Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle Chiese di Ferrara colpite dal terremoto
Dal 14 Settembre 2013 al 06 Gennaio 2013
Ferrara
Luogo: Palazzo Trotti Costabili
Indirizzo: via Cairoli 32
Orari: da martedì a domenica 10-13.00/ 15-18
Curatori: Giovanni Sassu
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0532 244949
E-Mail info: diamanti@comune.fe.it
Sito ufficiale: http://www.palazzodiamanti.it
Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle Chiese di Ferrara colpite dal terremoto è una mostra davvero importante. Innanzitutto perché richiama l’attenzione sui danni provocati dal sisma del 2012, ma anche perché ha il merito di accendere riflettori sul Seicento ferrarese, a torto considerato “minore”.
Figlia di un altro terremoto, quello ben più drammatico che colpì la città nel 1570, nonché delle innovazioni liturgiche e devozionali seguite al Concilio di Trento, questa stagione determina attraverso numerosi cantieri e commissioni artistiche un profondo rinnovamento del volto della città estense. Quello vissuto da Ferrara fu così un grandissimo Seicento, sino ad ora considerato ingiustamente subalterno ai fasti cosmopoliti della casata degli Este nel Quattro e Cinquecento.
La piccola ma stupefacente mostra allestita dal 14 settembre 2013 al 6 gennaio 2014 a Palazzo Trotti Costabili, sede del Seminario vecchio, svelerà al pubblico le grandi opere di Carlo Bononi, dello Scarsellino, di Francesco Costanzo Catanio, nonché quelle di Ludovico Carracci e del Guercino e si svolgerà in contemporanea con quella dedicata a Zurbarán a Palazzo dei Diamanti: due facce del Seicento, due visioni diverse eppure egualmente affascinanti.
Il terremoto che ha colpito l’Emilia il 20 e 29 maggio del 2012 ha lasciato segni importanti anche nel territorio ferrarese. Tra i più gravi, eppure non ancora perfettamente percepiti dall’opinione pubblica, ci sono i danni arrecati alle chiese estensi e alle opere d’arte in esse contenute. A distanza di un anno dall’evento sismico, infatti, la maggior parte degli edifici di culto di Ferrara è ancora in attesa di interventi che ne consentano la piena riapertura ed il ritorno alla normale funzione liturgica e storica.
Al fine di rilanciare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli ambienti culturali su questo problema, in concomitanza con la mostra Zurbarán (1598-1664) che si terrà a Palazzo dei Diamanti, la Fondazione Ferrara Arte e il Seminario Arcivescovile di Ferrara, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, organizzano un’esposizione dal titolo Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara colpite dal terremoto (14 settembre 2013 – 6 gennaio 2014). La rassegna avrà luogo a Palazzo Trotti-Costabili, già sede del Seminario Arcivescovile e incluse nel percorso espositivo saranno le celebri sale affrescate da Garofalo entro il 1519.
La mostra propone una ristretta selezione di capolavori provenienti da alcune delle chiese tuttora inagibili, come San Domenico, Santa Maria della Pietà, Sacre Stimmate e Santa Chiara la cui visione è attualmente sottratta al godimento degli amanti d’arte e alla devozione dei fedeli.
Al contempo, l’esposizione si propone di far conoscere al grande pubblico le opere e i protagonisti di una delle stagioni meno note della storia dell’arte estense, quella seicentesca. Protagonisti di questa epoca, che pose al centro dell’arte sacra l’emozione e il coinvolgimento visivo dello spettatore, sono personalità di assoluto rilievo e forestieri di grandissimo prestigio. Fra questi ultimi, spiccano i nomi di Ludovico Carracci e Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, due dei più celebri pittori del XVII secolo. Fra i locali svettano le straordinarie personalità del tormentato Carlo Bononi, il più grande pittore del Seicento attivo in città, del soave Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino e del sanguigno Francesco Costanzo Catanio.
Sul Seicento ferrarese grava il peso di un pregiudizio storico tuttora alquanto radicato: quello di essere stato un secolo minore rispetto ai fasti cosmopoliti vissuti da Ferrara al tempo degli Este fino al 1598, quando la città passò sotto il controllo papale.
Se è vero, infatti, che tale evento determinò l’avvio della dispersione di molti dei capolavori rinascimentali presenti nei palazzi e nelle residenze di corte, è altresì documentato che gli anni successivi videro una stagione di rinnovamento artistico senza eguali.
Eventi come la necessità di ricostruire i templi distrutti o danneggiati dal sisma del 1570, l’esigenza di adeguare gli spazi sacri alle nuove direttive in materia liturgica indicate dal Concilio di Trento, la spinta riformatrice stimolata dall’avvento dei nuovi ordini religiosi, si affiancano alla concreta presa di possesso della città da parte dello Stato Pontificio, generando un numero impressionante di nuove commissioni che spaziano dalle pale d’altare alle più imponenti decorazioni ad affresco.
