attribuito a Caravaggio. Anche se che molti ritengono sia stato realizzato da Michelangelo Merisi per altri non sarebbe così. Questo enigma lo rende ancora più prezioso e più interessante.
In realtà, al di là della storia del dipinto quello che affascina noi e i visitatori e che lo rende una delle opere più amate dal pubblico del nostro museo, è proprio l'immagine di questo quadro. Narciso, ne conoscete la storia: il mito di Narciso come la racconta Ovidio nelle Metamorfosi.
Un giovane bellissimo, talmente innamorato della propria immagine che un giorno, tornando dalla caccia nella notte, si specchia in uno stagno nero. e Vede la sua immagine specchiata nell’acqua e si innamora di sé stesso fino a morire affogato per cercare disperatamente di abbracciare il proprio riflesso, dimenticandosi di tutto e perdendosi in sé stesso.
Il dipinto è rappresentato come una carta da gioco. Narciso, il giovane, si specchia esattamente alla metà dell'opera e sotto di lui c'è il riflesso della sua immagine. Viene rappresentato in una foresta completamente nera e oscura, ma senza nessun contesto, senza nulla intorno. Non sappiamo nulla della storia. Vediamo soltanto questo giovane elegantissimo che guarda perso in se stesso.
Questa immagine e l'opera rappresentano un tema così presente in noi: l'amore per noi stessi che può arrivare a dei livelli assolutamente patologici, parossistici. Un tema che in questo quadro viene raccontato in maniera dolce e suadente, poetica e anche molto sentimentale.
Il quadro viene scoperto da Roberto Longhi, un grandissimo storico dell'arte agli inizi del Novecento, e sin dal 1913 è presente nelle nostre collezioni. Invito tutti a venire a vederlo.
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