A Roma, alla Fondazione Nicola Del Roscio, dal 20 ottobre al 16 gennaio
Tre donne per La Fondazione : la rivoluzione di Pasquarosa a dialogo con Claire Fontaine e Marinella Senatore
Il salone de La Fondazione con l'allestimento della mostra Claire Fontaine | Pasquarosa | Marinella Senatore | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it 2020
Samantha De Martin
20/10/2020
Roma - L’avevano definita “un fenomeno dell’arte a Roma”. Luigi Pirandello le aveva messo a disposizione il proprio appartamento di via Bosio dove ebbe come vicino di casa Giorgio de Chirico. Nel 1915, a 19 anni, esponeva già alla Secessione romana, assieme a suo marito, il pittore romano Nino Bertoletti. Non sapeva leggere e nemmeno scrivere Pasquarosa, pseudonimo di Pasquarosa Marcelli, ma le sue tele racchiudono ancora oggi tutto il coraggio, l’autonomia espressiva e la libertà senza proclami di una donna che ebbe la forza di scardinare i pregiudizi del tempo mettendosi in gioco con audacia e intelligenza e anticipando quei movimenti di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne già a fine Ottocento.
Parte da qui, dal “fenomeno” Pasquarosa, il “trialogo” che La Fondazione | Fondazione Nicola Del Roscio intesse tra la stessa pittrice - che nel 1929 tenne una personale alla Harlington Gallery di Londra - il collettivo artistico Claire Fontaine e Marinella Senatore, da sempre sensibile alle tematiche dell’emancipazione e dell’uguaglianza.
Il nuovo progetto espositivo a cura di Pier Paolo Pancotto, visitabile da oggi, martedì 20 ottobre 2020, a sabato 16 gennaio 2021, in occasione della Quadriennale d’arte 2020, riunisce per la prima volta tre interpreti differenti per storia, generazione e cultura, accomunate da una sensibilità verso i temi della libertà individuale, in particolare femminile.
Marinella Senatore, Untitled, 2020, 27, 40 x 40 cm, collezione dell'artista | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it 2020
L'esistenza coraggiosa di Pasquarosa tra scandalo e rivoluzione
Se Marinella Senatore e il collettivo nato nel 2004 dalle menti creative di Fulvia Carnevale e James Thornhill riflettono su tematiche universali come la politica, la violenza, la religione, le differenze di genere, il ruolo della donna nel contesto sociale, Pasquarosa si confronta con le medesime tematiche attraverso la propria esistenza, più che con l’esercizio della propria professione, affrontando in prima persona una serie di circostanze ambientali e sociali, decisamente inconsuete per la sua epoca. Come il matrimonio con il pittore Nino Bertoletti, organizzato in maniera rocambolesca, con rito civile e mentre Pasquarosa era incinta del primo figlio, uno scandalo per quegli anni. O l’amicizia con Olga e Marinella Lodi, due femministe ante litteram che già nel 1890 parlavano di “voto alle donne” e che introdussero la modella-pittrice nella scena artistica romana.
Pasquarosa anticipa dunque quelle connessioni che la mostra di Roma sviluppa attraverso un allestimento ben riuscito, attento e studiato, dove nel salone a pianta ovale della Fondazione con affaccio su via Francesco Crispi, l’incontro tra le tre figure femminili trova un proprio centro nell’opera senza titolo di Senatore.
Un vaso di violette su tovaglia azzurra, una natura morta con gatto, e ancora una teiera sul tappeto, oggetti da toletta, primule e ciclamini impressi sulla tela con tratto deciso ci restituiscono la mano di Pasquarosa. I quadri non sono belli, ma c’è qualcosa che li rende pieni di fascino.
Pasquarosa, Angelina, 1915, olio su tela, 50 x 50 cm, ANPB Roma | Foto: Samantha De Martin per ARTE.it 2020
“Sono dipinti - spiega il curatore Pier Paolo Pancotto - in realtà fatti male, eppure la loro composizione funziona. Se fossi una donna sarei orgogliosa della pittura di Pasquarosa che rivela un’autonomia espressiva totale". Anticoli Corrado era a quell’epoca il paese dal quale giungevano le modelle per gli studi di via Margutta o per l'Accademia di belle arti.
"Una volta arrivata a Roma - continua Pancotto - Pasquarosa incontra Bertoletti. La sua famiglia vendeva ombrelli in via Nazionale, erano borghesi e osteggiarono in tutti i modi la loro unione. Pasquarosa visse momenti abbastanza difficili durante i quali racconta di essere costretta ad accontentarsi di un semplice brodo di ortiche”.
Ed eccola Pasquarosa in un filmato inedito, concesso dalla Cineteca Nazionale, che mostra l’artista in compagnia di Luigi Pirandello, di Massimo Bontempelli e Paola Masino, mentre giocano a bocce.
Un progetto sperimentale dal carattere dialettico
La storia della pittrice di Anticoli Corrado si intreccia ai linguaggi delle altre artiste in mostra, seguendo il fil rouge del linguaggio come forma di lotta. Il risultato è un’unica, grande installazione volta a sottolineare il carattere dialettico e sperimentale del progetto.
Pasquarosa, Natura morta napoletana, 1954-56, 51 x 78 cm, ANPB Roma | Foto: Samantha De Martin per ARTE.it 2020
“Le donne sono la luna che muove le maree” è la scritta blu che accoglie il primo sguardo dell’ospite in galleria. È di Claire Fontaine, come anche la scritta “I say I”, omaggio al manifesto della critica d’arte e femminista Carla Lonzi.