Tali istanze trovarono nell’ambiente artistico ferrarese, ben lungi dall’aver smarrito la spinta propulsiva degli anni migliori, risposte di assoluto rilievo e originalità.
La mostra Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara colpite dal terremoto si configura quindi come un’occasione irripetibile per entrare in contatto con i grandi capolavori del Seicento estense e per riscoprire la varietà e la ricchezza di una stagione, quella barocca locale, oggi pressoché dimenticata.
Figlia di un altro terremoto, quello ben più drammatico che colpì la città nel 1570, nonché delle innovazioni liturgiche e devozionali seguite al Concilio di Trento, questa stagione determina attraverso numerosi cantieri e commissioni artistiche un profondo rinnovamento del volto della città estense. Quello vissuto da Ferrara fu così un grandissimo Seicento, sino ad ora considerato ingiustamente subalterno ai fasti cosmopoliti della casata degli Este nel Quattro e Cinquecento.
La piccola ma stupefacente mostra allestita dal 14 settembre 2013 al 6 gennaio 2014 a Palazzo Trotti Costabili, sede del Seminario vecchio, svelerà al pubblico le grandi opere di Carlo Bononi, dello Scarsellino, di Francesco Costanzo Catanio, nonché quelle di Ludovico Carracci e del Guercino e si svolgerà in contemporanea con quella dedicata a Zurbarán a Palazzo dei Diamanti: due facce del Seicento, due visioni diverse eppure egualmente affascinanti.
Il terremoto che ha colpito l’Emilia il 20 e 29 maggio del 2012 ha lasciato segni importanti anche nel territorio ferrarese. Tra i più gravi, eppure non ancora perfettamente percepiti dall’opinione pubblica, ci sono i danni arrecati alle chiese estensi e alle opere d’arte in esse contenute. A distanza di un anno dall’evento sismico, infatti, la maggior parte degli edifici di culto di Ferrara è ancora in attesa di interventi che ne consentano la piena riapertura ed il ritorno alla normale funzione liturgica e storica.
Al fine di rilanciare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli ambienti culturali su questo problema, in concomitanza con la mostra Zurbarán (1598-1664) che si terrà a Palazzo dei Diamanti, la Fondazione Ferrara Arte e il Seminario Arcivescovile di Ferrara, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, organizzano un’esposizione dal titolo Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara colpite dal terremoto (14 settembre 2013 – 6 gennaio 2014). La rassegna avrà luogo a Palazzo Trotti-Costabili, già sede del Seminario Arcivescovile e incluse nel percorso espositivo saranno le celebri sale affrescate da Garofalo entro il 1519.
La mostra propone una ristretta selezione di capolavori provenienti da alcune delle chiese tuttora inagibili, come San Domenico, Santa Maria della Pietà, Sacre Stimmate e Santa Chiara la cui visione è attualmente sottratta al godimento degli amanti d’arte e alla devozione dei fedeli.
Al contempo, l’esposizione si propone di far conoscere al grande pubblico le opere e i protagonisti di una delle stagioni meno note della storia dell’arte estense, quella seicentesca. Protagonisti di questa epoca, che pose al centro dell’arte sacra l’emozione e il coinvolgimento visivo dello spettatore, sono personalità di assoluto rilievo e forestieri di grandissimo prestigio. Fra questi ultimi, spiccano i nomi di Ludovico Carracci e Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, due dei più celebri pittori del XVII secolo. Fra i locali svettano le straordinarie personalità del tormentato Carlo Bononi, il più grande pittore del Seicento attivo in città, del soave Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino e del sanguigno Francesco Costanzo Catanio.
Sul Seicento ferrarese grava il peso di un pregiudizio storico tuttora alquanto radicato: quello di essere stato un secolo minore rispetto ai fasti cosmopoliti vissuti da Ferrara al tempo degli Este fino al 1598, quando la città passò sotto il controllo papale.
Se è vero, infatti, che tale evento determinò l’avvio della dispersione di molti dei capolavori rinascimentali presenti nei palazzi e nelle residenze di corte, è altresì documentato che gli anni successivi videro una stagione di rinnovamento artistico senza eguali.
Eventi come la necessità di ricostruire i templi distrutti o danneggiati dal sisma del 1570, l’esigenza di adeguare gli spazi sacri alle nuove direttive in materia liturgica indicate dal Concilio di Trento, la spinta riformatrice stimolata dall’avvento dei nuovi ordini religiosi, si affiancano alla concreta presa di possesso della città da parte dello Stato Pontificio, generando un numero impressionante di nuove commissioni che spaziano dalle pale d’altare alle più imponenti decorazioni ad affresco.
Tali istanze trovarono nell’ambiente artistico ferrarese, ben lungi dall’aver smarrito la spinta propulsiva degli anni migliori, risposte di assoluto rilievo e originalità.
La mostra Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara colpite dal terremoto si configura quindi come un’occasione irripetibile per entrare in contatto con i grandi capolavori del Seicento estense e per riscoprire la varietà e la ricchezza di una stagione, quella barocca locale, oggi pressoché dimenticata.
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