In mostra fino al 30 aprile
I segreti della Colonna Traiana si raccontano al Colosseo
"La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo", un'immagine della mostra al Colosseo I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Francesca Grego
22/12/2023
Roma - Fin dalle origini, la Colonna Traiana ha rappresentato una sfida per l’ingegno umano: l’estrazione del marmo dalle cave di Carrara, il trasporto e infine la lavorazione e posa in opera nel cantiere del Foro di Traiano rappresentarono le tappe di un’impresa temeraria che ancora oggi desta stupore e meraviglia. Come fu possibile con i mezzi del II secolo d.C. realizzare un’opera d’arte e di tecnologia ingegneristica di tali proporzioni? Da oggi, venerdì 22 dicembre, fino al prossimo 30 aprile, una mostra ricostruisce questa straordinaria avventura all’interno del Colosseo, per l’occasione illuminato di blu, il colore del Danubio, in omaggio ai fatti narrati dal monumento, ovvero le conquiste di Traiano in Dacia (attuale Romania) nel momento di massima espansione dell’Impero.
“La Colonna Traiana, costruita dall'architetto Apollodoro di Damasco su ordine dell'imperatore Traiano, non è solo una preziosa cronaca visiva della guerra dacico-romana, ma anche una testimonianza della nostra storia comune nei secoli”, ha ricordato Gabriela Dancău, Ambasciatore di Romania nella Repubblica Italiana, Malta e San Marino: “Questo maestoso monumento rappresenta oggi, per il popolo romeno e soprattutto per la comunità romena in Italia, molto più di un monumento di significato storico. La Colonna Traiana facilita il riavvicinamento tra i nostri popoli, diventando nel tempo un luogo di incontro in cui i romeni stabiliti in Italia celebrano le feste nazionali più importanti”.
"La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo", un'immagine della mostra al Colosseo I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Inaugurata 1910 anni fa, il 12 maggio del 113 d.C., la Colonna Traiana è considerata uno dei più significativi monumenti della Roma imperiale: lungo un fregio spiraliforme di circa 300 metri scolpito nel marmo di Carrara, 155 scene e 2570 figure ripercorrono nei dettagli le due campagne militari dell’Optimus Princeps in Dacia (101-106 d.C.). Nel cantiere del Foro la struttura venne inoltre svuotata dall’interno come una gigantesca vite di Archimede, per ricavare una stupefacente scala a chiocciola. “Un’opera di ingegneria di complessità inaudita, che testimonia i vertici elevatissimi raggiunti dalla civiltà romana nell’arte del costruire”, osserva Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo di Firenze e curatore dell’esposizione insieme ad Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia: “La mostra racconta la fatica e l’ingegno di uomini che hanno estratto tonnellate di marmo per poi affrontare con slitte di legno i quasi 700 metri di dislivello per raggiungere la pianura e il porto di Luni, dove enormi navi erano pronte a raggiungere Ostia e Roma. È difficile oggi immaginare l’organizzazione di un cantiere così complesso e la precisione meccanica necessaria per la composizione del monumento”.
L’eco di questa straordinaria impresa ha percorso i secoli senza mai esaurirsi: il monumento fu idolatrato da papi e sovrani d’Europa che, non potendolo spostare, ne commissionarono disegni (Francesco I di Francia), repliche (Napoleone), calchi (Luigi XIV e Napoleone III) e perfino nuove consacrazioni (papa Sisto V).
In un prezioso arazzo fiammingo, il geniale Apollodoro di Damasco illustra a Traiano l’audace progetto sullo sfondo delle Alpi Apuane. La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo inizia proprio con le effigi dell’imperatore e dell’architetto, rappresentati dai calchi di preziosi busti marmorei. Ma è Apollodoro a guidarci nelle tre sezioni della mostra, tra 60 opere in prestito da musei, istituzioni e collezioni private di tutta Italia.
"La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo". In primo piano il calco del busto di Apollodoro di Damasco, Museo della Civiltà Romana I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Storia, arte e tecnica si intrecciano lungo l’itinerario di visita, che presenta reperti archeologici, disegni, antichi strumenti, fotografie realizzate durante la campagna di restauro ancora in corso, ma anche contenuti multimediali e modelli delle grandi macchine da cantiere di epoca romana, ricostruite da Claudio Capotondi. Infine, una camera immersiva trasporta il pubblico nei paesaggi della Dacia del II secolo: il fregio si distende davanti agli occhi a grandezza naturale, con dettagli e qualità visiva senza precedenti.
