Da Copenaghen a Padova, gli Impressionisti, Cézanne e Gauguin

Presto in Italia i capolavori della Collezione Ordrupgaard

Paul Gauguin, Ritratto di giovane donna, Vaïte (Jeanne) Goupil, 1898. Ordrupgaard, Copenaghen. Foto Anders Sune Berg
 

Francesca Grego

09/05/2018

Padova - Approderanno presto in Italia quasi 60 gioielli della strepitosa collezione del banchiere e filantropo danese Wilhelm Hansen. Sarà Palazzo Zabarella, a Padova, a ospitare dal 29 settembre Gauguin e gli Impressionisti con una serie di assoluti capolavori dell’Ottocento francese, attualmente in mostra alla National Gallery of Canada. Tra i protagonisti, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Édouard Manet, Edgar Dégas, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Berthe Morisot, ma anche Eugéne Delacroix, Gustave Courbet e Jean-Auguste Dominque Ingres. E ancora, per proiettarci oltre la rivoluzione impressionista, ecco una nutrita selezione di dipinti di Paul Gauguin, da Adamo ed Eva a Ritratto di Vaïte Goupil, nonché Le bagnanti di Paul Cézanne del 1895 e una preziosa natura morta di Henri Matisse.
Un corpus messo insieme in pochi anni agli albori del XX secolo, ma che già all’indomani della Grande Guerra veniva valutato come “senza rivali nel Nord Europa” e che resta tuttora una delle più belle raccolte europee di pittura impressionista.
 
L’occasione per Palazzo Zabarella è arrivata dai lavori di rinnovamento del Museo Ordrupgaard di Copenaghen, dove di solito le opere sono esposte per volontà della moglie di Hansen, Henny, che le donò allo Stato danese interpretando un antico desiderio del marito.
“Con questa mostra vogliamo offrire al nostro pubblico l’opportunità unica di ammirare una collezione importantissima per qualità e storia, esposta in un museo danese bellissimo ma non tra i più frequentati dai visitatori italiani”, ha dichiarato Federico Bano, presidente di Fondazione Bano che, insieme al Comune di Padova, si è fatta promotrice del progetto: “La qualità oggettiva della Raccolta Ordrupgaard è indiscutibile e il poterla presentare in Italia, in assoluta esclusiva, è per noi la conferma del livello di rapporti internazionali che in questi anni Fondazione Bano ha saputo intessere. Patrimonio sul quale potrà trovare ulteriormente stimolo il nostro rinnovato progetto di attività”.
Dopo il debutto nel 1997 con la retrospettiva su Maurice Utrillo e 20 anni di mostre dedicate a grandi protagonisti dell’arte italiana – da Hayez a De Chirico, da Canova a Modigliani – l’ente presieduto da Bano ha inaugurato infatti un nuovo decennio di attività con lo sguardo rivolto verso la scena internazionale. Gauguin e gli Impressionisti rappresenta il secondo appuntamento di questo nuovo corso, dopo la mostra attualmente in corso a Palazzo Zabarella su Joan Mirò, che ha portato a Padova una grande raccolta portoghese finora inaccessibile.
 
Quanto alla Collezione Ordrupgaard, la sua è una storia fatta di passione e fiuto. Pare che Hansen, già notevole collezionista di arte danese, fosse stato folgorato dalla nuova pittura francese durante un viaggio d’affari a Parigi nel 1893. Di qui le visite sempre più frequenti a Salon, gallerie e musei e poi la creazione di un consorzio per finanziare gli acquisti.
Convinto che i dipinti impressionisti fossero destinati a un rapido aumento di valore, il banchiere scelse di acquistare solo opere di altissimo livello, ritrovandosi in poco tempo padrone di un numero impressionante di capolavori, che volle rendere accessibili al pubblico aprendo una galleria a Copenaghen: qui espose i quadri di Monet, Renoir e compagni, in un percorso nella pittura francese che andava dal Neoclassico e dal Romantico al Post-Impressionismo e a Matisse. E se i rovesci finanziari lo costrinsero a svendere la collezione, dopo alcuni anni Hansen riuscì a riunirla, arricchendola di nuove perle. L’ultimo acquisto in assoluto fu un pastello di Dégas raffigurante una ballerina intenta ad allacciarsi la scarpetta, in precedenza posseduto nientemeno che da Gauguin: l’artista bretone aveva incorporato il pastello sullo sfondo di una delle sue immagini di fiori, rendendolo doppiamente prezioso.