Incontriamo, nel percorso espositivo, un’opera fortemente metaforica e ambivalente per le sue tematiche legate all’ambiente e al razzismo. Si intitola I can’t breath e ritrae un uomo, circondato da una nuvola di smog, mentre cerca di respirare attraverso un tubo l’aria pulita che fuoriesce da un water.
“Con quest’opera del 2012 - spiega Fulvia Carnevale, del collettivo Claire Fontaine - abbiamo voluto riprendere un’invenzione che abbiamo trovato su un libro di brevetti degli anni Cinquanta”. Il titolo dell’opera strizza l’occhio alla tragica morte dell’afroamericano George Loyd e alla sua ultima richiesta di aiuto che ha fatto il giro del mondo: “I can't breathe”.
Di Claire Fontaine sono anche i Brickbats, “libri illeggibili”, mattoni avvolti da copertine, vere e proprie pietrificazioni simili a fantasmi, inutilizzabili.
"Un'idea nata dopo aver consegnato alcuni libri ai miei studenti" scherza Fulvia.
La mostra si inserisce nella programmazione concepita da Pier Paolo Pancotto per La Fondazione | Fondazione Nicola Del Roscio, una casa per gli artisti destinata a sperimentazioni ed esperienze inedite, una piattaforma di incontro e scambio, incentrata sul rapporto diretto tra pubblico e artista.
Claire Fontaine, Brickbats a La Fondazione | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it 2020
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• Claire Fontaine, Pasquarosa, Marinella Senatore
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Marinella Senatore, Untitled, 2020, 27, 40 x 40 cm, collezione dell'artista | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it 2020
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Se Marinella Senatore e il collettivo nato nel 2004 dalle menti creative di Fulvia Carnevale e James Thornhill riflettono su tematiche universali come la politica, la violenza, la religione, le differenze di genere, il ruolo della donna nel contesto sociale, Pasquarosa si confronta con le medesime tematiche attraverso la propria esistenza, più che con l’esercizio della propria professione, affrontando in prima persona una serie di circostanze ambientali e sociali, decisamente inconsuete per la sua epoca. Come il matrimonio con il pittore Nino Bertoletti, organizzato in maniera rocambolesca, con rito civile e mentre Pasquarosa era incinta del primo figlio, uno scandalo per quegli anni. O l’amicizia con Olga e Marinella Lodi, due femministe ante litteram che già nel 1890 parlavano di “voto alle donne” e che introdussero la modella-pittrice nella scena artistica romana.
Pasquarosa anticipa dunque quelle connessioni che la mostra di Roma sviluppa attraverso un allestimento ben riuscito, attento e studiato, dove nel salone a pianta ovale della Fondazione con affaccio su via Francesco Crispi, l’incontro tra le tre figure femminili trova un proprio centro nell’opera senza titolo di Senatore.
Un vaso di violette su tovaglia azzurra, una natura morta con gatto, e ancora una teiera sul tappeto, oggetti da toletta, primule e ciclamini impressi sulla tela con tratto deciso ci restituiscono la mano di Pasquarosa. I quadri non sono belli, ma c’è qualcosa che li rende pieni di fascino.
Pasquarosa, Angelina, 1915, olio su tela, 50 x 50 cm, ANPB Roma | Foto: Samantha De Martin per ARTE.it 2020
“Sono dipinti - spiega il curatore Pier Paolo Pancotto - in realtà fatti male, eppure la loro composizione funziona. Se fossi una donna sarei orgogliosa della pittura di Pasquarosa che rivela un’autonomia espressiva totale". Anticoli Corrado era a quell’epoca il paese dal quale giungevano le modelle per gli studi di via Margutta o per l'Accademia di belle arti.
"Una volta arrivata a Roma - continua Pancotto - Pasquarosa incontra Bertoletti. La sua famiglia vendeva ombrelli in via Nazionale, erano borghesi e osteggiarono in tutti i modi la loro unione. Pasquarosa visse momenti abbastanza difficili durante i quali racconta di essere costretta ad accontentarsi di un semplice brodo di ortiche”.
Ed eccola Pasquarosa in un filmato inedito, concesso dalla Cineteca Nazionale, che mostra l’artista in compagnia di Luigi Pirandello, di Massimo Bontempelli e Paola Masino, mentre giocano a bocce.
Un progetto sperimentale dal carattere dialettico
La storia della pittrice di Anticoli Corrado si intreccia ai linguaggi delle altre artiste in mostra, seguendo il fil rouge del linguaggio come forma di lotta. Il risultato è un’unica, grande installazione volta a sottolineare il carattere dialettico e sperimentale del progetto.
Pasquarosa, Natura morta napoletana, 1954-56, 51 x 78 cm, ANPB Roma | Foto: Samantha De Martin per ARTE.it 2020
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Incontriamo, nel percorso espositivo, un’opera fortemente metaforica e ambivalente per le sue tematiche legate all’ambiente e al razzismo. Si intitola I can’t breath e ritrae un uomo, circondato da una nuvola di smog, mentre cerca di respirare attraverso un tubo l’aria pulita che fuoriesce da un water.
“Con quest’opera del 2012 - spiega Fulvia Carnevale, del collettivo Claire Fontaine - abbiamo voluto riprendere un’invenzione che abbiamo trovato su un libro di brevetti degli anni Cinquanta”. Il titolo dell’opera strizza l’occhio alla tragica morte dell’afroamericano George Loyd e alla sua ultima richiesta di aiuto che ha fatto il giro del mondo: “I can't breathe”.
Di Claire Fontaine sono anche i Brickbats, “libri illeggibili”, mattoni avvolti da copertine, vere e proprie pietrificazioni simili a fantasmi, inutilizzabili.
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