“La Colonna Traiana è la porta d’ingresso al Parco archeologico del Colosseo, essa si trova all’avvio di quel percorso che, con un’unica passerella, oggi unisce il Foro di Traiano e quello di Cesare con il Foro Romano e il Palatino fino al Colosseo”, ricorda il direttore del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo: “Ma la Colonna, innalzata a celebrare le gesta di Traiano e la massima espansione dell’impero romano, oggi è anche un simbolo dell’Europa, come dimostra la sua ‘presenza’ diffusa nelle collezioni dei principali musei europei. È per noi motivo di orgoglio proseguire il percorso di conoscenza, tutela e valorizzazione di un monumento così iconico, contribuendo alla sua fortuna nel tempo”.
“La Colonna Traiana, costruita dall'architetto Apollodoro di Damasco su ordine dell'imperatore Traiano, non è solo una preziosa cronaca visiva della guerra dacico-romana, ma anche una testimonianza della nostra storia comune nei secoli”, ha ricordato Gabriela Dancău, Ambasciatore di Romania nella Repubblica Italiana, Malta e San Marino: “Questo maestoso monumento rappresenta oggi, per il popolo romeno e soprattutto per la comunità romena in Italia, molto più di un monumento di significato storico. La Colonna Traiana facilita il riavvicinamento tra i nostri popoli, diventando nel tempo un luogo di incontro in cui i romeni stabiliti in Italia celebrano le feste nazionali più importanti”.
"La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo", un'immagine della mostra al Colosseo I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Inaugurata 1910 anni fa, il 12 maggio del 113 d.C., la Colonna Traiana è considerata uno dei più significativi monumenti della Roma imperiale: lungo un fregio spiraliforme di circa 300 metri scolpito nel marmo di Carrara, 155 scene e 2570 figure ripercorrono nei dettagli le due campagne militari dell’Optimus Princeps in Dacia (101-106 d.C.). Nel cantiere del Foro la struttura venne inoltre svuotata dall’interno come una gigantesca vite di Archimede, per ricavare una stupefacente scala a chiocciola. “Un’opera di ingegneria di complessità inaudita, che testimonia i vertici elevatissimi raggiunti dalla civiltà romana nell’arte del costruire”, osserva Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo di Firenze e curatore dell’esposizione insieme ad Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia: “La mostra racconta la fatica e l’ingegno di uomini che hanno estratto tonnellate di marmo per poi affrontare con slitte di legno i quasi 700 metri di dislivello per raggiungere la pianura e il porto di Luni, dove enormi navi erano pronte a raggiungere Ostia e Roma. È difficile oggi immaginare l’organizzazione di un cantiere così complesso e la precisione meccanica necessaria per la composizione del monumento”.
L’eco di questa straordinaria impresa ha percorso i secoli senza mai esaurirsi: il monumento fu idolatrato da papi e sovrani d’Europa che, non potendolo spostare, ne commissionarono disegni (Francesco I di Francia), repliche (Napoleone), calchi (Luigi XIV e Napoleone III) e perfino nuove consacrazioni (papa Sisto V).
In un prezioso arazzo fiammingo, il geniale Apollodoro di Damasco illustra a Traiano l’audace progetto sullo sfondo delle Alpi Apuane. La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo inizia proprio con le effigi dell’imperatore e dell’architetto, rappresentati dai calchi di preziosi busti marmorei. Ma è Apollodoro a guidarci nelle tre sezioni della mostra, tra 60 opere in prestito da musei, istituzioni e collezioni private di tutta Italia.
"La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo". In primo piano il calco del busto di Apollodoro di Damasco, Museo della Civiltà Romana I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Storia, arte e tecnica si intrecciano lungo l’itinerario di visita, che presenta reperti archeologici, disegni, antichi strumenti, fotografie realizzate durante la campagna di restauro ancora in corso, ma anche contenuti multimediali e modelli delle grandi macchine da cantiere di epoca romana, ricostruite da Claudio Capotondi. Infine, una camera immersiva trasporta il pubblico nei paesaggi della Dacia del II secolo: il fregio si distende davanti agli occhi a grandezza naturale, con dettagli e qualità visiva senza precedenti.
“La Colonna Traiana è la porta d’ingresso al Parco archeologico del Colosseo, essa si trova all’avvio di quel percorso che, con un’unica passerella, oggi unisce il Foro di Traiano e quello di Cesare con il Foro Romano e il Palatino fino al Colosseo”, ricorda il direttore del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo: “Ma la Colonna, innalzata a celebrare le gesta di Traiano e la massima espansione dell’impero romano, oggi è anche un simbolo dell’Europa, come dimostra la sua ‘presenza’ diffusa nelle collezioni dei principali musei europei. È per noi motivo di orgoglio proseguire il percorso di conoscenza, tutela e valorizzazione di un monumento così iconico, contribuendo alla sua fortuna nel tempo”.
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